COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO
Ucraina: Stop alla criminalizzazione del linguaggio della pace e dei diritti umani e l’incriminazione di Yurii Sheliazhenko, Segretario esecutivo del Movimento pacifista ucraino
7 giugno 2024
Le organizzazioni sottoscritte esprimono il loro profondo disappunto e le loro profonde preoccupazioni per le continue persecuzioni nei confronti degli attivisti per la pace e degli obiettori di coscienza, compresa l’ incriminazione palesemente arbitraria di Yurii Sheliazhenko, Segretario Esecutivo del Movimento Pacifista Ucraino e membro del Consiglio Direttivo dell’EBCO, il cui processo è fissato per l’11 giugno 2024 alle 14:15 ora di Kiev, presso il Tribunale Distrettuale di Pecherskyi della città di Kiev (caso n. 757/16536/24-k, giudice Oleg Bilotserkivets) e che potrebbe comportare una pena detentiva fino a cinque anni. Yurii Sheliazhenko ha subito una perquisizione nel suo appartamento il 3 agosto 2023 e da allora vive agli arresti domiciliari ripetutamente prorogati mentre è indagato dal Servizio di sicurezza ucraino. L’unica accusa che finora è stata resa pubblica nei suoi confronti è che una dichiarazione del settembre 2022 (“Agenda di pace per l’Ucraina e il mondo”) da lui rilasciata a nome del Movimento pacifista ucraino “giustificava l’aggressione russa”, nonostante condannasse esplicitamente l’invasione e ogni tipo di guerra. Il suo computer e il suo smartphone sono stati sequestrati e, nonostante una sentenza del Tribunale, non sono stati restituiti. L’ulteriore obiettivo di questa persecuzione nei confronti di un pacifista sembra essere quello di ostacolare la sua difesa del diritto di rifiutarsi di uccidere e la sua assistenza legale agli obiettori di coscienza. Il Ministero della Giustizia ucraino, in risposta a una lettera del Servizio di Sicurezza ucraino (il Servizio di Sicurezza ucraino ha anche pubblicato un comunicato stampa
in cui definisce Yurii “agitatore del nemico”), ha chiesto al Tribunale amministrativo della Regione di Kiev di proibire e sciogliere il Movimento Pacifista Ucraino, organizzazione membro sia dell’EBCO che della WRI.
Le scriventi organizzazioni esortano l’Unione Europea (UE) a garantire che il riconoscimento e la piena
attuazione del diritto all’obiezione di coscienza, in quanto salvaguardia vitale dei valori e dei principi
democratici in tempo di emergenza nazionale causata dall’aggressione russa, vengano considerati una
condizione necessaria per l’adesione dell’Ucraina all’UE durante i prossimi negoziati. Il diritto all’obiezione
di coscienza è riconosciuto, tra l’altro, nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE (articolo 10 – Libertà di pensiero, coscienza e religione).
Le sottoscritte organizzazioni chiedono all’Ucraina di ritirare immediatamente tutte le accuse contro Yurii
Sheliazhenko e di restituire gli oggetti personali sequestrati. Chiediamo inoltre la pronta revoca della
sospensione del diritto all’obiezione di coscienza nel Paese, la piena libertà di espressione per i difensori dei diritti umani e la fine delle persecuzioni contro gli obiettori di coscienza al servizio militare: il rilascio del prigioniero di coscienza Dmytro Zelinsky, il congedo onorevole di Andrii Vyshnevetsky e l’assoluzione di Vitaly Alekseenko e Mykhailo Yavorsky. Chiediamo inoltre all’Ucraina di revocare il divieto per tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese e altre pratiche di applicazione della coscrizione incompatibili con gli obblighi dell’Ucraina in materia di diritti umani, tra cui le detenzioni arbitrarie dei coscritti e l’obbligo di registrazione militare come prerequisito per la legalità di qualsiasi atto civile come l’istruzione, l’occupazione, il matrimonio, la sicurezza sociale, la registrazione del luogo di residenza, ecc. Le organizzazioni esprimono grave preoccupazione per la nuova legislazione che impone pene severe agli “evasori di leva”, senza alcuna eccezione per gli obiettori di coscienza, e per le politiche di mobilitazione che richiedono la registrazione militare universale per tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni, senza alcuna eccezione per gli obiettori di coscienza, sotto la minaccia di multe severe e di trasferimento forzato nei centri di reclutamento militare. Accogliamo con favore
gli sforzi del Commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, Dmytro Lubinets, che nel suo rapporto annuale 2023 ha menzionato l’assenza di procedure di richiesta di servizio alternativo non militare sotto la legge marziale e ha invitato i membri del Parlamento a porvi rimedio. Ci rammarichiamo che questi sforzi non abbiano avuto successo e che questa lacuna violi la Costituzione ucraina, il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dato che attualmente in Ucraina non esistono ancora procedure per richiedere lo status di obiettore di coscienza.
Esortiamo l’Ucraina a rispettare il diritto umano alla libertà di espressione e ad astenersi dal criminalizzare i discorsi, in particolare quelli che sostengono la pace, come nel caso di Yurii Sheliazhenko che si batte per la pace e i diritti umani e chiede la fine del conflitto armato e quindi delle atrocità di guerra.
