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Quello che non siamo, quello che non vogliamo

(09/05/2012)

“Non chiederci la parola che squadri da ogni lato”; inizia così una celebre poesia di Montale.

Anche noi, di fronte al dramma siriano  incapaci di capire quello che accade e perché, siamo almeno in grado di dire quello che non è vero, quello che non vogliamo rispetto alle informazioni che circolano sui media non solo italiani ma europei e mondiali.

E possiamo farlo anche grazie a Marinella Correggia che coraggiosamente, dopo averlo detto più volte, è riuscita finalmente ad andare in Siria  a guardare con i propri occhi, a sentire con le proprie orecchie e a scrivere con le proprie mani. Come aveva fatto in Iraq e Libia.

Leggetevi allora i suoi report che danno voce a Damasco, Homs, Latakia, e così via.

Si potrà anche obiettare che gli intervistati parlino per interessi personali o sotto la pressione del governo. Quello che non si può negare è che, ad esempio, mentre la TV portoghese annuncia bombardamenti a Damasco (o Latakia) Marinella gira liberamente per la città. E molti altri accadimenti, che a noi sono riportati in modo acritico come opera del dittatore sanguinario, non sono poi di così facile attribuzione.

Mi torna in mente un libro sul passato: ‘Le crociate viste dagli Arabi’.

Quindi, d’accordo, non è facile capire e individuare gli interessi che là si intersecano e muovono gli eventi. Non è facile nemmeno chiamare per nome chi rimesta nel fango di quel paese così cruciale da un punto di vista geopolitico o nominare chi si oppone alla Pace e alla Giustizia. Non è però neanche difficile dire che non ce la raccontano giusta.

E con Paolo Dall’Oglio siamo anche in grado di dire quello che vogliamo: “inviare nelle strade siriane almeno 50mila corpi civili e nonviolenti internazionali, che si interpongano tra le parti in conflitto, soprattutto ora che violenza e armi sembrano essere l’unica risposta.”

O come canta Fiorella Mannoia: Io non ho paura di dire quello non sono, quello che non voglio.

(fd)