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KAIROS PALESTINE

Easter Message – Messaggio di Pasqua 2024
FERMATE IL GENOCIDIO

Lettera aperta ai leader delle Chiese e ai cristiani degli Stati Uniti e dell’Europa, 13 Febbraio 2024
Un nuovo appello dai cristiani di Terra santa di fronte al massacro e allo spostamento forzato dei palestinesi

Per molti anni, Kairos Palestina ha lanciato un Appello di Pasqua rivolto al mondo. Puntualmente abbiamo descritto le pesanti conseguenze della brutale occupazione israeliana, ne abbiamo raccontato l’imbarbarimento, le politiche e le pratiche che hanno alimentato diversi crimini tra cui quello, una volta innominabile, dell’apartheid.

Ogni anno abbiamo mobilitato le Chiese del mondo con veglie e incontri, attraverso riflessioni e preghiere, chiedendo di unirsi a noi nella richiesta del rispetto dei nostri diritti umani e del diritto di determinare il nostro futuro. Ecco, riconosciamo che In questi lunghi anni la solidarietà del mondo ci ha aiutato e sostenuto.

Ma quest’anno, la guerra genocida e la conseguente crisi umanitaria totale, ci hanno obbligati ad uscire con un Appello Speciale e ci hanno sollecitati a lanciare una raccolta fondi per le realtà umanitarie che operano nella Striscia e “fanno la differenza” nella devastazione totale.

La situazione della Palestina oggi

La Pasqua di quest’anno ha segnato l’inizio della ventiseiesima settimana dall’inizio dell’aggressione di Israele alla popolazione di Gaza. Kairos Palestina ha costantemente registrato e condannato tutti gli attacchi contro i civili, in particolare le famiglie e i bambini indifesi. Eppure, continuiamo ad essere scioccati e scoraggiati dal silenzio dei leader della Chiesa cattolica e degli operatori pastorali di fronte all’impressionante numero di morti a Gaza, dalle migliaia di sfollati, di malati e feriti senza cure, così come chi muore letteralmente di fame. Le immagini provenienti da Gaza sono spaventose e le statistiche impressionanti: Oltre 30.000 morti, 1,8 milioni di sfollati, mezzo milione di persone sull’orlo della fame.

Ogni sera durante il Ramadan, i musulmani della Cisgiordania celebrano l’interruzione del loro digiuno con un pasto comunitario ma quest’anno si muore di fame… La maggior parte degli abitanti di Gaza non devono nemmeno decidere un’ora in cui rompere il loro digiuno visto che vivono di stenti.

Tutti gli organismi internazionali, le organizzazioni per i diritti umani e il Segretario generale dell’ONU hanno più volte denunciato l’ECATOMBE UMANITARIA.

Eppure, noi non comprendiamo come sia possibile che alcuni cristiani continuino ancora a difendere lo stato d’Israele, a giustificare gli attacchi indiscriminati contro la popolazione di Gaza e a non denunciare quando il loro Paese persiste nel vendere armi e apparati bellici ad Israele. Come è possibile continuare incessantemente a violare il diritto internazionale senza rendersi conto di essere uno stato coloniale, mantenere un regime di apartheid ed arrivare perfino a compiere un vero genocidio a Gaza?

E mentre l’attenzione del mondo si è giustamente concentrata su Gaza, in Cisgiordania stanno crescendo vertiginosamente le violenze e gli omicidi per mano dei coloni e dell’esercito di occupazione, le demolizioni di case, le restrizioni al diritto di movimento, la pulizia etnica e la costruzione illegale di sempre nuovi insediamenti israeliani. Come ha detto un cristiano delle nostre parrocchie: “L’incertezza e la precarietà del vivere, ci stanno distruggendo. Non riusciamo mai a prevedere cosa potrebbe ancora aggiungere Israele alla sua violenza sistemica. Se un ladro entra in casa tua, chiami la polizia e se c’è una incomprensione, tu chiami i responsabili della comunità. Ma non c’è nessuno da chiamare quando un soldato israeliano viola la tua proprietà, aggredisce e minaccia impunemente, quando i coloni si ammassano e marciano sui villaggi, quando l’esercito di occupazione invade la tua casa. Ci sentiamo impotenti, depressi, abbandonati. E viviamo nelle lacrime per noi stessi, per le nostre famiglie così come per quelle di Gaza.”

La nostra richiesta rimane chiara e permanente: un cessate il fuoco immediato, il libero flusso di aiuti umanitari a Gaza, il rilascio negoziato di tutte le persone catturate da entrambe le parti e soprattutto la fine dell’occupazione e il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.

Ribadiamo il nostro sostegno al lavoro dell’UNRWA e denunciamo qualsiasi violazione del suo status giuridico e del suo lavoro, poiché è una delle uniche organizzazioni strutturate per fornire servizi di soccorso e assistenza umanitaria a circa il 70% della popolazione palestinese nella striscia di Gaza. L’UNRWA è l’ultima speranza che hanno ancora i palestinesi di non essere costretti a sfollare nel Sinai e in Egitto. Sia chiaro: arrivare a chiudere l’UNRWA sarebbe estendere il crimine di genocidio.

Ringraziamo Dio per gli amici che manifestano a milioni per le strade di tutto il mondo, rischiando l’arresto per l’esplicito schierarsi a difesa della bandiera palestinese. Sfiancante è la loro azione con i governanti nel far pressione anche solo per chiedere un cessate il fuoco permanente, il libero flusso di aiuti umanitari a Gaza, la fine dell’occupazione israeliana e il diritto palestinese all’autodeterminazione.

Cristiani nel mondo, vi imploriamo: non desistete e continuate a dare questa grande testimonianza.

C’è qualcosa in più che ognuno di noi può fare e che vi supplichiamo di fare: per favore, sii tu stesso colui che si è fatto prossimo al bisognoso, come descritto da Gesù nel Vangelo: scegli una o più delle seguenti agenzie impegnate nell’assistenza, nel nutrire, alloggiare, curare, consigliare e pregare con la gente di Gaza, e dona generosamente!

Tu, la tua comunità, il gruppo di studenti o il sindacato, la squadra sportiva e il club culturale, potete fare la differenza  offrendo il vostro contributo.

In questa Settimana Santa, come sempre, troviamo coraggio nella solidarietà che riceviamo da Cristo Crocifisso; troviamo speranza nella tomba vuota. Sappiate questo: i cristiani palestinesi sono ancora pienamente impegnati nel cammino di Gesù nella resistenza creativa nonviolenta come descritto nel nostro documento originario del 2009 Kairos Palestina, una parola di fede, speranza e amore dal cuore della sofferenza palestinese (KP, 2009), utilizzando “la logica dell’amore su tutte le energie per fare la pace” (KP, 4.2.5).”

Pur dopo tanti anni, ancora una volta si leva alta la voce: “In assenza di ogni speranza, leviamo il nostro grido di speranza. Crediamo in Dio, buono e giusto. Crediamo che la bontà di Dio trionferà finalmente sul male dell’odio e della morte che ancora persistono nella nostra terra. Vedremo qui ‘una nuova terra e ‘una nuova umanità’, capace di elevarsi nello spirito per amarci tutti come sorelle e fratelli “ (Documento Kairos Palestina  §10)

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