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Economia di guerra. È una sporca faccenda…

In questi giorni assistiamo a ciniche e volgari considerazioni di politici e strateghi circa le opportunità che la grave situazione di tensione internazionale possono significare per il rilancio dell’economia dei paesi cosiddetti ” civili”. Riportiamo di seguito alcune riflessioni..

“... da diversi anni i principali destinatari dei sistemi militari europei non sono i Paesi alleati o gli Stati democratici, bensì i regimi autoritari del Nord Africa e le monarchie assolute islamiche del Medio Oriente. Queste esportazioni alimentano tensioni e conflitti regionali: una gravissima responsabilità considerato che l’export di armamenti dei Paesi UE rappresenta più di un quarto del commercio mondiale di armi. Su un punto, invece, l’UE è colpevolmente carente: nella politica estera. L’incapacità dell’UE di essere un attore credibile nelle crisi di questi anni, dall’Iraq alla Siria, dalla Libia fino all’Ucraina (conflitto lasciato incancrenire per anni da Germania e Francia), ci dicono una cosa: l’UE non ha bisogno di un’economia di guerra, ma di cominciare, finalmente, a sviluppare una politica e una diplomazia di pace.”

(Giorgio Beretta, La voce del popolo, 11 aprile 2024). Qui il testo integrale del suo intervento:

https://www.lavocedelpopolo.it/opinioni/ue-verso-un-economia-di-guerra

dal Giornale di Brescia, 4 aprile 2024:

A questa opinione espressa hanno risposto alcuni rappresentanti dell’associazionismo nel movimento per la pace bresciano (Giornale di Brescia, 11 aprile 2024):