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No alla modifica della 185/90? Un disegno di legge inaccettabile!

don Renato Sacco

Il Governo vuole cancellare la lista delle “banche armate”. Così titolava il comunicato stampa, del 6 febbraio scorso,  della Campagna di pressione alla banche armate (www.banchearmate.org.) Invitiamo tutti a mobilitarsi e a scrivere alla propria banca.

Un disegno di legge inaccettabile che va contrastato con fermezza. Così la Campagna di pressione alle “banche armate”, promossa dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia, commenta il Disegno di legge Atto Senato n. 855) di iniziativa governativa che modifica la legge n. 185 (“Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”), legge che dal 1990 regolamenta le esportazioni italiane di armamenti.

Col pretesto di apportare “alcuni aggiornamenti” alla legge per “rendere la normativa nazionale più rispondente alle sfide derivanti dall’evoluzione del contesto internazionale”, il Disegno di legge intende limitare l’applicazione dei divieti sulle esportazioni di armamenti, riduce al minimo l’informazione al parlamento e alla società civile, e soprattutto, elimina dalla Relazione governativa annuale tutta la documentazione riguardo alle operazioni svolte dagli istituti di credito nell’import-export di armi e sistemi militari italiani.  (…)

“La legge 185/90 – commenta p. Alex Zanotelli, direttore di Mosaico di Pace – non è mai stata accettata dai produttori di armi e dalle banche che li appoggiano. Nel corso degli anni la lobby militare-industriale ha cercato tutti i modi per manometterla e soprattutto per ridurre al minimo le informazioni sugli affari che vedono coinvolte aziende e gruppi bancari. Con queste modifiche, promosse dal governo Meloni ma sostenute anche da alcuni rappresentati politici dell’opposizione, si illudono di mettere a tacere la nostra Campagna che, invece, da oggi rilanciamo con più forza invitando tutti i correntisti a richiedere al proprio istituto di credito di non offrire servizi finanziari alla produzione e al commercio di armi o almeno di dotarsi di direttive restrittive e informative pubbliche e trasparenti sulle attività nel settore”.

I direttori delle tre riviste invitano a riflettere sulle parole con cui, in numerose occasioni, papa Francesco ha stigmatizzato il commercio di armamenti e i “fabbricanti di armi” ed in particolare sul discorso rivolto lo scorso gennaio ai membri del Corpo diplomatico: “Le guerre possono proseguire grazie all’enorme disponibilità di armi. Occorre perseguire una politica di disarmo, poiché è illusorio pensare che gli armamenti abbiano un valore deterrente. Piuttosto è vero il contrario: la disponibilità di armi ne incentiva l’uso e ne incrementa la produzione. Le armi creano sfiducia e distolgono risorse. Quante vite si potrebbero salvare con le risorse oggi destinate agli armamenti? Non sarebbe meglio investirle in favore di una vera sicurezza globale?”.

E il Senato ha approvato il 21 febbraio, con 83 voti a favore e 42 contrari.  

“Una modifica che, se diventerà legge, – scrive Rete italiana Pace e Disarmo (retepacedisarmo.org) in un comunicato – renderà meno incisivi i meccanismi di decisione e controllo (eliminando inoltre gli strumenti di trasparenza) relativamente a una questione importanti e con gravi conseguenze sulla pace, la sicurezza comune e il rispetto dei diritti umani come la vendita di armi italiane all’estero.”

Concludo con quanto ho scritto per l’Agenzia SIR: “E’ da poco iniziata la Quaresima, tempo di conversione, di revisione dei nostri stili di vita, per riconoscere davvero nella Pasqua il Cristo nostra Pace. Tra i tanti impegni (sarebbero davvero molti da elencare) che i singoli credenti e le comunità cristiane possono assumersi proprio in questo tempo dove soffiano forti i venti di guerra, potrebbe, dovrebbe esserci l’impegno per il disarmo. Disarmare i cuori ma anche disarmare le mani e il portafoglio.”