Carlo Tombola
Da alcuni mesi, con successivi incontri, si è costituito un gruppo di lavoro a Bari a cui hanno contribuito:
- Tavolo della pace diocesi di Bari
- Stellamaris Bari
- CGIL Puglia
- coordinamento studenti contro la guerra Bari
- Missioni Comboniane
- esperti e ricercatori in ambito economico
- con il coordinamento di Pax Christi e dell’osservatorio Weapon Watch di Genova.
Si è giunti così a un programma di iniziative locali da concentrare tra 30 settembre e 8 ottobre, non in sovrapposizione ma propedeutiche e a sostegno della settimana di mobilitazione globale per la pace decisa al recente vertice di Vienna per la pace.
Le iniziative si intendono rivolte in particolare
- alla sensibilizzazione del grande pubblico per le tematiche legate all’“economia di guerra”, a partire dalle situazioni locali (industria per la difesa, finanziamenti ai programmi di ricerca con finalità militari e di sicurezza, insediamenti e servitù militari sul territorio ecc.) e alla loro proiezione, ai loro effetti concreti su destinatari e territori lontani (le guerre dimenticate). Riassumibile con lo slogan dei pacifisti spagnoli La guerra empieza aquì
- ai lavoratori dei settori ‘militarizzati’, in particolare quelli dei trasporti e della logistica da cui sono venuti gli esempi più importanti delle forme di lotta nonviolenta contro l’economia di guerra (ad es. i portuali genovesi, più volte citati da papa Francesco)
- alla costituzione di un osservatorio locale (barese e/o pugliese) sul movimento delle armi attraverso i porti, che ne monitori il passaggio e ne renda espliciti i legami con il retroterra produttivo orientato all’industria della difesa, così come le possibilità di riconversione già possibili e socialmente sostenibili. Osservatorio che dia localmente continuità al lavoro di ricerca critica verso l’economia di guerra, e che partecipi a una rete internazionale di scambio di informazioni e analisi sul movimento delle armi via mare
- alle autorità che autorizzano e controllano in Italia il commercio di armamenti, per richiamarle al rispetto della lettera e dello spirito delle leggi nazionali e dei trattati internazionali che già limitano i casi di concessione delle autorizzazioni, ed escludono i paesi in guerra e quelli i cui governi possono impiegarle per reprimere il dissenso interno; oltreché il dettato della Costituzione italiana.
In quegli stessi giorni Bari può ospitare una replica di quegli eventi chiamati “Fari di Pace” che negli scorsi mesi sono stati promossi e coordinati da Pax Christi e dall’osservatorio Weapon Watch, e che si sono svolti in altre città portuali (Savona, Genova, La Spezia, Napoli).
Spirito e prassi dei “Fari di Pace” è quello di costruire alleanze al di là degli steccati ideologici e dei settarismi, di allargare il fronte contro la guerra e rendere meno isolata la voce di papa Francesco e di quei pochi che mettono in guardia contro l’irreversibilità della corsa agli armamenti in corso. Quanto all’adesione della Chiesa ufficiale, è stata ovviamente diversa da luogo a luogo, mostrando spesso una vicinanza se non una consonanza notevoli, come nei casi di Genova – dove sulla scalinata di San Lorenzo si sono trovati due vescovi, p. Marco Pasta e mons. Gero Marino – e di Napoli, dove don Mimmo Battaglia ha invitato nella cattedrale i partecipanti alla ‘marcia della pace’ provenienti dal porto.