Mail YouTube

4 NOVEMBRE, NON FESTA MA LUTTO – e oggi ancora, lutto su lutto…

(pubblichiamo un prezioso contributo di don Maurizio Mazzetto del punto pace Pax Christi di Vicenza)

PER UN 4 NOVEMBRE DI PACE. IL SEMICERCHIO MORTALE
Da qualche anno, osservando le guerre in corso nella zona del mondo più prossima all’Europa, alcuni storici ed analisti politici hanno evidenziato un semicerchio mortale dove si svolgono conflitti e guerre che sono il lascito mortale della Prima guerra mondiale, della sua nascita, del suo svolgimento e del modo in cui essa si è conclusa.
Attenzione: lascito non della Seconda guerra mondiale – come verrebbe da pensare – ma della Prima, essendo la seconda – ad una lettura più attenta della storia – la ‘prosecuzione’ della Prima: non a caso gli storici accostano le due Guerre mondiali definendole una seconda “Guerra dei trent’anni” che ha coinvolto l’Europa. Dalla Prima guerra mondiale scaturiscono, nel Continente europeo, le dittature che conosciamo più da vicino, quella tedesca ed italiana. Con il nazifascismo tedesco – che fece leva sull’ “umiliazione” che subì la Germania al termine della Guerra – e con il fascismo italiano, che lo fiancheggiò, furono poste le premesse per lo scoppio della Seconda guerra mondiale.


Si diceva di un semicerchio mortale. Eccolo: Ucraina, Siria, Palestina, Libia, … Tutte situazioni geo-strategiche ‘irrisolte’, che risalgono agli anni della Prima guerra mondiale e immediatamente successivi.
Per questo motivo gli storici oggi concordano nel definire la Prima guerra mondiale come “lo spartiacque” della nostra storia. Qualcuno la chiama “la catastrofe originaria”: quella che, appunto, sta all’origine di tanti problemi e drammi che ancor oggi noi viviamo.
Così aveva concluso un suo articolo lo storico Albero Guasco all’inizio del centenario della Prima guerra mondiale: “Si provino a osservare alcune aree di crisi geopolitica degli ultimi vent’anni: dai Balcani all’ovale caucasico, dal medio Oriente ai vecchi confini fissati dalla pace di Brest-Litovsk. Ciascuno di questi teatri sembra rimandare a nodi che – con un secolo di penso in più sulle spalle – è la Grande guerra ad aver posto sul tappeto. Come se le conseguenze remote del primo conflitto mondiale, più che remote, fossero prossime e future” (“Quel “secolo breve” di lunghi orrori”, Jesus, luglio 2014).
In un’intervista uscita nello stesso anno il regista Ermanno Olmi dichiarava: “I soldatini ingenui, animati da sincero amor patrio, furono sedotti e ingannati dalle alte sfere, mentre le alte sfere erano sedotte dalla loro stessa stupidità. Ecco, forse la stupidità di chi si trova la vertice è il tratto che accomuna tutte le guerre”. (v. Asiago ieri, oggi, domani, trimestrale, luglio-agosto 2014).
Mentre il giornalista Paolo Rumiz scriveva: “ (…) Nel ’41 gli ucraini di Leopoli festeggiarono la Wehrmacht che attaccava l’Unione Sovietica. Ma gli ucraini non sapevano niente di Hitler, credevano che si trattasse di una riedizione dell’Impero asburgico, si illudevano che sarebbe stato restaurato l’ordine precedente la Prima guerra mondiale. (…). Tutto già scritto nel ’41. Anzi, a pensarci bene, nel ’14, quando bosniaci e croati in divisa austriaca passano la Drina per invadere la Serbia. Dall’Ucraina ai Balcani è impossibile ignorare quel grande inizio, perché tutto nasce allora.” (in Come cavalli che dormono in piedi, Feltrinelli, 2014).
Poiché, dunque, “Le guerre non scoppiano per caso: sono il punto di arrivo di un processo. Non bisogna mai avere paura di risalire il corso dei decenni per domandare come e perché” (Elizabeth Bowen), a noi spetta il compito di conoscere e comprendere, per agire efficacemente, oggi, nei diversi contesti di crisi e di conflitto.


E se il nostro pensiero ed il nostro cuore assistono con dolore in questi giorni al massacro di Gaza e dei palestinesi tutti ad opera del governo e delle forze armate israeliane, mettendo in pericolo la pace di tutto il mondo e prospettando una possibile una Terza guerra mondiale, ci rivolgiamo alla coscienza di ogni essere vivente per dire con don Primo Mazzolari: “Sono secoli e secoli che ci muoviamo l’uno contro l’altro, che innalziamo e abbattiamo confini, costruiamo cimiteri e rancori, e non abbiamo ancora capito che per VIVERE bisogna VIVERE INSIEME e che è sciocco oltreché omicida parlare di grandezza, di potenza, di supremazia e di altre brutte consimili cose, quando si sa per esperienza che è come scavarci la tomba”.

(don Maurizio Mazzetto, 4 novembre 2023)