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Campagna di mobilitazione per fermare la produzione dei cacciabombardieri JSF-F35

Pax Christi ha redatto questa scheda sugli aerei F35, utilizzando vari dati reperibili su www.sbilanciamoci.org – www.disarmo.org/nof35 ed In collaborazione con la Rete Italiana per il Disarmo. STOP F-35!

L’aereo Joint Strike Fighter (F35) è un caccia multiruolo di quinta generazione. Il progetto è faraonico, forse troppo, l’F35 è un aereo da combattimento monomotore, monoposto, in grado di operare alla velocità del suono, ma con una velocità di crociera subsonica. E’ ottimizzato per il ruolo aria terra (quindi per l’attacco) ed ha due stive interne per le bombe che possono essere anche di tipo nucleare. E’ un velivolo di tipo stealth, cioè a bassa rilevabilità, da parte dei sistemi radar e di altri sensori e avrà la capacità di operare come parte integrante di un “System of system”, cioè un sistema dei sistemi ovvero di una combinazione data da combattimento, raccolta di intelligence, sorveglianza dei teatri e delle aree circostanti, ecc. che interagiscono con i sensori terrestri ed aeroportuali. L’F35 sarà sviluppato in tre versioni: Conventional Take Off and Landing a decollo e atterraggio convenzionali; Carrier Variant, per appontaggio su portaerei tradizionali dotate di catapulta; Short Take Off and Vertical Landing, a decollo corto e atterraggio verticale per portaerei. Il progetto è realizzato in cooperazione da Stati Uniti ed altri 8 partner: Regno Unito (primo livello con partecipazione finanziaria pari al 10%); Italia ed Olanda (secondo livello, con partecipazione finanziaria pari al 5%) e Canada, Turchia, Australia, Norvegia e Danimarca (terzo livello con una partecipazione finanziaria pari al 1-2%). Si prevede la costruzione di 3.173 aerei, dei quali 2.433 sono per gli USA. L’Italia ha deciso di acquistarne 131.

In Italia si è iniziato a parlare del progetto nel 1996 con il Ministro della Difesa Beniamino Andreatta (primo Governo Prodi), il 23.12.1998 (Governo D’Alema) è stato firmato il Memorandum of Agreement per la fase concettuale-dimostrativa con un investimento di 10 milioni di dollari, il 24.06.2002 (secondo Governo Berlusconi), dopo l’approvazione delle Commissioni Difesa di Camera e Senato è stata confermata la partecipazione alla fase di sviluppo con un impegno di spesa di 1.028 milioni di dollari. Sull’andamento del progetto è stato informato il Parlamento il 28.07.2004 ed il 16.01.2007 (secondo Governo Prodi), è stato poi autorizzato uno stanziamento di 904 milioni di dollari.

Lo scorso 8 aprile 2009, con una velocità inusuale e sconvolgente il Senato prima e la Camera dei Deputati poi, hanno dato il via libera al Governo per l’acquisto di 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter al costo di 12,9 miliardi di euro, spalmati fino al 2026 e la realizzazione a Cameri (Novara) di un centro europeo di manutenzione al costo di 605,5 milioni di euro, da consegnare entro il 2012. Ad oggi ancora non è stato firmato il contratto. L’aereo assolve un ampio ventaglio delle funzioni operative dell’Aereonautica Militare e della Marina Militare ed andrà a sostituire gli AV-B della componente imbarcata della Marina e gli AM-X ed i Tornado della componente aeronautica. Quindi il programma prevede l’acquisizione di 69 velivoli nella variante CTOL a decollo ed atterraggio convenzionali e 62 in quella STOVL a decollo corto ed atterraggio verticale.

La ditta capocommessa è l’americana Lokheed Martin Aero. La ditta italiana maggiormente coinvolta è l’Alenia Aeronautica che partecipa allo sviluppo ed alla produzione “second source” dell’ala, mentre sono poi coinvolte in modo minore una ventina di aziende.

L’Europa taglia le spese militari

Dopo la crisi economica della Grecia alcuni Governi europei hanno deciso di tagliare anche le spese militari, come la Gran Bretagna che ha annunciato un taglio dell’8% pari a 5 miliardi e 300 milioni di euro in 4 anni. La Francia taglia invece del 15% le sue spese risparmiando 5 miliardi in tre anni, mentre la Germania ha deciso di risparmiare 4,3 miliardi di euro, pari al 13,9% delle sue spese militari. In particolare la Gran Bretagna ridurrà sia i sistemi d’arma come i nuovi caccia F35 rispetto ai 138 previsti e come l’Eurofighter del quale eliminerà la tranche 3B. La Danimarca ha congelato per due anni la sua partecipazione al programma F35.

