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L’ESPERIENZA DEL MALE – Antonio Cassese

Antonio Cassese

L’ESPERIENZA DEL MALE guerra, tortura, genocidio, terrorismo alla sbarra
Conversazione con Giorgio Acquaviva ed. Il Mulino

Ci mancherà Antonio Cassese, professore di diritto internazionale, ma soprattutto entusiasta difensore dei diritti umani e primo presidente del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia. Ci mancheranno la sua lucidità, la sua passione civile, la discrezione e la sua mancanza di retorica. Cassese è morto di recente lasciandoci questo ultimo libro, quasi un testamento spirituale, che ripercorre, in una conversazione con Giorgio Acquaviva, le sue esperienze personali di studioso, di ispettore e di giudice internazionale.

Il suo interesse non è mai stato solo giuridico, anche se lo studio e la ricerca hanno accompagnato la sua vita, ma sempre profondamente umano. Come dice lui stesso in una pagina del libro, parafrasando il Piccolo Principe, gli uomini si possono dividere in “geografi” ed “esploratori”, i primi sono quelli che studiano i mari, le montagne, i fiumi, i laghi e così via, sempre al chiuso delle loro stanze, i secondi quelli che visitano i luoghi per raccontarli poi al geografo, anche nei particolari più effimeri, come i fiori. Per una parte della sua vita Cassese è stato geografo, chiuso a studiare e a riflettere su carteggi, documenti e trattati, per un’altra parte è stato esploratore, ha visitato quei luoghi che non erano solo parte della natura, ma abitati da uomini, sconvolti dalla violenza delle guerre e spesso umiliati da oppressori impietosi. Ha fatto l’ispettore di carceri e di commissariati, ha fatto il giudice internazionale, ha lavorato in commissioni di guerra in realtà devastate come il Darfur. Da tutte queste esperienze è nato l’interesse per la guerra come fenomeno, la passione per i diritti umani e per il ruolo della giustizia internazionale.

In questo libro ripercorre, anche alla luce di interpretazioni filosofiche e psicologiche, parte della storia del secolo scorso, degli avvenimenti che lo hanno caratterizzato, delle guerre che lo hanno devastato, del terrorismo e delle sue insidie, per affrontare il problema del male, e della guerra, forma suprema del male.

E’ una visione disincantata, quella di Cassese, ma non senza speranza, una visione che tiene conto dei progressi che almeno nella vecchia Europa sono stati compiuti nella tutela dei diritti umani, ma che non si nasconde come oggi il diritto internazionale appaia talvolta insufficiente a tutelare le persone, perché non sono più solo gli stati nazionali i soggetti dei crimini di guerra e delle violenze sull’umanità. E’ dilagata una privatizzazione delle guerre che si sottraggono a qualsiasi tipo di legge, per questo è necessario cercare nuovi strumenti per frenare i crimini di guerra, ma soprattutto è necessario non smettere di sollecitare su questi temi e su queste realtà l’opinione pubblica internazionale. Perché, come dice Cassese, “ occorre continuare a protestare contro le ingiustizie del mondo, anche se sappiamo che non arriveremo mai a sconfiggerle del tutto”.

Rosanna Tommasi