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Inutile strage

Comunicato del coordinatore nazionale di Pax Christi

In questi giorni di dolore e di lutto, siamo vicini con la preghiera al dolore delle famiglie e degli amici dei giovani uccisi in Afghanistan.

Ci colpiscono le parole del soldato Francesco che ha perso la vita. Nella sua bacheca elettronica carica di paura egli ricorda una frase di Albert Einstein: “Non so con quali armi combatteremo la terza guerra mondiale, ma nella quarta useremo sassi e bastoni”. E’ quello stesso Einstein che nel primo dopo guerra invita ad adottare una mentalità completamente nuova perché se non riusciremo ad eliminare le guerre, saranno le guerre ad eliminarci tutti. Qualche anno dopo il Concilio dirà che la pace è “un edificio da costruirsi continuamente con mentalità completamente nuova” (“Gaudium et spes” 78 e 80).

Il miglior modo di onorare le vittime della violenza è quello di evitare le tragedie, prevenire ulteriori lutti. In Afghanistan, accanto alle forze straniere occidentali, ci sono contractors privati, presenze militari pakistane e iraniane, signori della guerra, mercanti di oppio, mafie locali, forze insorgenti, gruppi terroristi, fondamentalisti religiosi, criminalità comune, disperazione economica.

In tale contesto, ogni violenza genera altra violenza, ogni attacco produce un altro attacco. Ogni bombardamento aereo altre vittime innocenti.

Ma da quando si bombarda durante una missione di pace?

Diciamo la verità, chiamiamola con il suo nome: guerra!
L’ipotesi del ministro della Difesa, osserva il Generale Fabio Mini, ex comandante Nato, è rivolta alle lobby militari-industriali. Vedi i 14 miliardi previsti per gli aerei da guerra F 35.

L’Italia è tra i primi esportatori mondiali di armi, ed è in programma una modifica della legge 185/95 per diminuire il controllo sull’export di armi. Altro che pace!

E cresce purtroppo anche la retorica della guerra. Suonano, ancora oggi, pesanti come macigni le parole di Benedetto XV, che nel 1917 dichiarò: “Questa guerra, un’inutile strage!”

Solo la pace con mezzi di pace, cioè la nonviolenza attiva, tiene aperta la speranza. Una presenza di pace deve basarsi su politiche di pace a tutto campo: occorre coinvolgere le istituzioni internazionali. Per noi il necessario ritiro delle truppe dall’Afghanistan deve essere accompagnato da una seria riconversione civile della presenza militare e da una vera cooperazione internazionale che può usare il denaro che stiamo spendendo per la nostra presenza militare in quel paese: 2 milioni di euro al giorno!.

La Costituzione ci spinge a formare un ordinamento internazionale basato sul ripudio della guerra. La fede cristiana ci chiama a impegni di disarmo integrale.

Il 1 gennaio 2010, Benedetto XVI, parlando delle vittime delle violenze, ha affermato che “davanti alla loro condizione inerme crollano tutte le false giustificazioni della guerra e della violenza. Dobbiamo semplicemente convertirci a progetti di pace, deporre le armi di ogni tipo”. Il Dio della pace, invocato in questi giorni al Sinodo del Medio Oriente, guidi i nostri passi sulla strada nonviolenta dell’intelligente speranza.

don Nandino Capovilla – coordinatore nazionale di Pax Christi