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GUERRA ALLA GUERRA – Mazzolari e Milani profeti di pace

Sabato 13 gennaio si è tenuto a Bozzolo (MN) un interessantissimo e partecipato convegno sulle figure di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani dal titolo “ Guerra alla guerra” che ha visto la partecipazione di oltre 400 partecipanti- tra cui rappresentanti anche di diverse associazioni e movimenti tra i quali anche una importante rappresentanza anche di Pax Christi (don Renato Sacco e alcuni componenti dei punti pace di Bergamo, Brescia, Bologna, Milano, Vicenza).
Sollecitati dal giornalista Paolo Gualandis– Direttore de “ La Provincia di Cremona”, Don Bruno Bignami– direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro e Rosi Bindi, presidente del Comitato per il centenario della nascita di don Lorenzo Milani – hanno tratteggiato i caratteri ed i carismi dei 2 sacerdoti, non ” santini” ma… con l’odore delle pecore come ama dire papa Francesco.
Due figure strettamente connesse con un legame reso ancora più forte dalla giornata del 20 giugno 2017 quando Papa Francesco ha voluto visitare la tomba di don Primo a Bozzolo e la tomba di don Lorenzo a Barbiana, indicandoli come esempi di parroci che hanno saputo lottare e soffrire per la propria fede, per la Chiesa e per il Vangelo.
Schietti ed esigenti Mazzolari e Milani lo furono anzituto con se stessi, ma anche con la società, la politica, la cultura. E sono tuttora, e saranno sempre, punti di riferimento per quanti non si rassegnano alla sopraffazione»
Il primato della coscienza è la bussola che orienta l’azione dei due sacerdoti.

Don Bignami ha ricordato, in particolare, come per don Mazzolari fosse importante la necessità di istituzioni sovranazionali (e sappiamo quanto ce ne sarebbe bisogno oggi dove la parola è alle armi) e anche il tema della obiezione di coscienza per «organizzare la pace», perché per lui «il tema centrale è quello della coscienza», oggi «anestetizzata». Bindi ha citato più volte Papa Francesco: «Quello che dice, il messaggio del Vangelo, è scomodo per i benpensanti, che mostrano una certa insofferenza verso di lui». Ed ecco perché «i cristiani sono chiamati a impegnarsi, perché la democrazia esiste in virtù di un fondamento spirituale.»
Nel corso del Convegno l’attore Luciano Bertoli ha letto alcuni brani dei testi di don Primo e don Lorenzo. Ne riportiamo alcuni stralci:
“.. A parte che la guerra è sempre criminale in sé e per sé (poiché affida alla forza la soluzione di un problema di diritto); a parte che essa è sempre mostruosamente sproporzionata (per il sacrificio che richiede, contro i risultati che ottiene, se pur li ottiene); a parte che essa è sempre una trappola per la povera gente (che paga col sangue e ne ricava i danni e le beffe); … a parte che essa è sempre inutile strage (perché una soluzione di forza non è giusta e sempre comunque apre la porta agli abusi e crea nuovi scontri): qual è la guerra giusta e quella ingiusta? Grandi e belle realtà la patria, il popolo, la libertà, la giustizia… Ma esse van servite con la pace: ché la guerra ammazza la patria, la quale, se non è un nome vano, è fatta di cittadini, di case; immiserisce il popolo; fa servi di dittatori o stranieri; e con la miseria eccita furto rapacità e sfruttamento, per cui l’ingiustizia aumenta. Chi ama veramente la patria le assicura la pace, cioè la vita: come chi ama suo figlio gli assicura salute. La pace è la salute di un popolo…” (don Primo Mazzolari – “ Tu non uccidere”, 1955)
“… Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto…” (don Lorenzo Milani – “ Lettera ai cappellani militari”, 1965)
“… Ho insegnato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia…” (don Lorenzo Milani – “ Lettere a una professoressa”, 1967)

Due sacerdoti, testimoni esemplari della loro missione che meritano davvero di essere riscoperti anche tramite la rilettura dei loro scritti.
(Mauro Scaroni)