Ancora una sfida per Vito Mancuso, che in questo suo ultimo libro riprende la riflessione su una domanda fondamentale: quale è il senso della vita dell’uomo sulla terra? Quale è il senso del bene e del male che gli uomini e le donne sono capaci di generare? Delle guerre che si nutrono del sangue degli uomini e del progresso indubitabile in termini di benessere e di giustizia? Della natura che può essere madre ma anche matrigna, della vita dentro cui siamo capitati nascendo senza sapere perchè e della morte, vita che se ne va e nessuno sa dove? Interrogativi dell’uomo che portano inevitabilmente, secondo Mancuso, a parlare di Dio: “ di Dio in quanto fondamento e direzione dell’essere, principio e porto di tutte le cose”. E parlare di Dio oggi, nella gravità del tempo che l’occidente sta vivendo, in cui lo stesso “pensare” Dio è diventato quasi impossibile, significa fare della teologia “incarnata”, superare la visione di un Dio come “persona”, che comanda, giudica, condanna, esercita un potere esterno assoluto e irresistibile, il Dio biblico che ordina ad Abramo il sacrificio di Isacco, per tornare a pensare “insieme” Dio e il mondo, Dio e l’uomo, “come un unico sommo mistero, quello della generazione della vita, dell’intelligenza, della libertà, del bene, dell’amore”. La storia dimostra come ogni grande civiltà sia stata tale solo “nella misura in cui ha saputo raggiungere l’armonia tra sapere di Dio, o del divino, in quanto senso complessivo del vivere e gerarchia dei valori, e sapere del mondo, in quanto concreta esperienza della natura e della storia” e come ogni religione senza più presa sulla società diventi inutile, così come una società senza radicamento nella religione venga corrosa dall’egoismo, dal nichilismo, dall’affarismo. Il nostro tempo, e la nostra società, vivono, secondo Vito Mancuso, questa crisi di senso, la crisi di una religione senza cultura, la crisi di molti uomini che sentono di non poter più credere a ciò che propongono le dottrine ufficiali delle religioni istituite, ma al contempo sentono di non poter rinunciare allo slancio vitale e al gusto positivo del mondo che da sempre accompagna il cammino dell’umanità. Uomini “perplessi” appunto, incerti, dubbiosi, irresoluti, tra un quadro dottrinale che non produce cultura, visione e sentimento del mondo, e l’esperienza del mondo come vita quotidiana e come sapere, un sapere scientifico e tecnologico dall’immensa crescita, uomini con un desiderio non saziato di senso e di spiritualità.
Il motivo conduttore del libro è il primato della coscienza e dell’autenticità sulla gerarchia e sulla tradizione, della libertà e della responsabilità personale sull’obbedienza, certamente un libro che farà discutere, perché come sempre, Mancuso apre la strada verso una fede basata sull’amore e sul dialogo, sulla libertà e sulla giustizia, contrapposta ad un’adesione alla dottrina e ad una obbediente sottomissione alla Chiesa.
La teologia di Mancuso non è affatto consolatoria, segno di tempi permissivi e relativisti, al contrario, è una teologia che impegna ogni uomo ad assumersi personalmente il compito di realizzare il bene, sintesi di giustizia, verità, bellezza. E’ una teologia gioiosa perchè indica come senso della vita il bene, ma è al contempo ardua, perché consapevole delle difficoltà, talvolta della drammaticità delle condizioni in cui spesso all’uomo è dato di vivere.
Questo libro, che pur attinge ad una quantità sterminata di fonti, di testimonianze e di rilflessioni, non perde mai di tensione e ci accompagna con passione passo dopo passo in un cammino di grande fascino e di assoluta attualità.
Rosanna Tommasi rosannatommasi@fastwebnet.it
> ROSANNA TOMMASI è la nuova curatrice di questa RUBRICA “Segna Libro”. Acuta osservatrice di tutto ciò che nel Paese muove il presente ad un futuro di speranza, Rosanna ama la sua città di Milano quanto l’Africa, la Palestina e “un mondo diverso possibile”. Nella rubrica ci invita a leggere pagine importanti che alla luce del Vangelo possono diventare addirittura preziose. Grazie Rosanna!