Carla Bellani
L’Etiopia, repubblica parlamentare federale, coi suoi 116,5 milioni di abitanti e 80 gruppi etnici è il secondo paese piú popoloso del continente e uno dei più multietnici del mondo.
Dal 2018 il capo del governo è Abiy Ahmed Ali di etnia oromo. Altre etnie rilevanti sono gli Amhara e i Tigrini. Questi ultimi fino al 2018 avevano una rappresentanza politica e militare superiore al loro peso demografico (6,1%) ed un ruolo rilevante nel governo.
L’avvento di Abiy Ahmed sembrava inaugurare un periodo di pace: nel 2019 aveva ricevuto il premio Nobel per la pace per aver posto fine alla crudele guerra con l’Eritrea che si protraeva dal 1998, con conseguenze devastanti per il Paese costiero. Ma già nel 2020, dopo mesi e mesi di tensioni tra il governo federale e quello locale della regione del Tigray, Abiy Ahmed inviava il suo esercito contro le forze del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (TPLF).Tigray, i lati oscuri del conflitto – Nigrizia
Dopo due anni di guerra, segnata da gravi crimini contro l’umanità, per lo più coperti da silenzio internazionale, nel 2022 grazie alla mediazione dell’Unione Africana, si siglava, a Pretoria, un accordo di pace che intendeva ripristinare la legge e l’ordine sociale, i servizi basilari, l’accesso agli aiuti umanitari e l’unificazione militare degli eserciti locali nell’esercito federale per la difesa nazionale. Ma le milizie della regione Amhara (la seconda regione più popolosa del Paese) rifiutavano di adeguarsi alle direttive del governo di Addis Abeba e aprivano lo scontro con l’esercito federale. Cominciava cosí un altro conflitto. I violenti combattimenti, le stragi di civili, l’esodo di milioni di persone, la fame, la grave siccità e la conseguente carestia hanno portato alcune regioni del Paese allo stremo. Oggi l’Etiopia sta affrontando una dura congiuntura economica ed è in default per insolvenza del suo debito estero. Nel tentativo di sollevare e rilanciare lo sviluppo del Paese, Aby Amhed ha stretto recentemente un accordo col vicino Somaliland al fine di ottenere l’accesso al porto di Berbera sul Mar Rosso, in cambio del riconoscimento politico del Somaliland, stato secessionista dalla Somalia e non riconosciuto a livello internazionale. E’ un accordo che potrebbe facilitare le operazioni commerciali dell’Etiopia ma che mette in crisi i già difficili rapporti coi paesi del Corno d’Africa ed è foriero di possibili conflitti nell’area regionale. Etiopia: Abiy Ahmed alla conquista del Mar Rosso – Nigrizia