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Convegno Nazionale di Pax Christi (30/31 dicembre 2014)

(14/01/2015)

 

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Il Punto Pace di Vicenza ha constatato la buona partecipazione degli aderenti e di altre persone simpatizzanti al Convegno svoltosi a Villa San Carlo di Costabissara (VI).

Ci è sembrato significativo il richiamo al rapporto tra Pax Christi Italia e la stessa città di Vicenza (a partire dal 1956) ed il fatto che il Convegno e, poi, la Marcia di fine anno si siano svolti in un capoluogo che risulta essere il più militarizzato in Europa, di certo in Italia.

Non solo il numero delle presenze, ma lo spirito di collaborazione e di serietà nel presentare le relazioni, gli interventi, le proposte, ci è sembrato degno di un Movimento che intende proseguire nel cammino tracciato, ormai, in tanti anni, di attività.

Anche l’esposizione, a più voci, nel pomeriggio del 30 dicembre, delle attività per la pace che si stanno svolgendo a Vicenza, ci è sembrata di utilità per incoraggiare altri Punti Pace che si trovano ad operare nelle loro zone.

La nostra impressione generale è stata, quindi, positiva. Abbiamo avuto diversi riscontri di apprezzamento del lavoro svolto, anche da persone di Vicenza che hanno partecipato a tutto il Convegno o a qualche momento di esso.

Siamo consapevoli che la stessa ricorrenza del Centenario della Grande Guerra ci offre già e ci offrirà ancor di più nei prossimi anni diverse occasioni per diffondere informazioni storiche, analisi politiche e riflessioni morali preziose per non solo rileggere drammaticamente e non retoricamente quella “inutile strage” ma anche per cogliere i nessi delle problematiche attuali con quella tragedia che rappresentò una svolta determinante per l’umanità tutta.

Infine, non ci neghiamo il fatto che l’impulso e l’incoraggiamento datoci da un papa che sentiamo in perfetta sintonia con il nostro sentire cristiano (e di cui ci ha dato illustrazione chiara il vicepresidente Sergio Paronetto nella sua appassionata relazione), ci dona maggior forza a proseguire, umilmente ma coraggiosamente, nella testimonianza del Vangelo. Così è per il nostro piccolo Punto Pace, ed il Convegno ci ha investito di ulteriore senso di responsabilità. Speriamo sia così anche per gli altri.

Punto Pace di Vicenza

 

 

Convegno Nazionale di Pax Christi, 30/31 dicembre 2014

Villa San Carlo, Costabissara (Vicenza)

SALUTO E INTRODUZIONE AL CONVEGNO

 

1. Il saluto al Convegno da parte di Vicenza, città amata da Pax Christi e città militarizzata

A nome del Punto Pace di Pax Christi Vicenza, rivolgo a tutte e a tutti un saluto caloroso a questo Convegno.

In questo stesso luogo in cui ci troviamo, nel 1986 si tenne una sessione del Consiglio Internazionale di Pax Christi, presieduto dal Cardinale di Vienna, Konig, nuovo Presidente internazionale, e con la presenza di don Tonino Bello, nuovo Presidente nazionale.

Inoltre va ricordato o fatto presente che nella città di Vicenza si svolse il secondo Congresso nazionale, tenutosi dal 29 giugno al 1° luglio 1956, e presieduto dal patriarca di Venezia Angelo Roncalli. Così ne riferisce, con un suo commento, don Primo Mazzolari, in un articolo apparso il 1° settembre 1956 su “Adesso”, il giornale da lui fondato.

Lo stesso don Mazzolari, in un altro articolo, pubblicato nel marzo dell’anno successivo, in tal modo si esprimeva a proposito di Pax Christi italiana: “Pax Christi ha una presenza limitata, una voce ancora fioca e posizioni ancora equidistanti e poco audaci, le quali non riescono a spaccare il neutralismo sonnacchioso dei socialisti e il rischio calcolato dei soliti benpensanti” (vedi Primo Mazzolari, Scritti sulla pace e sulla guerra, edizione critica a cura di Guido Formigoni e Massimo De Giuseppe, Edb, 2009, p. 42, nota 190).

Da allora Pax Christi ne ha fatto di strada, e – soprattutto con la Presidenza, internazionale e nazionale di don Luigi Bettazzi e, poi, di quella nazionale dell’indimenticabile don Tonino Bello – è giunta a questo Convegno che segna pure il passaggio di Presidenza italiana dal caro don Giovanni Giudici, che anche noi di Vicenza ringraziamo e sentiamo ancora come compagno di cammino, al nuovo Presidente don Giovanni Ricchiuti, cui diamo, pure noi, un gioioso benvenuto.

