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El Salvador: terra di martiri e di speranza

Mariella Tapella, volontaria di Pax Christi in El Salvador

Mi chiamo Mariella Tapella, da 38 anni missionaria laica in El Salvador C.A., terra di San Romero e di tanti altri martiri. 

Mi è stato chiesto di poter collaborare con un nuovo strumento di Pax Christi per far conoscere realtà diverse. Mi sembra una buona iniziativa, soprattutto in questi momenti, nei quali è necessario far conoscere la realtà dal punto di vista delle “periferie” del mondo. 

Per chi non mi conosce posso solo dire che sono stata nel Consiglio Nazionale di Pax Christi  e provengo da Turbigo in provincia di Milano.  Ho avuto il privilegio e la grande responsabilità di lavorare con due Vescovi Presidenti di Pax Christi, fatti popolo.. due profeti..  Don Luigi Bettazzi e Don Tonino Bello.  Con Don Luigi – patriarca, ho condiviso parte del suo essere contemporáneamente, Presidente Nazionale ed Internazionale. 

Nel 1986 sono partíta per El Salvador.

El Salvador, dopo l’assassinio di Mons Romero avvenuto il 24 di marzo del 1980, ha vissuto una guerra civile, portata avanti da una parte dall’esercito governativo finanziato dall’oligarchia interna e dagli Stati Uniti e dall’altra dalle forze di liberazione nazionale racchiuse nel FMLN (Fronte Farabundo Martì per la liberazione nazionale).   Si erano esplorate tutte le vie democratiche, pacifiche ma… purtroppo non sono state accolte ne ascoltate.

Così, dei 12 anni di guerra ne ho vissuti 6, da luglio del 1986 a gennaio 1992 nel quale si firmano gli Accordi di Pace. 

Guerra atroce e asimmetrica: l’esercito governativo riceveva un milione  di dollari al giorno dall’impero nordeamericano.  Tanto e’ vero che San Romero scrisse una lettera all’allora Presidente Carter chiedendo di non mandare armi ma fagioli… 

Non era facile svolgere attività pastorale durante la guerra, si era molto controllati.

Le comunità Cristiane leggevano la Bibbia con “occhi nuovi” ed a partire  dalla fede nasceva l’impegno di trasformare la realtà, impregnata di ingiustizie sociali e strutturali. Si faceva e si fa una lettura popolare della Bibbia usando la metodología del: vedere, giudicare-sognare, agire per celebrare. 

Questo fa si che la vitalità della fede, si manifesti in una prassi liberatrice. 

E’ una lettura della Bibbia che permette e promueve una crescita su due lati: fede e política. Sul lato fede le persone delle comunità, sentono ogni giorno di più che il loro incontro con Dio, può avvenire solo nella Vita stessa,  attraverso la lettura personale, che porta però all’ esigenza di una lettura  comunitaria, come Popolo di Dio in cammino.

Sul lato politico l’esperienza delle comunità cristiane o di base nel continente latinoamericano è caratterizzata dalla lettura della Parola, impegnata in un processo orientato alla trasformazione di situazioni di sfruttamento ed opressione… perche l’ingiustizia e l’oppressione non coincidono con il progetto del Regno di Dio annunciato da Gesú. 

Si sognava e si sogna con una chiesa “regnocentrica”

Avevano capito che l’ ingiustizia e l’ oppressione è peccato e che la liberazione è grazia.

La salvezza dell’essere umano avviene nell’unica storia che si vive e non solo nell’aldilà. Riprendendo Esodo 3, 7-10: la liberazione dalla schiavitù d’ Egitto e’ un fatto storico di carattere socio-político ed anche un fatto salvifico. 

Le persone acquisiscono la consapevolezza che che c’è una relazione tra il messaggio bíblico di salvezza  e la liberazione storica dei popoli. Si impegnano perciò  a trasformare la realtà di ingiustizia socio-economica e politica, assumendo il progetto di Gesù, trasformandosi   così in donne ed uomini del Regno per non rimanere al margine della storia, perchè sarebbe restare al margine del Regno di Dio. 

Con questo accompagnamento, anche la missionarietà cambia di prospettiva. Si fa più entusiasmante, più coinvolgente, più creativa e oserei dire più combattiva. Ricordando San Paolo Ef. 6, 13-16… permettendo cosí anche la conversione degli adoratori degli idoli.

Ovviamente era rischioso… sempre lo è stato. In El Salvador sono state uccise  molte persone che sono vissute per il Regno,  da Mons. Romero e tanti altri: 17 presbiteri  assassinati, altri espulsi, molti catechisti/e, “celebratori” della Parola assassinati, suore ect… persone che hanno vissuto in fedeltá allo Spirito ed al Dio di Gesú che vuole che… ”fluiscano come torrente la giustizia ed il diritto”… dire che c’è stato anche un martirio di sangue ecumenico… Solamente qualche altra cifra… In 12 anni di guerra dichiarata, imposta, 75.000 persone civili uccise: donne, bambini, anziani,  8.000 scomparsi e tanti massacri.   

Il mio restare sino ad oggi, si deve all’ amore alla mia gente ed alla convinzione che, dal basso, al partire dagli esclusi, dai “desechables” come li chiama, il caro Papa Francesco, si incontra il Dio di Gesù di Nazareth. In questo modo si continua ad accompagnarli nel loro faticoso  processo di liberazione, soprattutto in questo momento che è ritornato tristemente un Governo dittatoriale che sopprime i diritti umani e le libertà soprattutto degli indios attraverso una violenza sempre più pervasiva che ci riporta a rivivere i tempi passati.  Questo processo di liberazione sta continuando anche con altre donne di  diversa denominazione cristiana ed abbiamo formato un gruppo di Donne Ecumeniche per la Pace.

Il cammino con voi continuerà con altre notizie da questa “periferia”