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Notizie dal Punto Pace di Catania

Punto Pace di Catania

L’attivissimo Punto Pace di Catania ci informa delle ultime attività proposte.
Incontro con don Renato Sacco, la Giornata dell’Impegno 2011, l’incontro con il Presidente di Pax Christi Giovanni Giudici e la presentazione di un libro…

Notizie veloci
La Convenzione per la Pace di Catania in collaborazione con il Punto Pace Pax Christi ha organizzato, per il 18 gennaio,nel salone della parrocchia Santi Pietro e Paolo, un incontro con Don Renato Sacco sul tema IRAQ: racconti da una terra di convivenze e di conflitti, i drammi delle comunità cristiane, riflessioni di logiche di guerra, di armamenti e di speranze di pace.

Don Renato con l’aiuto della sua voce e d’immagini scattate durante i suoi incontri con il popolo iracheno, presenta agli intervenuti la triste situazione di un popolo che dopo tanti anni, prima per l’ embargo, poi per la guerra, ora per gli scontri etnico-religiosi, continua a soffrire. Negli interventi in quel paese prevale ancora una logica affaristica piuttosto che una volontà di pace e a farne le spese sono i cittadini iracheni, cui continuano a mancare servizi essenziali funzionanti. A tutto ciò si aggiunge il tentativo di ghettizzare o se possibile cancellare le minoranze. Don Renato ci saluta invitandoci a pregare, perché in Iraq continui a esserci la presenza dei numerosi gruppi religiosi, testimoni della fede di un popolo e della voglia di dialogo.

Nella mattinata del 18, vista la disponibilità di Don Renato, si è tenuto presso il Liceo classico Spedalieri di Catania,un incontro, molto seguito, con gli studenti sul tema dell’Iraq. Pax Christi, insieme alla Convenzione per la pace, ha organizzato, infatti, già dall’anno scorso, una serie d’incontri per l’informazione-formazione dei giovani sulle aree di conflitto e sui temi della pace e della promozione umana.

Giornata per l’impegno 2011
L’attenzione per la militarizzazione dei territori, la crescita delle spese per gli armamenti, il suo mercato con il ruolo dell’Italia, la riforma prevista della legge 185/90 e le ultime novità concernenti la base di Sigonella e il sito di Niscemi, continua a restare alta in Sicilia, anche con l’impegno di Pax Christi, che dà seguito al convegno del maggio 2008 promosso dal Coordinamento Sud del movimento.

In occasione della Giornata dell’Impegno del 19 febbraio 2011, di cui ricorre il decennale, la Comunità parrocchiale Santi Pietro e Paolo e il Punto Pace di Catania organizzano un incontro aperto alla cittadinanza dal titolo “Il diritto di sapere e di denunciare – il commercio e lo sviluppo degli armamenti in tempo di crisi” con relatori Antonio Mazzeo, giornalista pacifista ed esperto del settore e con Domenico Piazza, consigliere nazionale di Pax Christi.

E’ l’occasione per lanciare la campagna Pax Christi contro l’installazione degli F35 a Cameri e promuovere l’impegno del movimento a Catania e in Sicilia.

Don Giovanni Giudici a Catania
Il Presidente di Pax Christi, raccogliendo l’invito del Punto Pace di Catania, esteso al Punto Pace di Ragusa, sarà presente in Sicilia dal 21 al 24 febbraio per conoscere le realtà del movimento, incontrare gli aderenti, promuovendo momenti di dialogo e di preghiera comune con entrambe le comunità ecclesiali. Particolare attenzione è stata dedicata, per far conoscere la missione di Pax Christi nella Chiesa italiana, all’approfondimento del ruolo dell’Eucarestia, come“scuola di pace” e al tema della libertà religiosa, che riprende il messaggio del Pontefice d’inizio anno, e che ci accompagnerà, anche a Catania, con un programma di veglie dedicato, sino all’evento di Kingston e quindi di Assisi in autunno.

Presentazione del libro “ I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina”
Su invito del Punto Pace Pax Christi, giorno 24 gennaio, in un incontro organizzato con CittàInsieme giovani, si è tenuto un appassionante dibattito e presentazione del libro “ I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo Stretto di Messina”. L’autore è Antonio Mazzeo, giornalista eco pacifista e antimilitarista.

Mazzeo in questo libro-inchiesta ci fa comprendere come oggi le grandi opere pubbliche non sono viste dagli imprenditori e dalle istituzioni come un modo per rendere più “efficiente” il territorio, per garantire ad esso un’infrastruttura che manca, ma servono più che altro a soddisfare interessi privati. A realizzare plusvalenze. A consolidare rapporti politici. E tutto ciò prescindendo paradossalmente dallo stesso fatto che poi quell’opera sarà o meno realizzata.

