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A Bologna per sostenere ancora una volta il popolo palestinese e invocare la pace

Quasi duecento persone hanno partecipato alla 46esima Giornata Onu di solidarietà al popolo palestinese che si è svolta sabato 2 dicembre nella sala conferenze del Centro “Katia Bertasi” di Bologna, organizzata dalla Campagna Ponti e non muri di Pax Christi Italia. Un’iniziativa che quest’anno ha avuto un significato particolare, e oltremodo doloroso, poiché si è svolta mentre la popolazione civile continua a morire ogni giorno sotto i bombardamenti a tappeto dell’esercito israeliano sulla Striscia di Gaza. “Il governo Netanyahu ha avuto notizia dei piani d’attacco di Hamas con un anno d’anticipo ma non ha fatto niente per prevenirli”, hanno denunciato i relatori citando le recenti rivelazioni del New York Times. La convinzione sempre diffusa è che Israele stia usando l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso come pretesto per attuare una seconda Nakba. E continui ad agire nel più totale disprezzo delle norme internazionali anche per dare un’accelerazione decisiva alla pulizia etnica nei territori occupati della Cisgiordania. I lavori della giornata bolognese sono iniziati la mattina con un focus dedicato alle violazioni dei diritti umani dei palestinesi alla presenza della coordinatrice campagne di Amnesty International Tina Marinari, di una militante dei giovani palestinesi in Italia e di don Nandino Capovilla, fondatore della campagna “Ponti e non muri” di Pax Christi che da quasi vent’anni denuncia le discriminazioni contro il popolo palestinese nel quadro del brutale sistema di colonizzazione imposto da Israele.

Il pomeriggio è stato incentrato invece sul tema dell’informazione e sul racconto parziale, distorto e spesso del tutto fuorviante che i principali organi televisivi e di stampa italiani davano già prima del 7 ottobre. Ma anche a livello internazionale questo ennesimo capitolo dello scontro tra Israele e Gaza si presenta chiaramente come una guerra di informazione: da una parte la collaudata macchina di propaganda israeliana con derivazioni in tutto il mondo occidentale, dall’altra i giornalisti e i civili sotto attacco dentro la Striscia, armati soltanto di smartphone. Ne hanno discusso la vicedirettrice del Manifesto Chiara Cruciati e la giornalista italo-palestinese Alba Nabulsi sollecitate anche da un cospicuo numero di domande da parte del pubblico. La speranza è che il grande attivismo sui social network dei giornalisti di Gaza durante questa distruzione senza precedenti possa rappresentare il punto di svolta di questa nuova fase della guerra e che le immagini dei morti, dei bombardamenti al fosforo bianco e dei bambini massacrati negli ospedali riescano finalmente a scuotere la cattiva coscienza e l’ipocrisia occidentale.

Riccardo Michelucci