Gli Stati Uniti taglieranno

La commissione creata dal presidente Barack Obama per ridurre il debito pubblico americano, presieduta da un Democratico ed un Repubblicano, ha proposto tagli annui di 100 miliardi di dollari al bilancio della Difesa a partire dal 2012. Secondo alcune anticipazioni di stampa, quando i tagli saranno a regime, cioè nel 2015 l’acquisto di materiale militare verrebbe ridotto di 20 miliardi di dollari ed altri 7 miliardi di dollari arriverebbero da ricerca e sviluppo. Quindi un quarto dei risparmi arriverebbe da sistemi d’arma avviati con molta facilità sulla scia degli eventi dell’11 settembre. La commissione suggerirà di tagliare del 15% il budget delle armi del Pentagono ed in particolare proporrà di rinunciare alla versione per i Marines dell’F35-B a decollo corto e atterraggio verticale (Stovl), affetto da diversi problemi e il cui taglio farà risparmiare 17,6 miliardi di dollari nel quadriennio 2010-2015. Si consiglierà anche di sostituire la metà dei JSF programmati per la Us Air Force con F16 e con F18 quelli per la Us Navy in modo da risparmiare 9,5 miliardi da oggi al 2015.

Le bacchettate del GAO

Nell’ultimo rapporto del marzo 2010 il Gao (il corrispettivo simile alla nostra Corte dei Conti) denuncia che i costi del programma per l’Amministrazione USA sono cresciuti dai 231 miliardi di dollari del 2001 fino ai 276,5 del 2007, raggiungendo nel budget 2011 un costo complessivo di 322,6 miliardi di dollari. Al lievitare dei costi, corrisponde anche una crescita dei tempi di realizzazione. Infatti ad oggi tutte la fasi previste hanno presentato forti ritardi. Anche il costo medio per un velivolo risulta significativamente aumentato da 81 milioni di dollari a 131 milioni di dollari, tanto da prefigurare la necessità, alla luce del Nunn-Mc Curdy Amendment, di effettuare un’apposita comunicazione al Congresso. Ed il rischio di essere annullato. Dopo la diffusione del rapporto del GAO è iniziato un braccio di ferro fra il Dipartimento della Difesa e la Lochkeed Martin il primo chiede di modificare il contratto e trasformarlo a prezzo fisso, per non far ricadere i futuri incrementi dei costi sull’amministrazione pubblica e il secondo propone il taglio del 20% del prezzo. Ulteriore dimostrazione che i costi continueranno a lievitare.

In Italia il miraggio Cameri (NO)

Anche l’Italia ha un braccio di ferro in corso con la Lochkeed Martin ed il Dipartimento della Difesa USA per i ritorni industriali. La scarsa disponibilità di Washington a cedere il know-how del velivolo e la partecipazione al progetto che si basa sul principio competitivo “best value”, cioè senza prevedere ritorni industriali garantiti, non sono due buone premesse.Secondo la Difesa nella struttura industriale si creeranno circa 600 posti di lavoro (nella fase di picco), più una spinta occupazionale nelle aziende locali e nazionali quantificata in circa 10.000 posti di lavoro. Una cifra sicuramente esagerata, se si pensa che in Italia l’industria a produzione militare nel 2008 ha dato occupazione a 26.395 persone.

Nel comunicato divulgato da esponenti di Giustizia e Pace, Pax Christi e Rete Disarmo che il 10 dicembre 2010 sono stati in visita all’aeroporto militare di Cameri (No), si legge: “Ricordiamo che per le istituzioni politiche e industriali locali il progetto è sempre stato presentato come una realtà capace di creare diecimila posti di lavoro, ma i dati reali dimostrano come trattandosi di un programma ad altissimo livello vi concorreranno oltre una cinquantina di ditte situate in diverse regioni italiane, per cui la cifra sbandierata ai quattro venti come la soluzione del problema occupazionale del novarese va molto ridimensionata. Secondo i responsabili militari del programma si arriverà a circa 600 operai che saranno assunti a termine ed impiegati per la costruzione dei plessi necessari per l’assemblaggio e, a regime massimo, a non più di duemila tecnici – diversi dei quali trasferiti dalle linee attualmente operative sull’Eurofighter – in grado di far funzionare le linee operative necessarie per la costruzione degli aerei.”

L’alternativa conviene

Eppure, come è stato dimostrato da recenti lavori di ricerca di natura economica, se invece che sulle armi si investisse per esempio su sanità ed energie rinnovabili raddoppierebbero i posti di lavoro e aumenterebbe di una volta e mezza lo sviluppo economico in generale. Investire sulle fonti rinnovabili vuol dire uscire dalla dipendenza del petrolio, insieme all’acqua una delle cause principali dei conflitti in corso, e aumenterebbe la qualità della vita e creerebbe dai 116.000 ai 203.000 posti di lavoro. In generale una recente ricerca dell’Università Bocconi commissionata da Science for Peace ha dimostrato come la riduzione di pochi punti percentuali delle spese militari, senza andare ad incidere in maniera significativa sul PIL (anche solo non considerando le alternative di utilizzo di questi soldi), libererebbe diversi miliardi di euro di risorse pubbliche a disposizione per un reimpiego su altri settori.