A Vicenza, città altamente militarizzata, e non tanto da basi militari italiane o della NATO, ma da caserme e i siti militari statunitensi, da qualche anno, come tutti voi sapete, si è sviluppata una ulteriore lotta contro la militarizzazione del territorio, in seguito alla decisione, imposta alla città, di costruire, nell’ex campo di aviazione Dal Molin, una nuova base militare americana – ora costruita e  denominata “Del Din” – a servizio della nuova struttura militare statunitense chiamata AFRICOM.

Molti cristiani della città e della Diocesi, insieme a cittadini consapevoli, hanno ampiamente manifestato e operato perché la nuova base militare non venisse costruita, tenendo conto che la città e i suoi dintorni sono già occupati da realtà che hanno ospitato, dagli anni ’70 agli anni ’90 del secolo scorso, perfino materiale nucleare.

Così scriveva il giornalista Antonio Mazzeo il 7 settembre 2012:

“Per decenni è stata la punta avanzata della follia strategica Usa e Nato che ritenevano possibile una guerra nucleare “limitata” per contenere l’avanzata delle truppe sovietiche nel nord-est d’Italia. A Site Pluto, installazione militare top secret, occultata tra le caverne carsiche e i boschi del comune di Longare (Vicenza) sono state immagazzinate le testate nucleari del tipo W-79 con una potenza tra i 5 e i 10 kiloton e W-82 da 2 kiloton, destinate agli obici a corto raggio M-109 e M-110 dell’esercito Usa e ai missili Nike Hercules della vicina base dell’Aeronautica italiana di San Rocco. Poi Longare è caduta in sonno per risvegliarsi all’alba delle nuove campagne militari del Pentagono in terra d’Africa.Adesso che i lavori di costruzione della megainstallazione della 173^ Brigata aviotrasportata volgono al termine nell’ex aeroporto Dal Molin e il comando di US Army Africa è pienamente operativo, servono nuovi poligoni per addestrare i reparti di Vicenza. E Site Pluto, con chissà quante altre aree demaniali in Veneto e Friuli, è pronto a fare la sua parte. (…)”.

 

Mentre in un libro di qualche anno fa si scriveva: “Nel settembre del 1995 il problema delle armi atomiche tattiche acquista un particolare significato in quanto, dopo la firma del trattato di pace austriaco, le truppe d’occupazione americane vengono dislocate nel Nord Italia, a Vicenza, per creare  il SETAF (Southern Europe Task Force), cioè una forza americana dotata di missili a breve raggio Honest John e Caporal, a capacità nucleare” (Paolo Cacace, L’atomica europea, Fazi, 2003, p. 75).

Della nuova base militare americana all’ex-aeroporto Dal Molin, una rivista di architettura e ingegneria, così riportava nel 2007: “in ciascuno dei quattro edifici sono disegnati cinque magazzini indicati come NBC storage” (Public Works Digest, gennaio 2007). NBC è la sigla per le armi nucleari, batteriologiche, chimiche.

A tal proposito, Raniero La Valle, in un Seminario nazionale di studio tenutosi a Vicenza il 16 giugno 2007, affermava:

“Non siamo sicuri che a livello nazionale ciò sia stato percepito, che sia stata colta la portata politica generale del sacrificio di Vicenza; non crediamo che sia stato percepito in che modo la nuova destinazione d’uso della città di Vicenza diventi una grande questione nazionale, né è stata percepita la novità nella quale viene a trovarsi la situazione internazionale e mondiale per effetto di questo riarmo nucleare che qui viene avviato della piattaforma territoriale italiana.

Il cuore del discorso sta infatti qui: non si tratta di un ampliamento e neanche di un raddoppio di una base preesistente, non si tratta di un accasermamento di altri duemila uomini di truppe aviotrasportate in modo che siano più vicini agli scenari di guerra. Si tratta di una base per azioni di deterrenza e ritorsione nucleare previste nel quadro di una pianificazione militare chiamata “Punta di diamante”. Lo ha detto l’ex presidente Cossiga con quell’aria un po’ beffarda con cui egli è solito rivelare delle verità che gli altri tengono nascoste. Nella sua dichiarazione di voto al Senato del 28 febbraio scorso, come si può leggere nel resoconto stenografico della seduta, egli si è rallegrato – “americano e guerrafondaio come sono” ha detto con autoironia – della conferma della concessione “al Pentagono” della base  militare di Vicenza, dalla quale opererà “il 173° reggimento d’attacco “Airborne”, strumento del piano di dissuasione e di ritorsione anche nucleare denominato “Punta di diamante” ”. Dunque ciò di cui si discute non è una caserma, ma una base per la guerra nucleare, ed una prospettiva politica secondo la quale il governo del mondo e delle sue risorse nei prossimi decenni sarà affidato non alla politica, ma alla guerra. (…). È una base di intervento rapido nucleare, la casa madre dell’unica unità aviotrasportata del Comando europeo degli Stati Uniti la cui area di responsabilità abbraccia l’Europa, gran parte dell’Africa e del Medio Oriente. Essa dipende dal comando SETAF, il cui quartiere generale è anch’esso a Vicenza, e che è stato trasformato da comando di appoggio logistico in comando di teatro, responsabile – come viene spiegato – “del ricevimento, della preparazione al combattimento e del movimento avanzato delle forze che entrano nella regione meridionale per una guerra”. E ciò in collegamento con le basi aeree di Aviano e Sigonella e con quella logistica di Camp Darby, che insieme vengono così a formare il triangolo della piattaforma italiana per la guerra nucleare annunciata”.

