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Hamas parla all’occidente, con voce femminile

(07/11/2013)

Il ruolo nella donna per Hamas. Una storia controversa, soprattutto per noi occidentali. Chi vuole demonizzare il partito sottolinea sempre le notizie negative. Chi invece vuole sdoganarlo e farlo apparire come un partito degno di partecipare alle trattative (peraltro inutili fino adesso) di Pace con Israele sottolinea sempre le notizie positive.

Ricordiamo che nel 2006 Hamas è stata eletta al governo in tutta la cosiddetta Autorità Palestinese (che ricordiamo sempre è ben lungi dall’essere uno Stato) ed è poi stata relegata in quello che alcuni vorrebbero chiamare Emirato di Gaza (soprattutto alcuni mesi fa quando l’emiro del Qatar aveva promesso grossi investimenti). In questi anni di cose ne ha fatte tante, alcune buone e altre meno.

E’ vero che quanto a vestiario la situazione femminile può apparire peggiorata, secondo un cliché puramente di stampo occidentale, dove alle donne è riservata altra ‘visibilità’. E’ altresì vero che molte donne hanno svolto e svolgono tuttora ruoli importanti pur non apparendo ai vertici del partito. Cosa che succede in modo simile anche nella chiesa cattolica, del resto, e anche di molti partiti italiani.

Comunque sia è senz’altro da accogliere con piacere la notizia che riportiamo sotto. Una donna molto giovane è stata nominata come nuova portavoce di Hamas per l’occidente. Un augurio a lei, che possa annunciare notizie buone per la sua piccola Striscia di terra e magari anche per il resto dei territori occupati. Quei territori destinati sulla carta a costituire uno stato indipendente e sempre meno sotto possesso o controllo palestinese.

Prima che la continua espropriazione, attuata attraverso l’espansione delle colonie, renda l’ incubo una realtà di fatto…

(FD)

 

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Gaza, 06 Novembre 2013

Israa al-Modallal a Rainews24: “Parlerò di diritti umani, in alcuni Stati in occidente c’è più attenzione”. Sul divieto di parlare con i media israeliani: “E’ la posizione del governo e la rispetto”.

Studi nel Regno Unito e un passato da conduttrice televisiva, ma soprattutto coraggio. Ce ne vuole per essere la nuova (e prima) portavoce donna dell’esecutivo di Hamas a Gaza. E sicuramente Israa al-Mudallal ce l’ha. Giovanissima – ha 23 anni – e madre di una bambina, il suo obiettivo è dare un’altra immagine del “governo di Hamas” che sui media occidentali non è molto brillante. Anche perché l’organizzazione, che non è riconosciuta come un legittimo governo, è spesso associata ad azioni terroristiche in territorio israeliano. Rainews24 l’ha raggiunta al telefono a Gaza.

“Parlo di diritti umani”
“Non seguirò i titoli dei giornali”, spiega Israa, “piuttosto vorrei che la stampa occidentale si concentrasse sulle questioni umanitarie. Sui prigionieri in Palestina, sui rifugiati, sulle donne”. Perché  un portavoce solo per la stampa straniera? “Perché in alcuni Stati, come in America, in Europa, in Australia, certi temi sono sentiti di più”. Se Hamas l’ha scelta, è anche perché Israa ha vissuto all’estero e sa quindi parlare a persone di diverse nazionalità. Di certo, la mossa dell’Esecutivo di Gaza è quasi rivoluzionaria, visto che lei è la prima donna a ricoprire un ruolo simile.

“Combattere gli stereotipi”
Il compito di Isra è portare all’attenzione della stampa straniera alcuni temi. Ma ci sono anche alcuni “stereotipi negativi” da combattere. Un esempio? “Hamas combatte per i diritti umani dei palestinesi. Difende i nostri bambini, le nostre donne, le nostre persone. Nessuno lo dice. Questo è uno stereotipo negativo, il fatto che non se ne parli”.

Hamas e lo Stato israeliano
Secondo l’Unione Europea, Stati Uniti e Australia, l’organizzazione palestinese è classificata come terroristica. Inoltre, Hamas non riconosce Israele come Stato. Se Israa condivide questa idea? La risposta è concisa: “Non sono d’accordo con l’occupazione. Né sui prigionieri”. Inoltre, Hamas vieta di parlare ai giornalisti israeliani. Il quotidiano online Ynet scrive che la nuova portavoce per la stampa straniera ha rifiutato loro un’intervista. Il perché lo spiega lei stessa: “E’ la posizione del governo e la rispetto. I media israeliani scrivono molte cose, contro di noi. Se accettano le questioni sui diritti umani, se ci trattano come popolo occupato, allora sì, possiamo anche parlarci”.

Sui social network
La giornalista di Gaza ha così subito aperto account sui social network. Su facebook e su twitter. Il primo tweet nel nuovo ruolo? La notizia della morte di un prigioniero palestinese in un carcere israeliano.

(RAINEWS 24)