Mail YouTube

Nuovo libro su don Peppino Diana a 30 anni dalla morte

Era il 19 marzo 1994, giorno in cui la Chiesa celebra la Solennità di San Giuseppe, e nella
comunità casertana di Casal di Principe si consumava un omicidio destinato a rimanere
impresso nella memoria collettiva e ricordato, ancora oggi, dai media. Alle 7.20 di mattina,
mentre si preparava per la Messa, per mano di un killer della camorra don Peppino Diana
era ucciso all’interno della parrocchia di San Nicola da lui guidata. Un tragico
onomastico, un ignobile assassinio che, attraverso una documentazione diretta e
originale, in occasione del trentesimo anniversario viene ricordato nel libro “Don Peppino
Diana. Un prete affamato di vita” di Sergio Tanzarella, pubblicato dal Gruppo editoriale Il
Pozzo di Giacobbe (www.ilpozzodigiacobbe.it/donpeppinodiana).
Il volume – composto da 216 pagine – fa parte della collana editoriale Respiro, che si
prefigge di proporre testi e autori in grado di far respirare il lettore per ossigenare mente,
volontà e cuore con la potenza dell’alito (ruah) di Dio.
Don Peppino Diana era soltanto un giovane prete di trentasei anni, affamato di vita, quando
venne ammazzato senza pietà. Né cercava la morte, né desiderava il martirio. Parroco
attento ai bisogni di tutti, non è stato un funzionario del sacro, un asettico distributore di
sacramenti e di certificati, un burocrate della religione, un indifferente celebrante di morti
ammazzati. Non ha accettato di tollerare i soprusi, le intimidazioni e la paura che la camorra
imponeva a Casal di Principe e non solo. Annunciando il Vangelo in una terra di omicidi e
violenza come prete non ha mai potuto predicare la rassegnazione. In una realtà dove la
malavita organizzata pretendeva di cogestire il sacro e anche di finanziarlo, di governare e
controllare bisogni e diritti, Diana ha semplicemente offerto una speciale e indimenticabile
testimonianza sacerdotale: vale a dire che non è possibile alcuna intesa tra chi uccideva e
pretendeva di essere il padrone del mondo e un cristiano, tanto più un prete. Nel suo
esempio più che mai vivo, non vi è l’eroismo dei super uomini, bensì l’autenticità di un
semplice uomo, incarnato in una storia comune che non ha accampato scuse per tacere e
ha cercato, invece, di capire cosa andasse fatto in quel luogo e in quel momento.
«Non c’è bisogno di essere eroi – ebbe a dire questo coraggioso parroco -, basterebbe
ritrovare il coraggio di aver paura , il coraggio di fare delle scelte, di denunciare. Se la
camorra ha assassinato il nostro Paese, noi lo si deve far risorgere, bisogna risalire sui tetti
e annunciare la “Parola di vita”». Celebre, inoltre, la sua lettera scritta con l’amico Nicola
Alfiero nel Natale del 1991, in risposta agli omicidi e alle stragi dei clan che insanguinavano
l’aversano: “Per amore del mio popolo”. Don Peppino Diana avvertiva profondamente, infatti,
il senso della missione, in quanto pastore al quale è affidato un popolo, e per quel popolo
mette in conto la propria vita.
In Appendice al volume sono presenti delle testimonianza inedite di persone che hanno
conosciuto direttamente don Peppino. Tra queste quella di Augusto Di Meo (testimone
oculare dell’omicidio di don Peppino, la sua testimonianza permise di individuare
l’assassino); Ettore Franco e Giovanni Di Napoli (animatore e compagno di don Peppino
in Seminario); Marisa Diana (cugina di don Peppino e Vice sindaco di Casal di Principe);
Raffaele Nogaro (allora vescovo di Caserta) e tanti altri.

Sergio Tanzarella è ordinario di Storia della Chiesa nella Facoltà Teologica dell’Italia
meridionale e docente invitato presso l’Università Gregoriana. Per le nostre edizioni ha
pubblicato, tra gli altri: Gli anni difficili. Lorenzo Milani, Tommaso Fiore e le “Esperienze
pastorali” (2008); Lorenzo Milani. Memoria e risorsa per una nuova cittadinanza (2009); Il
pentagramma di Lorenzo Milani. Musica per la libertà (2021