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An vedi, ecco Marino…

(27/10/2013)

Roma conferisce la cittadinanza onoraria a Aung San Suu Kyi, dopo Torino. Operazione di maquillage? La foto del sindaco Marino con Veltroni, Baggio e la premiata fa pensare. Spesso questi riconoscimenti avvengono quando è politicamente corretto. Raramente quando l’attualità è più impellente.

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Chi vivesse o fosse in visita a Roma in questi giorni potrebbe infatti anche visitare la mostra dedicata all’Arabia Saudita in occasione degli 80 anni dall’inizio dei rapporti diplomatici fra i due paesi.

Rapporti iniziati ai tempi di Mussolini, qualcuno ha malignamente sottolineato. Io dico rapporti iniziati ai tempi in cui gli USA fecero il primo accordo con il re Ibn Saud per lo sfruttamento del petrolio sorpassando l’Inghilterra. Per poi mantenerlo fermo, al punto tale che solo Israele forse può vantarne uno più saldo. E difatti è il paese che meno ha cambiato e meno ha subito scosse politiche, mentre tutto intorno molto è accaduto.

Marino, sempre sorridente, ha presenziato all’inaugurazione auspicando una più forte relazione culturale con il ricco stato, maggior produttore mondiale di petrolio. Stesso discorso fatto all’emiro del Qatar nella primavera scorsa. Forse Marino si auspica che i soldi profusi in questi due anni dalle due petromonarchie per finanziare ribelli armati di varia estrazione, in particolare in Siria ed Egitto, vengano deviati verso la città eterna.

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Per cui non si è neppure sognato di ricordare al sovrano saudita che forse una legge sul femminicidio potrebbe fare bene anche a loro. Dopo aver permesso alle donne di uscire liberamente di casa e di guidare, ovviamente. Non parliamo di chiedere al re ‘amico’ come mai sia così contrario a che Obama faccia accordi di Pace con l’Iran e perché il suo stato sia fra i meno democratici al mondo.

A noi farebbe molto più piacere che Marino si ricordasse delle sagre dell’uva nostrane e della cultura italiana, che di una agricoltura sana e più  giustamente retribuita avrebbe molto bisogno per risollevarsi dalla crisi attuale.

Ma questo è quello che dobbiamo ahinoi rilevare e commentare. Arabi buoni quando abbiamo bisogno dei soldi dei sovrani despoti straricchi. Arabi cattivi quando vogliono essere padroni del loro presente e futuro senza ingerenze esterne.

(FD)