Allo stesso tempo, le stesse organizzazioni chiedono alla Russia di rilasciare immediatamente e
incondizionatamente tutte le centinaia di soldati e civili mobilitati che si oppongono all’impegno in guerra e che sono illegalmente detenuti in una serie di centri nei territori ucraini occupati dalla Russia. Le autorità
russe sembra stiano usando minacce, abusi psicologici e torture per costringere i detenuti a tornare al fronte. Le scriventi organizzazioni invitano sia la Russia che l’Ucraina a salvaguardare il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare, anche in tempo di guerra, nel pieno rispetto degli standard europei e internazionali, tra cui quelli stabiliti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare è insito nel diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione, garantito dall’articolo 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), che è inderogabile anche in un momento di emergenza pubblica, come stabilito dall’articolo 4(2) dell’ICCPR.
Le organizzazioni condannano fermamente l’invasione russa dell’Ucraina e chiedono a tutti i soldati di non partecipare alle ostilità e a tutte le reclute di rifiutare il servizio militare. Denunciano tutti i casi di reclutamento forzato e persino violento negli eserciti di entrambe le parti, nonché tutti i casi di persecuzione di obiettori di coscienza, disertori e manifestanti nonviolenti contro la guerra. Esortano l’UE e tutti gli stati a lavorare per la pace, a impegnarsi nella diplomazia e nei negoziati, a garantire la tutela dei diritti umani e a concedere asilo e visti a coloro che si oppongono alla guerra.
Organizzazioni firmatarie:
- European Bureau for Conscientious Objection (EBCO)
- International Fellowship of Reconciliation (IFOR)
- War Resisters’ International (WRI)
- Connection e.V.
- Ukrainian Pacifist Movement
- Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR Italia)
- Pressenza – Italia
- International Centre of civil initiatives “Our House” – Bielorussia
- Giuristi democratici – Italia
- Internationaler Versöhnungsbund, österreichischer Zweig (FOR Austria)
- The Fellowship of Reconciliation (FoR Inghilterra e Scozia)
- Centre for peace research and peace education, University of Klagenfurt – Austria
- Center on Conscience & War – USA
- Anglican Pacifist Fellowship – UK
- Pax Christi Italia
- Lebenshaus Schwäbische Alb – Community for Social Justice, Peace and Ecology e.V.
- BOCS Civilization Planning Foundation – Ungheria
- Vrede vzw – Belgio
- Peace & Justice – Scozia
- Peace and Development Foundation-Africa (PDF-Africa) Uganda
- Un Ponte per – Italia
- Internationale der Kriegsdienstgegner*innen (IDK)
- Kerk en Vrede – Olanda
- Vredesactie – Belgio
- Stop Wapenhandel – Olanda
- Ev. Arbeitsgemeinschaft für Kriegsdienstverweigerung und Frieden (EAK) – Germania
- Aktionsgemeinschaft Dienst für den Frieden (AGDF) – Germania
- International Peace Bureau (IPB)
- Conscientious Objection Watch – Turchia
- Peace Institute – Slovenia
- Mouvement International de la Réconciliation (MIR Francia)
- Pax Christi Germania
- IFOR – MIR – Svizzera
- Association of Conscientious Objectors – Grecia
CONTATTI
▪ Alexia Tsouni (inglese, greco), Ufficio europeo per l’obiezione di coscienza (EBCO), ebco@ebco-beoc.org,
www.ebco-beoc.org
▪ Semih Sapmaz (inglese, turco), War Resisters’ International (WRI), semih@wri-irg.org, www.wri-irg.org
▪ Rudi Friedrich (tedesco, inglese), Connection e.V., office@Connection-eV.org, www.Connection-eV.org
▪ Zaira Zafarana (italiano, inglese), Connection e.V., zaira.zafarana@Connection-eV.org, www.Connection-
eV.org
▪ Christian Renoux (francese, inglese), International Fellowship of Reconciliation (IFOR), office@ifor.org,
www.ifor.org
▪ Yurii Sheliazhenko (ucraino, inglese, russo), Movimento pacifista ucraino, yuriy.sheliazhenko@gmail.com,
http://pacifism.org.ua/
ULTERIORI INFORMAZIONI
▪ Rapporto annuale dell’EBCO “L’obiezione di coscienza al servizio militare in Europa 2023/24”, che copre la
regione del Consiglio d’Europa (CoE), nonché la Russia (ex Stato membro del CoE) e la Bielorussia (Stato
candidato membro del CoE): https://ebco-beoc.org/sites/ebco-beoc.org/files/2024-05-15-
EBCO_Annual_Report_2023-24.pdf
▪ Rapporto del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite “Situazione dei diritti umani nei territori
temporaneamente occupati dell’Ucraina, compresa la Repubblica autonoma di Crimea e la città di Sebastopoli –
Rapporto intermedio del Segretario generale” (A/HRC/56/69): https://www.ohchr.org/en/hr-bodies/hrc/regular-
sessions/session56/list-reports
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