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Guerra e Pace

bandiera

Risposta di Giuseppe Rubino, del Punto Pace di Potenza del Movimento Pax Christi, all’articolo apparso sul Corriere della Sera l’8 settembre scorso, avente come titolo “L’improbabile espulsione” (dove l’ “improbabilità” dell’espulsione è tutta relativa al concetto stesso di “guerra”, considerato – nell’articolo- quale orizzonte di fatto ineludibile nella natura e nella storia-anche futura- dell’uomo).

 

Link all’articolo:

 

http://www.corriere.it/editoriali/13_settembre_08/l-improbabile-espulsione-ernesto-galli-della-loggia_ade57986-184c-11e3-9feb-01ac3cd71006.shtml

 

Nell’articolo di fondo pubblicato dal Corriere della Sera, il giornalista Ernesto Galli della Loggia commenta oggi l’appello del Papa e la veglia per la Pace, proponendo una (non originale) analisi della categoria concettuale rappresentata dalla parola “guerra” nella storia dell’Occidente.
Vengono così passate in rassegna teorie e argomenti che riformulando in varia misura  il ‘Si vis pacem, para bellum’, sembrano persino riecheggiare le concettualizzazioni hegeliane sulla giustificazione filosofica della guerra.
Questo mentre si apprende che l’Italia è il primo fornitore europeo di armi alla Siria (fonte: Unimondo).
Le parole del Papa di domenica scorsa (“Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!”), l’intensa veglia di pace, ancora le parole pronunciate oggi in occasione dell’Angelus ( «Dobbiamo dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale, ce ne è tanto. E sempre rimane il dubbio. È davvero una guerra per qualcosa o è una guerra del commercio illegale per vendere armi?>>) conferiscono un senso quanto mai perentorio e compiuto a quelle affermazioni che Galli della Loggia considera ingenuo, facile bersaglio (“La guerra non ha mai risolto alcun problema” ; “Avere una politica estera rinunciando ad avere insieme una politica militare, un esercito e degli armamenti e quindi anche delle fabbriche d’armi” )
Sembra concretizzarsi, nell’editoriale del giornalista di punta del Corriere della Sera, quanto prefigurato dal Papa in occasione della veglia di Pace: ’In ogni guerra facciamo rinascere Caino. noi tutti, e anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra fratelli, alziamo la mano contro chi è nostro fratello. Abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le ragioni per giustificarci e, come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte’’.
Alle ‘certezze’ di Galli della Loggia sentiamo di opporre, con fraterno spirito di confronto, gli interrogativi di Don Tonino (che diventano ANCHE i nostri interrogativi), gravidi di Speranza:

 

Attecchirà davvero la semente della nonviolenza?
Sarà davvero questa la strategia di domani?
E’ possibile cambiare il mondo
col gesto semplice dei disarmati?

 

E’ davvero possibile che,
quando le istituzioni non si muovono,
il popolo si possa organizzare per conto suo
e collocare spine nel fianco a chi gestisce il potere?
Fino a quando questa cultura della nonviolenza
rimarrà subalterna?

 

Per ora mi lascio cullare da una incontenibile speranza:
le cose cambieranno, se i poveri lo vogliono.

 

don Tonino Bello

 

(dal Diario della marcia di Sarajevo, dicembre 1992)
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