Mail YouTube

La diplomazia delle città

Sergio Paronetto

In un momento così carico di violenze, di appelli alle armi e alla distruzione (reciproca), sento l’esigenza di invocare, come dice il papa (11 ottobre), “il coraggio della fraternità”, vera alternativa alle guerre, rivoluzione personale e geopolitica.

E’ importante coltivare germogli di speranza. È utile sapere, ad esempio, che tante città italiane sono gemellate con città israeliane e /o palestinesi. Verona, ad esempio, nel 1998 si è gemellata con la città israeliana di Ra’anana e quella palestinese di Betlemme. Un’idea cara a Giorgio La Pira, secondo il quale gli Enti locali possono svolgere un ruolo stimolante al fine di “unire le città per unire i popoli” (come diceva il sindaco di Firenze). Lui riteneva che le città fossero i soggetti originari della civiltà umana e del diritto internazionale. Ricordo anche tante iniziative degli anni scorsi orientate alla riconciliazione. Oltre a “Ponti e non muri”, ho seguito quelle di “Parents’ Circle” , associazione che raggruppa genitori o parenti di vittime del conflitto che hanno rifiutato la logica della vendetta per costruire assieme percorsi di riconciliazione. “La vendetta chiama vendetta, aumenta le famiglie addolorate e le sofferenze”, dicevano spesso. “Abbiamo deciso di raccontare le nostre storie, di mostrare il nostro volto umano. La riconciliazione è possibile”.

Nella mia mente si affollano, oltre a Parents’ Circle, altre realtà costruttive come Nevé Shalom-Wahat al Salam, la Rondine di Arezzo, l’Operazione Colomba,  associazioni femminili sia israeliane che palestinesi, i piccoli fratelli e le piccole sorelle di Charles de Foucauld, le suore comboniane, la Rete Radié Resch, la Preghiera delle madri. Risuonano nella mente le parole del “Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmato negli Emirati Arabi il 4 febbraio 2019 dal rettore dell’Università egiziana Al-Azhar e da papa Francesco. Esso dichiara di “adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio“. Forse è da qui che dobbiamo ripartire.