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TRAFFICI DI ARMI SEMPRE MENO TRASPARENTICE LO DICONO I “FARI DI PACE” ACCESI NEI PORTI ITALIANI

Le annunciate modifiche alla Legge 185 del 1990, che intendono “avocare” al governo le autorizzazioni
ai trasferimenti di armamenti e annullare le autorizzazioni all’interno dell’Unione Europea, sarebbero una
grave limitazioni dei poteri di controllo del parlamento e della società civile su uno dei capitoli più
sensibili della politica estera italiana.
Pax Christi e the Weapon Watch, tra gli organizzatori degli eventi dei “Fari di Pace” nelle città
portuali italiane, esortano i rappresentanti eletti a respingere il tentativo di tornare all’arbitrarietà
“politica” nella concessione delle autorizzazioni. I “Fari di pace” si vanno accendendo nei porti della
penisola, come a Genova, luogo di una clamorosa obiezione di coscienza da parte di lavoratori portuali,
dove siamo andati in corteo a chiedere il rispetto della legge 185 , come a La Spezia, come a Napoli , ed
ora verso Bari e Ravenna e poi Trieste, Monfalcone.
Le guerre si alimentano con carichi di armi in larghissima parte via mare e con procedure di caricamento
e transito non sempre trasparenti.
La Legge 185 prevede, infatti, criteri espliciti e certi per la concessione o meno dell’autorizzazione, tra
cui il divieto all’esportazione verso: paesi in stato di conflitto armato; paesi la cui politica contrasti con
l’art. 11 della Costituzione; paesi sotto embargo; paesi che violano le convenzioni sui diritti umani; paesi
che, ricevendo aiuti dall’Italia, destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa
del paese.
Nonostante questi criteri, molte sono state le violazioni nei trentatré anni di applicazione della legge.
Basti pensare alle bombe RWM autorizzate per l’Arabia Saudita e impiegate contro la popolazione civile
yemenita; e recentemente ai materiali delle forze armate spediti nell’Ucraina invasa dall’esercito russo.
Tra le reiterate violazioni dobbiamo anche inserire la difficile leggibilità e i ritardi con cui viene
pubblicata la Relazione annuale del governo al parlamento.

La Legge n. 537 del 24 dicembre 1993 ha abolito il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali
di armamento per la difesa (CISD), che si vuole ora riesumare.
Ora vediamo rispuntare quel Comitato di cui farà parte anche il ministro del “Made in Italy” quindi vi
siederà non solo un ministro che è stato rappresentante di aziende produttrici di armi , ma pure il ministro
che vuole rilanciare l’export delle eccellenze italiane , fra le quali sarebbero da annoverare pure le armi.
Noi siamo invece orgogliosi che la nostra Repubblica abbia saputo darsi una legge di civiltà e di umanità
come la 185 e protestiamo contro ogni iniziativa che la voglia ridurre a strumento di politica estera
secondo convenienze , anziché secondo principi etici e costituzionali.


Norberto Julini – Coordinatore nazionale di Pax ChristiCarlo Tombola – Presidente di Weapon Watch Italiadon Bruno Bignami, teologo