Antonio Mazzeo scriveva recentemente: “Oltre duecento paracadutisti statunitensi stanno per essere trasferiti in Ucraina per partecipare ad una vasta esercitazione militare multinazionale. I parà appartengono tutti al 173rd Airborne Brigade Combat Team, il reparto d’élite aviotrasportato dell’esercito Usa di stanza a Vicenza. (…). Quella della 173^ brigata aviotrasportata di Vicenza sarà la prima presenza di truppe Usa in territorio ucraino dopo lo scoppio del conflitto interno. (…).

Il 173rd Airborne Brigade Combat Team di Vicenza è stato impiegato nei principali scacchieri di guerra mediorientali, in particolare in Iraq e in Afghanistan, dove più di un centinaio di suoi militari hanno perso la vita. (…). Con il trasferimento al “Dal Molin” dei due battaglioni della 173rd Airborne Brigade provenienti dalla Germania, il numero dei soldati Usa a Vicenza ha raggiunto le 4.000 unità” (vedi www.ildialogo.org, 6 settembre 2014).

Per concludere questa parte del Saluto-Introduzione, è bello ricordare che il nuovo Vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, declinando l’invito ad andare a benedire la nuova base militare, il 4 luglio 2013, così si esprimeva nella lettera di giustificazione inviata al Colonnello David W. Buckingham, Comandante della Guarnigione dell’Esercito Statunitense a Vicenza:

“Mi sia concesso sperare – sapendo che il cuore degli uomini ha delle risorse molto più efficaci delle armi – che questa base militare possa essere trasformata in un centro di formazione e di azione per promuovere lo sviluppo del Continente africano, a servizio della vera libertà e della democrazia”.

Il sogno di Isaia, dunque, continua, e ci vede impegnati ogni giorno, affinché, con l’aiuto di Dio, si realizzi.

2. Benedetto XV°: l’“inutile strage” e noi, oggi

Il nostro Convegno di fine anno si svolge, con queste premesse, nei pressi di questa città, tanto bella – soprattutto per le opere palladiane note a tutti, al punto da essere “Patrimonio mondiale dell’Unesco” – quanto espressione del militarismo che promuove e perpetua le guerre.

Inoltre, il territorio vicentino, e più in generale del Triveneto e del Friuli Venezia-Giulia, è stato teatro, cento anni fa, della Grande Guerra, l’ “orrenda carneficina”, il “suicidio dell’Europa civile”, l’ “inutile strage”, come affermava Benedetto XV°. Il Monte Pasubio, l’Altipiano di Asiago, il Monte Grappa, furono scenario di immense tragedie. La Grande Guerra, origine di tanti mali che giungono fino ai nostri giorni, fu una sconfitta per tutta l’Europa e per l’umanità intera: esse uscirono dal conflitto con quel senso di colpa che, nel nostro Paese, solo la retorica fascista riuscì a coprire, per celebrare la “Vittoria”, e per predisporsi, di lì a non molti anni, ad una nuova, Seconda guerra mondiale.

Della testimonianza del Papa di allora, Benedetto XV°, oltre alla celebre “Lettera ai capi dei paesi belligeranti” del 1° agosto 1917, cui rimando, vale la pena ricordare, secondo le parole di un giornalista cattolico, “ … le precise istruzioni fatte giungere in segreto ai singoli ordinari, per evitare ogni iniziativa che potesse interpretarsi come adesione pubblica della Chiesa italiana alla guerra(…). Resistono insomma i segni della sua lotta contro il militarismo, contro il nazionalismo, mentre altri non desideravano che consacrare soldati italiani al Sacro Cuore.E, tutto questo, avendo subito capito che la guerra era «un suicidio dell’Europa» (4 marzo 1916), «la più tenebrosa tragedia della follia umana» (4 dicembre 1916) (vedi: Marco Roncalli, Benedetto XV, la croce contro “l’inutile strage”, in Avvenire, 4.9.2014, p. 14).