Imprenditori di ogni genere: banchieri, massoni, ingegneri, politici, trafficanti di droga e di armi. Editori e petrolieri. È variegato l’universo de I Padrini del Ponte dedicato ai protagonisti che ruotano attorno alla più grande delle opere italiane: il Ponte sullo Stretto di Messina.

Manifestazioni di protesta, indagini e processi non sono serviti a vanificarne sogni e aspirazioni di grandezza. I padrini del Ponte, i mille affari di cosche e ‘ndrine, animeranno ancora gli incubi di chi crede sia possibile comunicare senza cementificare, vivere senza distruggere, condividere senza dividere.

Dal Canada alla Calabria, dal nord Italia alla Sicilia è fitta la trama delle relazioni criminali tra la borghesia mafiosa nostrana e quella esportata oltreoceano, scesi in campo per approfittare dei flussi finanziari legati agli affari sullo Stretto. Mazzeo afferma: «Ricostruire le trame e gli interessi, le alleanze e le complicità dei più chiacchierati fautori della megaopera ci è sembrato doveroso anche perché l’oblio genera mostri e di ecomostri nello Stretto ce ne sono già abbastanza».

I Padrini del Ponte, basato su una documentazione che privilegia le fonti giudiziarie, restituisce un’immagine della mafia molto più complessa di quella cui siamo abituati. Non più una mafia relegata al ruolo parassitario/predatorio, non tanto e non solo la cosiddetta “mafia imprenditrice”, ma una mafia finanziaria, forte di un’accumulazione illegale sviluppatasi esponenzialmente e quindi in grado di giocare un ruolo da protagonista.

E il mondo di relazioni nel quale si muovono i padrini del Ponte presenta molte zone d’ombra: l’accumulazione di capitali legale convive, senza rimorsi, con quella illegale, entrambe accomunate da processi di finanziarizzazione speculativa, per cui diventa sempre più difficile distinguere i due flussi.

«Come dimenticare – si legge nell’epilogo – che grazie all’investimento in Borsa di sempre maggiori quantità di denaro sporco, le organizzazioni criminali sono entrate in possesso di cospicui pacchetti azionari di imprese altamente tecnologizzate, così da divenire esse stesse imprese a capitale mafioso?». E il Potere Politico ne è sempre più complice. «Il pubblico» commenta Antonio Mazzeo «proponendo il collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria come simbolo indiscusso di sviluppo per il Sud d’Italia, non ha mai proposto alternative concrete, preferendo investire milioni di euro di soldi pubblici per un’opera inutile, che si inserisce in un’area tra le più sismiche del pianeta».

Oltre a questo, Antonio ci racconta di come potrebbe essere impiegato quel fiume di denaro: messa in sicurezza delle aree dello Stretto dissestate e ad alto rischio sismico, sulle quali si è sviluppato un fiorente abusivismo “legale” e produzione di posti di lavoro.
Il Ponte, infatti, offrirà in fase di costruzione circa 4mila posti di lavoro, mentre una volta realizzato ne manterrà due o tre cento.

«Quanti se ne sarebbero potuti creare con tutti quei finanziamenti?». E, mentre il governo promette l’esercito per tenere fuori le cosche mafiose dalla costruzione del Ponte, disposizioni legislative in materia di appalti pubblici “la Legge Obiettivo” favoriscono l’andamento contrario, con l’affidamento ad un unico contraente, il general contractor, che può scegliere liberamente i sub appaltatori.

Forse si spera ancora, ingenuamente, che alla fine qualcuno avvii una vera inchiesta sull’intero iter del Ponte, ricostruendo innanzitutto le trame criminali che l’opera ha alimentato. Chiarendo, inoltre, l’entità degli sprechi perpetrati dalla società Stretto di Messina. Esaminando, infine, i gravi conflitti d’interesse nelle gare d’appalto ed i condizionamenti ideologici, leciti ed illeciti, esercitati dalle due – tre famiglie che governano le opere pubbliche in Italia.

Forse il recuperare alla memoria vicende complesse, più o meno lontane, potrà contribuire a fornire ulteriori spunti di riflessione a chi è chiamato a difendere il territorio dai saccheggi ricorrenti. Forse permetterà di comprendere meglio l’identità e la forza degli avversari e scoprire, magari, che dietro certi sponsor di dissennate cattedrali nel deserto troppo spesso si nascondono mercanti d’armi e condottieri delle guerre che insanguinano il mondo. È il volto moderno del capitale. Ribellarsi non è solo giusto. È una chance di sopravvivenza.

Per approfondire: http://www.argo.catania.it/2011/01/23/per-non-dimenticare-liraq/#more-17455