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Jana, violazione dei diritti umani in Palestina

Parliamo anche di Jana, di Palestina e di una violazione dei diritti umani che dura ormai da troppo, nell’assordante silenzio generale

In questi mesi le nostre cronache sono state riempite, giustamente, dalla guerra in Ucraina. Una guerra terribile che sta facendo tante vittime innocenti e della quale gridiamo anche noi l’assurdità e chiediamo a gran voce, assieme a tanti altri, che venga fermata e che ricominci a lavorare la diplomazia per arrivare ad una pace giusta.

In queste ultime settimane si parla molto anche di Iran, anche qui giustissimamente. Rimandiamo per questo argomento al comunicato ufficiale di Pax Christi proprio di questi giorni (https://www.paxchristi.it/?p=21276).

Ma nessuno (o quasi) ha parlato o scritto di Jana. E di Palestina.

Jana Zakarna è una ragazzina palestinese di 16 anni, uccisa qualche giorno fa dall’esercito israeliano a Jenin, durante una delle ormai giornaliere incursioni dell’esercito che tra Jenin, Nablus e tutta la Cisgiordania hanno portato a 218 vittime quest’anno, tra le quali figurano una cinquantina di minori e la giornalista Shireen Abu Akleh, corrispondente di Al Jazeera, anche lei colpita “accidentalmente” secondo la versione ufficiale di Israele.

Jana è stata trovata morta sul terrazzo di casa con una ferita da arma da fuoco alla testa, uno dei tanti danni collaterali di un’occupazione che dura ormai da più di 70 anni e della quale i media europei tacciono di un silenzio complice ed agghiacciante. In questi giorni ci arrivano da Jenin notizie terribili: “…la situazione è così difficile e fino ad ora, gli israeliani hanno sparato e ucciso persone a caso. Dall’inizio di febbraio di quest’anno 2022 sono stati uccisi circa 78 giovani e recentemente l’esercito israeliano è entrato a Jenin e ha ucciso non solo combattenti. La gente vive nella paura soprattutto perché non c’è nessun controllo su quanto l’esercito israeliano opera nei confronti della popolazione di Jenin”.

Eppure dell’occupazione della Palestina da parte di Israele non si parla. Un’occupazione che soffoca la popolazione, impedendo una vita serena e dignitosa a tutta la Cisgiordania, per non parlare della prigione a cielo aperto che è Gaza. Una situazione che inevitabilmente porta, ciclicamente, a tentativi di reazione violenta da parte della popolazione che vengono repressi in maniera orribile, indiscriminata e spropositata da parte di un esercito incontrollato ed impunito.

Noi però vogliamo continuare a parlarne, assieme a tante altre realtà della società civile, ed anche se non troviamo spazio nei tg e nelle testate giornalistiche principali, continuiamo a tenere accesa una flebile luce sulla Palestina dimenticata.

Quest’anno abbiamo letto con orrore e dolore il rapporto di Amnesty international sulle violazioni dei diritti umani in Palestina, passato vergognosamente sotto silenzio, così come la relazione di Francesca Albanese, Special Rapporteur delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi Occupati, che rincara la dose parlando di apartheid, violazione strutturale dei diritti umani e negazione del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Ma il silenzio si protrae.

Noi però non ci arrendiamo. Manteniamo alta l’attenzione sulla Palestina, ne scriviamo, ne parliamo, continuiamo a frequentarla con i nostri pellegrinaggi di giustizia, grazie ai quali ormai centinaia di persone hanno toccato con mano quanto accade laggiù e sono diventate a loro volta bocche scucite, che raccontano la verità.

Per Jana, e per tutte e tutti coloro che hanno perso la vita a causa della nostra indifferenza.