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Eritrea, un paese dove chi riesce scappa

Carla Bellani

L’Eritrea pur essendo un piccolo paese ha un’importanza strategica rilevante per la sua posizione lungo la costa del Mar Rosso, come retroterra del Canale di Suez e sbocco commerciale dei traffici provenienti dall’altopiano etiopico. Dopo la colonizzazione italiana e la successiva occupazione britannica, l’Etiopia annesse l’Eritrea (1962), nonostante le Nazioni Unite nel 1950 avessero stabilito che l’Eritrea doveva essere federata all’Etiopia, rimanendo autonoma. Questa unione forzata fu la causa di un conflitto fra Eritrea e Etiopia che durò trent’anni, alla fine del quale Asmara conquistò l’indipendenza, sancita da un referendum nel 1993.

Alla guida del paese si impose Isaias Afewerki, leader dell’Eritrean People’s Liberation Front (Eplf), il movimento che aveva combattuto la lotta di liberazione e che nel 1994 diventò partito politico: il People’s Front for Democracy and Justice (Pfdj).

L’indipendenza dell’Eritrea dall’Etiopia non ha portato al paese né libertà né democrazia. Isaias Afewerki  da 32 anni è presidente di uno stato senza costituzione, elezioni politiche, parlamento, bilancio pubblico. Il suo potere autoritario si regge sulla repressione del dissenso, su forti lacerazioni sociali e su una costante conflittualità coi Paesi del Corno d’Africa. Dall’indipendenza si è scontrato con Sudan, Gibuti, Yemen ed Etiopia e poi col Tigray, (regione nord dell’Etiopia) in una guerra terminata nel 2022. Etiopia: l’esercito eritreo sta lasciando il Tigray – Nigrizia

L’Eritrea è uno dei paesi più militarizzati al mondo: una prigione a cielo aperto, dove hanno la meglio i servizi segreti, dove si praticano arresti arbitrari, sparizioni ed esecuzioni extragiudiziali. Il servizio militare a tempo indeterminato, usato come lavoro forzato, spinge tanti giovani a fuggire. L’Eritrea è infatti ai primi posti quanto a numero di rifugiati. E’ invece agli ultimi posti rispetto a tutti gli indicatori dei diritti umani. Secondo l’Onu i due terzi della popolazione vive sotto la soglia della povertà a causa delle guerre, la pandemia e la siccità; l’80% dipende da un’agricoltura di sussistenza. Il sottosuolo è ricco di risorse minerali ma la gestione economica non trasparente non rivela i profitti prodotti. Negli ultimi anni, l’Eritrea ha rafforzato l’asse con società cinesi che hanno  assunto il controllo di quattro progetti minerari del Paese Eritrea: Afwerki a Pechino rafforza lo storico legame con la Cina (nigrizia.it) e coopera con la Russia in materia di armi, energia e politica internazionale. Condivide con Russia e Cina la visione di un mondo multipolare in posizione antioccidentale e vede nell’attuale situazione geopolitica internazionale un’opportunità per