Che le forze armate abbiano dei problemi non v’è dubbio. Ma di questi tempi i problemi ce l’hanno in tanti. Il Parlamento ha scelto di occuparsi dell’esercito come non ha fatto per nessun altro. Poveri, disoccupati, inoccupati, esodati, precari, bisognosi, nessuno ha ricevuto tanta attenzione, tanta dedizione quanto questo piano per le forze armate.
40 anni fa, il 12 dicembre 1972, il Parlamento approvava la legge che riconosceva il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare e istituiva il servizio civile alternativo. Ieri un altro Parlamento, figlio di una pessima legge elettorale e di una politica peggiore, ha approvato un’altra legge ma di segno opposto. Al posto dell’obiezione (alle armi) c’è l’obbedienza (alla lobby delle armi). Al posto della coscienza (personale) c’è l’incoscienza (collettiva). Al posto del servizio civile c’è il servizio ai generali. Al posto dei valori (della pace, del disarmo, della solidarietà, della condivisione, della partecipazione e dell’educazione) ci sono i dolori provocati da una riforma che taglia 43.000 posti di lavoro per comprare altre bombe e organizzare altre guerre. Non c’era modo peggiore di chiudere questa legislatura.
Il fatto più grave, tra i molti che non smetteremo di denunciare, è il furto di libertà e democrazia perpetrato ai danni del prossimo parlamento e, quindi, di noi tutti. Si può delegare un governo a fare una riforma. Non un governo dimissionario.
Non su una materia così delicata. Non c’era nessun bisogno di farlo. C’erano solo, in fin dei conti, la pretesa e la paura. La pretesa dell’Ammiraglio Di Paola di fare tutto da solo. E la paura della cattiva politica di doversi confrontare con un parlamento (il prossimo) che immagina peggiore di questo. Ieri hanno vinto loro ma domani dovranno fare i conti con le conseguenze delle loro decisioni. E soprattutto con tutta quella gente che non sopporta più di veder buttare tanti soldi inutilmente. Intanto la partita si fa politica, entra nella campagna elettorale e investe tutte le forze che si candidano a cambiare per davvero. Diamo all’Italia un governo di pace.
Flavio Lotti, Coordinatore nazionale della Tavola della pace
Perugia, 12 dicembre 2012