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Report dalla Settimana Sociale dei Cattolici

Sergio Paronetto, vice-presidente di Pax Christi, racconta e rilegge la settimana sociale dei cattolici da poco conclusasi a Reggio Calabria

8 novembre 2010

Cari amici e amiche, è in preparazione (per gennaio) un dossier di “Mosaico di pace” sulla Settimana sociale di Reggio Calabria e sulla “dottrina sociale della chiesa” (questa sconosciuta). Nel frattempo, assieme ai nostri (Nandino C. e Sergio P.) mini interventi di tre minuti in due assemblee tematiche (inviati via e-mail) -ma sono intervenuti anche d. Piccoli, A. De Lellis, S. Profico e altri amici e amiche- aggiungo una schematica sintesi panoramica. E un invito.

Peccato che gran parte della stampa abbia ignorato l’evento reggino. In un clima urlato o propagandistico, è raro trovare oggi luoghi di elaborazione-discussione così ampi come quello della Settimana Sociale, preparata dal documento Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del paese. Erano presenti 1200 delegati di 184 diocesi e di 177 associazioni o movimenti, ora uniti ora diffusi in 5 assemblee tematiche (intraprendere nel lavoro e nell’impresa, educare per crescere, includere le nuove presenze, slegare la mobilità sociale, completare la transizione istituzionale).

E’ bene bene tornare sull’evento che ha avuto molti limiti (silenzi, ambiguità e contraddizioni) ma ha offerto un panorama magmatico di idee, fecondo di bene, con cui interagire nello spirito della corresponsabilità ecclesiale. Tra le costanti o i temi generatori elenco schematicamente:

1.la percezione diffusa del degrado etico-politico dell’Italia dominata da una “democrazia senza qualità”, da una degenerazione oligarchica, da un’ incipiente controdemocrazia che sta distruggendo il senso della politica;

2. la necessità di una rifondazione etica dell’economia, della società e della politica nell’ottica del bene comune e il bisogno di formare una nuova generazione di politici e di credenti in politica;

3. l’urgenza di una nuova cultura e pastorale contro le mafie (“strutture di peccato”) e le culture mafiose che ne rendono possibile la fioritura (stimolante al riguardo l’intervento di Giuseppe Savagnone che ha ribadito il carattere indivisibile dei “valori cattolici”: “anche la solidarietà è un valore non negoziabile, come lo è la sorte di tutti i deboli e gli esclusi”;

4. il richiamo costante all’unità nazionale collegata sia alla questione meridionale come problema di tutti, sia alla costruzione di una nuova cittadinanza. In tale ambito il federalismo, per non spezzare il paese, deve essere autenticamente solidale;

5. la centralità della formazione e l’assunzione della sfida educativa come strumento per la rinascita delle coscienze radicata nel bene comune che, per noi, si chiama “convivialità delle differenze” e cammino nonviolento.

“Sembra di essere in un’altra Italia, forse in un’altra Chiesa”, osservava un delegato; “a casa nostra la realtà è ben lontana dalle idee e dalle proposte qui discusse. Non so se ce la faremo”.

Pax Christi ha partecipato alla Settimana con i suoi testi da rileggere : il documento “Promotori della famiglia umana per un’Italia giusta e solidale”, il foglio “La Costituzione come carta del bene comune e dell’unità nazionale” e il dossier di “Mosaico di pace” di luglio (“Un moderno tribalismo guerriero”) che abbiamo dato a nche a Bregantini, alla Bindi, a dirigenti di associazioni. Abbiamo incontrato tante brave persone, tra le quali gli amici di Termoli, Melfi e Pescara, esponenti della Commissione sociale giustizia e pace della CEI, dell’Agesci, dell’Azione cattolica, della campagna “Ponti e non muri”.

Ogni evento diventa importante e utile in proiezione progettuale, se diventa parte della nostra iniziativa.

Non ci servono tanto prese di posizione ma prese di in-form-azione (informazione, formazione e azione), cioè iniziative costanti e diffuse.

E’ possibile costituire una rete di amici della Dottrina sociale della Chiesa?. Come? Da cosa cominciare? Quale apporto dai punti pace e quali punti pace sono interessati? Come riprendere testi interessanti come il documento Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno o il nostro stesso documento per Reggio Calabria? Come attivare percorsi sinodali-diocesani di lotta nonviolenta alle mafie e alle culture mafiose?

Penso sia bene ripartire dalle esperienze di tanti “bene-fattori” singoli e associati, dal martirio di Giuseppe Puglisi, Giuseppe Diana e Rosario Livatino, dai testi più citati come la Caritas in veritate (2009), il documento episcopale Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno, testo innovatore e coraggioso: “svelare la verità di un disordine abilmente celato e saturo di complicità, far conoscere la sofferenza degli emarginati e degli indifesi, annunciando ai poveri, in nome di Dio e della sua giustizia, che un mutamento è possibile, è uno stile profetico che educa a sperare” (n. 19). Il nostro stile profetico è quello della nonviolenza che significa cittadinanza attiva, amore politico, cantiere sociale, programma educativo, spiritualità operante, promozione della famiglia umana (bello il testo pontificio per la Giornata Mondiale dei Migranti di gennaio intitolato “una sola famiglia umana”). Il Coordinamento sud, riunitosi a Rossano Calabro proprio in quei giorni, ha già rilanciato l’impegno con la sua indicazione: “La pace si fa azione”.

Buona strada. Sergio Paronetto.