Inizia la primavera. E’ bello iniziarla con la poesia. Turoldo, avrebbe certamente gradito.
Su Radio3 se ne possono ascoltare oggi moltissime. Lette in lingua originale e poi nella versione italiana. Alle 22:50 si leggeranno i Quattro Quartetti di Thomas S. Eliot nella traduzione di Raffaele La Capria.
Inoltre dal sito si possono scaricare i file, poi da ascoltare con calma e magari riascoltare in quei giorni in cui travolti dagli orrori del mondo la poesia come unguento sulle ferite dell’anima ce ne può alleviare il dolore.
Ne voglio riportare una sentita verso le 9 nel programma Pagina3. Si intitola ‘Quando si dice Hiroshima’. Scritta nel 1974 da una poetessa giapponese (Sadako Kurihara), denuncia l’uso del nome Hiroshima per nascondere le infamie di cui i giapponesi si sono macchiati da Nanchino a Managua e così via.
“Quando diciamo Hiroshima […] dobbiamo noi per primi lavare le nostre mani sporche”.
E’ questo un tema a me particolarmente caro che andrebbe ancor più trattato, a partire da noi italiani obnubilati dal mito della ‘brava gente’.
Spesso i genocidi non vengono ricordati per farne vera memoria, cioè affinché mai più accadano, ma piuttosto perché servono a tacitare chi osa ricordarci quelli di cui ci siamo macchiati.
Buona poesia
(fd)