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Non mi assopisco

Quaresima, dalla condivisione alla rinuncia

14 marzo 2011 – Giovanni Giudici

Il punto di riferimento della Quaresima è la Pasqua. Come guarderemo a Gesù morto e risorto? Ricordiamo il comportamento dei discepoli sulla strada di Emmaus. Camminavano con il Signore, parlavano con Lui e non riuscivano a incontrarlo. Guardavano Gesù e la sua vicenda ma come persone deluse e sconfitte. L’altro era lo specchio della loro scontentezza e grettezza.

La Quaresima ci invita a esaminare il nostro modo di guardare a Cristo perché solo se lo incontriamo vivo e risorto possiamo dire di fare la nostra Pasqua.

Al fine di purificare il cuore e lo sguardo, ecco le tre scelte concrete proposte dalla Parola di Dio e riprese dalla tradizione della Chiesa: condividi i tuoi beni, e si tratta dell’elemosina; prega in autenticità e con tutto te stesso; affida a Dio la tua vita con il gesto di sottrarre qualche parte del tuo cibo quotidiano. Se osi digiunare, nel tuo corpo e nella tua sensibilità, fai l’esperienza di affidare la vita tua a Dio.

Non è casuale l’ordine delle scelte.

Prima c’è la scelta della condivisione. L’elemosina è gesto di solidarietà; moderare i nostri consumi personali. La generosità del nostro condividere con gli altri sia quest’anno particolarmente misurata sul grido di libertà che sale dal nord Africa. Elemosina come dono di beni, elemosina come attenzione al bisogno di dignità, di realizzazione di se stessi di quanti sono nella esperienza di incertezza e sofferenza. Aiuto e personale partecipazione agli eventi di ricerca di libertà siano indirizzati a incontrare il Signore. Egli è sofferente. Come ci ha detto nella parola con cui descrive il giudizio ultimo.

Dalla condivisione alla preghiera. Riusciamo veramente a condividere se ascoltiamo la Parola, essa è Cristo che ci interpella, e ci invita a intensificare la preghiera. Essa è domanda per noi, è intercessione per gli altri, è dialogo filiale con Dio per tenere viva la relazione con Colui che ci ama e per sentirci amato/amata da Lui.

Dalla preghiera alla rinuncia. Riconoscere che lo stimolo della fame ci fa paura. Quando esso non è immediatamente accontentato, ci fa toccare con mano la nostra debolezza. Vi è pure un aspetto positivo del digiuno: sto all’erta, non mi assopisco soddisfatto e sazio, e così sono in grado di ricordare che sono tra i discepoli del Regno, già vivo aspetti della sua presenza ma il Signore sta per tornare tra noi. Nel tempo della nostra giornata aumenti l’attenzione nel giudicare i fatti e le cose; nel discernere quali sono i segni della Sua presenza.

Giovanni Giudici, vescovo