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Il Corno d’Africa tra instabilità, guerre, cambiamento climatico

L’area regionale del Corno d’Africa comprende Eritrea, Etiopia, Gibuti, Somalia, Sudan e Sud Sudan.
È un’area segnata da una povertà estrema tanto da occupare gli ultimi posti, nel continente e nel mondo, nell’indice di sviluppo umano. E’ anche la zona tra le più esposte agli effetti dei cambiamenti climatici, tra cui una drammatica siccità.
Da decenni, è considerata una delle regioni più instabili di tutta l’Africa sub-sahariana. A tensioni locali di livello etnico, religioso e politico, si aggiungono fattori di competizione tra gli stati per l’egemonia regionale, oltre all’interferenza di potenze straniere.
La posizione geografica del Corno d’Africa è strategica perché garantisce il controllo delle rotte marittime di merci tra Europa, Africa, Asia e, parzialmente, Medio Oriente. Ciò ha favorito il moltiplicarsi di strutture militari di diversi Paesi interessati al controllo commerciale: una concentrazione che ha aumentato le tensioni, in un quadro già altamente instabile.
La corsa al Corno d’Africa da parte di potenze esterne non si gioca solo sul piano militare, ma anche su quello economico. La Cina per esempio, ha investito massicciamente in infrastrutture per lo sviluppo dei Paesi della regione, tra cui Sudan e Sud Sudan che si sono separati dopo il referendum del 2011. Insieme, i due Paesi posseggono risorse naturali importanti (acqua, petrolio, oro, ….) il cui sfruttamento, da parte di forze locali e internazionali, genera continui scontri e guerre.
ln Sudan, attualmente, si stanno scontrando due opposti eserciti con conseguenti indicibili violenze sulla popolazione, e col rischio che gli scontri si estendano a tutto il paese.
Come sempre accade, la guerra in uno stato del Corno d’Africa rischia di travolgere i precari equilibri economici e geopolitici della regione circostante e di esportare il conflitto nei paesi limitrofi. Da qui l’importanza che Sudan e Sud Sudan possano uscire presto dal baratro della guerra.