Alcune domande al Governo:

1) Il nostro Modello di difesa, che si ispira all’articolo 11 della Costituzione per cui “L’Italia ripudia la guerra” e ci vede impegnati principalmente in missioni internazionali di peacekeping, come si coniuga con un aereo d’attacco con capacità di trasporto di ordigni nucleari come l’F35?
2) In un momento di forte crisi economica ci possiamo permettere di spendere 15 miliardi per l’acquisto di 131 JSF?
3) Con lo squilibrio delle spese militari del nostro Paese ha senso acquistare 131 JSF sapendo già da ora che probabilmente non avremo i soldi per addestrare i piloti e per acquistare il carburante per farli volare?
4) Gli USA tagliano il progetto F35, stessa cosa avviene in altre nazioni europee e l’Italia?
5) Il Capo dello Stato rispetto alla Legge di Stabilità ha invitato ad un’assunzione di responsabilità nel fare delle scelte e a stabilire delle priorità. E’ dimostrato che investendo gli stessi finanziamenti previsti per il JSF in altri settori ci sarebbe un maggiore ritorno industriale ed occupazionale, non dovrebbero essere questi, in un momento di crisi, le priorità per chi governa il Paese?

Tra le proposte di mobilitazione contro gli F35, proponiamo un testo che può essere utilizzato. Modificato, ampliato, accorciato…

L’importante è che siano in tanti a scrivere.

Si può fare anche via mail utilizzando il sito di Rete Disarmo (www.disarmo.org/nof35) ma è importante anche, se possibile, scrivere personalmente con lettera.. di carta ai Parlamentari della propria zona, ai mezzi di informazione, oltre che ai rappresentanti del Governo, conosciuti o non conosciuti. In particolare al sottosegretario alla Difesa, On. Guido Crosetto, Via XX Settembre 8 – 00187 Roma
- Tel. 06-4691.1 
Sito internet: www.difesa.it.

E’ importante far conoscere alla segreteria di Pax Christi se si inviano lettere e anche se si ricevono eventuali risposte.

Infine ricordiamo che il Sen. Umberto Veronesi e l’On. Savino Pezzotta sono i primi firmatari delle mozioni parlamentari contro gli F-35. Hanno sottoscritto la mozione al Senato: Ferrante, Vimercati, Serafini Anna Maria, Carofiglio, Della Seta, Franco Vittoria, Della Monica, Vita, Treu, Di Giovan Paolo, Nerozzi, Baio, Soliani, Maritati, Armato, Rusconi, Molinari, Lannutti, Bassoli, Perduca, Bastico, Incostante, Chiaromonte, Musi, Sangalli, Astore.

Alla Camera: Sarubbi, Colaninno, Marco Carra, Enzo Carra, De Pasquale, Bossa, Ruvolo, Giovanelli, Castagnetti, Fogliardi, Graziano, Rubinato, Delfino, Lucà.

Ecco il testo proposto…

In un momento di grave crisi economica e finanziaria che colpisce le famiglie e i lavoratori si richiedono massicci interventi contro la povertà e la disoccupazione.

È urgente trovare risorse per la ricostruzione dell’Abruzzo terremotato, ormai da troppo tempo in emergenza.

La recente alluvione in Veneto e in altre parti d’Italia dimostra come siano necessari per molti territori risorse capaci di ovviare ai problemi causati dalle calamità naturali.

E invece vediamo che i soldi vengono destinati per il progetto (JSF) F35, nuovi aerei aerei da guerra.

Un solo aereo F35 costa come 300 asili nido o come l’indennità annuale di disoccupazione per 15mila precari

I tagli alla scuola, all’università, alla ricerca, al terzo settore ed alla cooperazione internazionale non sono compatibili con una politica di vera sicurezza e vero sviluppo.

L’art.11 della Costituzione ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie di crisi.

Chiedo quindi ai Parlamentari e ai Senatori, e in particolare al Governo Italiano, di bloccare la costruzione dei cacciabombardieri F-35 prevista a Cameri (Novara).

Sì, è ancora possibile fermare questo progetto, altre nazioni lo hanno fatto.

E’ ancora possibile non oscurare il sogno di Isaia “forgeranno le spade in aratri… non si eserciteranno più nell’arte della guerra”.

Come aderente al Movimento Pax Christi chiedo di utilizzare le risorse stanziate – pari a circa 15 miliardi di euro – per finanziare ad esempio:

La ricostruzione in Abruzzo.
La produzione di 8 milioni di pannelli solari per l’energia pulita.
La messa in sicurezza di metà delle scuole italiane.
Un assegno di disoccupazione per tutti i precari che perdono il posto di lavoro.
Il completo annullamento dei tagli alla scuola, all’università, alla cooperazione internazionale e al terzo settore previsti nella legge di stabilità in discussione al Parlamento.

Data; Nome; Cognome e indirizzo