Nonostante il papa “(…)le Chiese nazionali appoggiarono i governi degli Stati di appartenenza. Tuttavia è proprio con Benedetto XV che si volta pagina, che si incrinano le strutture portanti della teoria della “guerra giusta”. (…)” (idem).

Nel sito www.inutilestrage.it – promosso da Pax Christi Italia, e a cui rinvio per letture e utilizzo di materiale – è stato inserito questo brano, tratto da un piccolo ma prezioso libretto:

“Con significativa tempestività, Benedetto XV scrive il 25 maggio una lettera al card. Vannutelli. L’Azione Cattolica (* giornale della Diocesi di Reggio Emilia; ndr)la riporta integralmente (n. 915, 4 giugno 1915). Ecco il passo più significativo: “Ci ascoltino, dicevamo, coloro che hanno nelle loro mani i destini dei popoli. Altre vie certamente ci sono; vi sono altre maniere onde i diversi diritti possano avere ragione: a queste, deposte intanto le armi, essi ricorrano, sinceramente animati da retta coscienza e da animo volenteroso (…).

Ma la voce dell’amico e del padre, lo diciamo con l’animo affranto dal dolore, non venne ascoltata; la guerra continua ad insanguinare l’Europa e neppure si rifugge in terra e in mare da mezzi di offesa contrari alle leggi dell’umanità ed al diritto internazionale.

E quasi non bastasse, il terribile incendio si è esteso anche alla Nostra diletta Italia, facendo pur troppo temere anche per essa quella sequela di lagrime e di disastri che suole accompagnare ogni guerra, sia pur fortunata”.

L’azione discreta, ma condotta con determinazione, di Papa Benedetto XV contro la guerra, per una composizione pacifica delle controversie, non è cominciata nell’agosto 1917, con la celebre lettera che parla dell’“inutile strage” (Giuseppe Dossetti jr, 2014. Cento anni non sono bastati, Edizioni San Lorenzo, 2012, p. 65, nota 24; * nel sito il brano è presentato con il titolo “Onore a Benedetto XV°”).

Desidero concludere con un pensiero spirituale, segnalato da un testimone a me caro, don Giuseppe Dossetti (senior). Il brano che ci propone è di Nicola Cabasilas, un santo laico della Chiesa bizantina del 1300:

“Poiché Cristo è la nostra pace, lui che ha fatto dei due uno e ha distrutto il muro della separazione, l’inimicizia, nella propria carne; poiché da lui tutto è stato pensato in funzione della pace, quale bene può essere ritenuto superiore alla pace da coloro che fanno oggetto della meditazione e dell’impegno dell’anima i misteri del Cristo? Essi andranno in cerca della pace, come ordina Paolo, quanto di nessun’altra cosa; in questo si faranno guida degli altri: distruggeranno l’odio stolto, faranno cessare i vani conflitti, ben sapendo che la pace è così preziosa che Dio stesso è venuto sulla terra a comprarla per gli uomini: lui, ricco e Signore di tutte le cose, non trovò nessuna cosa degna di quel bene, ma la pagò versando il proprio sangue” (Nicola Cabasilas, La vita in Cristo, 304-305, citato da Giuseppe Dossetti, Per una testimonianza evangelica della pace, in Il Vangelo nella storia. Conversazioni 1993-1995, Paoline, 2012, p. 123).

Il commento di don Dossetti era questo:

“Proprio perché Cristo ha riconciliato gli uomini con il Padre e infuso in loro un sentimento radicale e totalizzante di pace, questo deve energicamente sospingere gli uni verso gli altri a opere concrete di misericordia e all’edificazione della pace.

Infine, per abbozzare quello che è stato un mio itinerario o una mia revisione interiore del problema, mi pare di poter concludere sommariamente così: più ci si immerge nel Nuovo Testamento e se ne vedono le ragioni supreme e si considerano i cardini fondamentali dell’opera messianica, più si deve dedurre che il bene fondamentale che gli uomini devono darsi reciprocamente è quello della pace. (…)” (ibidem, p. 124).

Con questi pensieri che diventano, per tutti noi, impegni responsabili per continuare il cammino personale e comunitario a servizio del Vangelo, auguro a tutti, a nome del Punto Pace di Vicenza, un buon Convegno, in Cristo nostra Pace.

 

don Maurizio Mazzetto

(Punto Pace di Pax Christi Vicenza)

30 dicembre 2014

(* il neretto è mio)