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Siria: fare mussalaha (riconciliazione)

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Caro direttore (del quotidiano Avvenire n.d.r.),
le notizie di terribili violenze provenienti dalla Siria, controverse nella loro dinamica e nella attribuzione, segnalano ancora una volta la drammatica urgenza di una soluzione politica. Le morti si sommano alle morti in una spirale devastante. L’amore per la vita e il desiderio di convivenza fondata sulla riconciliazione (“mussalaha”) spingono a insistere sulla forza politica della nonviolenza. L’incontro di Amman deve preparare le condizioni per un intervento autorevole e determinato delle Nazioni Unite, libero da logiche delle potenze interessate all’intervento militare, volto al cessate il fuoco e all’avvio della Conferenza di pace (Ginevra 2), il cui ritardo sta aggravando una situazione già gravissima.
Ogni forma di intervento armato a sostegno dell’uno o dell’altro schieramento porterebbe alla catastrofe totale, renderebbe esplosiva un’ampia area euro-asiatica già instabile fino a rischi di una guerra (strisciante o molecolare) di portata mondiale. Non si può accettare che la soluzione di un conflitto avvenga con imprese armate che lo alimenterebbero e lo aggraverebbero in una spirale senza fine.
Come ripete spesso papa Francesco (con la Santa Sede), la strada da seguire non è l’intensificazione militare del conflitto armato, ma la “riconciliazione nella verità e nella giustizia” che può trovare attuazione nella progettata Conferenza di pace di Ginevra. Occorre attuare una svolta politica nonviolenta. La nonviolenza è realistica. Non è mai un lasciar fare, tanto meno un lasciar uccidere, ma la pienezza di una politica attiva, determinata e costante. In Siria, come altrove, è mancata una politica di pace con mezzi di pace. Finora hanno parlato le armi ma la contrapposizione armata si è rivelata suicida per i siriani e devastante per tutto il Medio Oriente e il Mediterraneo. Oggi è proprio l’ora di una soluzione politica robusta e articolata.

Tra gli strumenti (non armati) di diritto internazionale rivolto alla “responsabilità di proteggere” i deboli è possibile indicare: il cessate il fuoco, un forte aiuto umanitario rivolto soprattutto ai bambini, il blocco del mercato delle armi, la salvaguardia dei diritti della persona, il rilascio dei prigionieri politici o dei sequestrati, la cooperazione economica, l’avvio di negoziati coinvolgenti le forze siriane (come il movimento Mussalaha) da tempo impegnate in iniziative politiche alternative sia al conflitto armato che a un intervento militare esterno. Il nostro governo deve svolgere la sua parte sollecitando i negoziati che valorizzino gli esponenti della nonviolenza siriana.

Sergio Paronetto (vicepresidente di Pax Christi)