“Chi si ricorda degli Armeni?” disse Adolf Hitler ai suoi gerarchi prima di far partire l’atto finale del secondo Olocausto. Robert Fisk riporta che per tenere la Turchia lontana dall’influenza dei “rossi russi”, il primo Olocausto del secolo scorso cadde nell’oblio. Salvo ritornare alle cronache per interessi elettorali in Francia o per richiamare l’alleato turco all’ordine.
“Lascia perdere, nessuno ha interesse per questi argomenti.” Si sentì dire Raoul Hilberg quando iniziò i suoi studi sullo sterminio degli Ebrei d’Europa. Anche qua non bisognava ricordare al nuovo alleato, la Germania, del suo passato. Il figlio di sopravvissuti Norman Finkelstein racconta come solo dalla fine degli anni ’60 “l’industria dell’Olocausto” iniziò la sua propaganda per raccogliere il denaro dei risarcimenti e per zittire chi si opponeva alla politica aggressiva dello stato di Israele.
L’archeologo Israel Finkelstein sa bene che il regno di Davide e Salomone, se è esistito, era molto più piccolo del grande Eretz Israel descritto nella Bibbia. Lo storico Shlomo Sand ha ben descritto come la maggioranza degli Israeliti rimase in terra di Palestina dopo la distruzione del tempio nel 70 DC. Ha anche riportato che molti degli Ebrei che vanno a vivere oggi nello stato di Israele non hanno probabilmente lo stesso DNA che invece è presente negli attuali arabi palestinesi.
“Embeh! Queste cose si sanno da tempo ed anche Ben Gurion le conosceva bene. Oramai lo stato di Israele è però una realtà.” Così parlò Paolo Mieli a Radio Radicale nel 2011. Gli stessi radicali che nel 1985 proposero “la legge per sfamare l’Africa” che portò Zanotelli a chiamare Spadolini “piazzista d’armi” e a venir poi esiliato a Korogocho.
Le armi di distruzione di massa non sono mai state ritrovate in Iraq dopo la guerra. Racconta Robert Fisk che al contrario 500.000 bambini sono morti sotto un embargo di 10 anni, medicinali compresi. Effetti collaterali necessari per rimuovere un feroce dittatore: Madeleine Albright dixit.
Sulla TV Russian Today, Soliman Bouchuiguir ha confessato di non avere le prove sulle migliaia di uccisioni perpetrate da Gheddafi a Misurata. Da una sua accorata testimonianza all’ONU partirono le richieste di NoFlyZone e via discorrendo. Sirte è stata oggetto di una feroce resa dei conti. Ma di questo non si sa ancora. Troppo presto.
Dice un vecchio detto: “La verità viene sempre a galla.” Certo. Forse troppo tardi.
Le verità postume non risuscitano i morti, non leniscono le ferite dei sofferenti e non rimuovono la distruzione che una guerra lascia dietro di sè.
Le verità postume sono spesso anche strumenti di propaganda e di altra oppressione.
Parafrasando un noto detto: Verità a giustizia morta.
Requiem aeternam dona iustitiae, Domine!
03/01/2012
(fd)