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Guerre e migrazioni: le nostre inquietudini!

Savino Pezzotta

La Guerra in Ucraina continua a tormentare le nostre coscienze. Ci fa soffrire, anche, l’ammissione della nostra impotenza, anche se quest’ultima debolezza alimenta maggiormente il nostro desiderio di pace. Ci stiamo sempre più convincendo che non sarà la politica a risolvere la questione della guerra perché è ormai in preda a una febbre isterica che ritiene possibile la pace solo con la vittoria di uno dei contendenti.
Come pacifisti siamo tanto vicini al popolo ucraino per la sofferenza che subisce a causa dell’aggressione russa, che segna terribilmente le vicende di quel Paese così caro, così importante. Sappiamo anche che la pace richiede sempre la costruzione di una trama e di una convergenza di tanti, per questo che riteniamo necessaria una mobilitazione permanente.
Lo stesso tormento che ci assale per la guerra in Ucraina aumenta vedendo il crescere delle Guerre in Africa.
Tra i principali conflitti in Africa, possiamo citare:
La guerra civile somala, iniziata nel 1991 dopo la caduta del regime di Siad Barre e ancora in corso tra il governo federale, sostenuto da una missione dell’Unione Africana, e vari gruppi armati, tra cui il movimento islamista Al-Shabaab.
Il conflitto del Darfur, scoppiato nel 2003 tra il governo sudanese e i ribelli delle regioni occidentali del paese, accusati di marginalizzazione e discriminazione. Il conflitto ha provocato oltre 300.000 morti e milioni di sfollati, ed è stato oggetto di accuse di genocidio da parte della Corte Penale Internazionale.
Il conflitto del Kivu, una serie di scontri armati tra le forze governative della Repubblica Democratica del Congo e vari gruppi ribelli, tra cui il M23 e le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda, nella regione orientale del paese. Il conflitto è legato alla presenza di ricche risorse minerarie nella zona e alla presenza di rifugiati provenienti dal Ruanda dopo il genocidio del 1994.
La guerra in Mali, iniziata nel 2012 con la dichiarazione d’indipendenza dell’Azawad da parte dei ribelli tuareg, appoggiati da gruppi islamisti. Il.
• L’insurrezione di Boko Haram, una rivolta armata contro il governo nigeriano e la violenza interreligiosa in Nigeria, condotta dal gruppo islamista Boko Haram, che mira a instaurare uno stato islamico nel nord-est del paese.
La seconda guerra civile in Libia, scoppiata nel 2014 dopo la caduta del regime di Gheddafi e la divisione del paese tra due governi rivali: quello di Tripoli, sostenuto dall’ONU e dalla Turchia, e quello di Tobruk, sostenuto dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti. Il conflitto ha visto anche il coinvolgimento di vari gruppi armati locali e stranieri, tra cui l’ISIS.
La crisi anglofona in Camerun, una insurrezione dei gruppi separatisti del Camerun anglofono contro lo stato camerunese, accusato di oppressione e discriminazione nei confronti della minoranza linguistica. Il conflitto ha provocato oltre 3.000 morti e centinaia di migliaia di sfollati.
La guerra del Tigrè, scoppiata nel 2020 tra il governo federale etiope e il Fronte di Liberazione del Popolo del Tigrè (FLPT), accusato di aver attaccato delle caserme al nord del paese. Il conflitto ha causato migliaia di morti e sfollati, ed è stato aggravato da accuse di violazioni dei diritti umani e di ingerenza da parte dell’Eritrea.
Quello che sta succedendo in questi paesi Africani evidenzia come la situazione migratoria sia essenzialmente e in molti casi frutto anche delle guerre e che a fronte di tutto questo la coscienza di ogni persona è chiamata ad interrogarsi e ad andare oltre le ragioni politiche ed elettorali e nazionaliste per attestarsi sul valore della solidarietà umana.
Bisogna che cessino le propagande, i pressapochismi, i sovranismi per chiedere al Governo Italiano la definizione e l’attuazione di una politica migratoria di stampo umanitario, di cura delle persone.
Si deve prendere atto che le politiche repressive messe in atto dal nostro Governo e dall’Unione Europea sono fallite e ci hanno mostrato che non hanno portato da nessuna parte e sono solo uno spreco di risorse che meglio andrebbero utilizzate per l’accoglienza.

Bergamo, 17 Settembre 2023