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Se vogliamo la Pace prepariamo la Pace

La guerra comincia alla Spezia

Giancarlo Saccani
Giorgio Beretta

Per diversi giorni la nostra città è stata immersa in una militarizzazione arrogante e invadente,
tra celebrazioni e parate militari e la fiera navale-militare SeaFuture. Tutto ammantato di
sostenibilità ambientale e sviluppo tecnologico o presentato come un doveroso impeto di sano
patriottismo.
Dal 22 al 28 maggio, il raduno nazionale dei bersaglieri ha inondato tutta la provincia di fanfare
e celebrazioni in divisa. Il 9 giugno la festa della Marina Militare ha visto le acque del nostro
golfo occupate da numerose unità navali militari e il cielo solcato a bassa quota dal volo degli
F35 decollati dalla portaerei Garibaldi.
Il comitato Riconvertiamo Sea Future e i promotori del Presidio settimanale “Se vogliamo la
Pace, prepariamo la Pace!” denunciano la reiterata spettacolarizzazione dell’apparato militare e
in particolare l’utilizzo dei cacciabombardieri F35 che hanno volato a bassa quota nel centro
della città, creando non poco sconcerto e timore nella cittadinanza.
A questa denuncia si sono uniti anche un gruppo di docenti delle scuole superiori della città che
hanno sottolineato come questa spettacolarizzazione dell’apparato militare, rappresenti “un
processo a cui noi, educatori e docenti, ci opporremo con forza, perché sappiamo che è
funzionale oggi a percepire come normale la guerra nella quale il paese è coinvolto, suo
malgrado e nonostante la Costituzione lo vieti; domani, ad assistere alle partenze dei nostri
studenti, attirati dagli incentivi economici e professionali connessi all’iscrizione nella riserva
militare volontaria, salvo vederne tornare le spoglie – Dio non voglia – ricoperte dalle bandiere e
“ legate strette perché sembrino intere “.

Su questo punto le autorità militari incontreranno nella scuola una convinta resistenza, dovuta ai
fini opposti che destiniamo al rispettivo rivolgerci ai giovani: loro per reclutarli e renderli
obbedienti, noi per farne donne e uomini autonomi e pensanti. “
Al centro di tutto questo c’è “Seafuture 2023”, il salone militare-navale che è stato inaugurato
lunedì 5 giugno all’Arsenale militare di La Spezia dal ministro della Difesa, Guido Crosetto.
L’evento, giunto all’ottava edizione, è stato organizzato da Italian Blue Growth insieme alla
Marina Militare, ed è promosso dalle aziende del comparto militare, soprattutto da quelle a
controllo statale: dal colosso delle navi Fincantieri (Strategic sponsor), a quello dei missili MBDA
(Diamond sponsor) alla principale azienda nazionale produttrice di armamenti, Leonardo (Silver
sponsor).
“Seafuture è cresciuta negli anni e oggi si afferma nel panorama nazionale e internazionale
come piattaforma di business e confronto tecnico-scientifico che mette intorno allo stesso tavolo
i big player dell’economia del mare, la Marina Militare, le piccole e medie imprese, gli esponenti
del mondo accademico e della ricerca, i cluster tecnologici marini e marittimi”, affermano i
promotori.
A cui hanno replicano le numerose associazioni locali del comitato “Riconvertiamo Seafuture”
che sabato 3 giugno ha dato via ad un corteo di protesta lungo le vie della città ligure a cui
hanno partecipato oltre 200 cittadini. “Nel corso degli anni, Seafuture è stata trasformata in una
fiera militare, unica in Italia, dove gli operatori principali sono le aziende del settore degli
armamenti insieme alla Marina Militare”, spiega Giorgio Pagano, ex sindaco de La Spezia, oggi
presiedente di Associazione Culturale Mediterraneo che fa parte del comitato “Riconvertiamo
Seafuture”. “L’evento ha così rimpiazzato la Mostra navale italiana, cioè la Mostra navale
bellica, che si è tenuta a Genova negli anni ottanta e che fu chiusa grazie alle proteste dei
movimenti pacifisti”.
La mutazione di Seafuture, da salone civile dedicato a innovazione, ricerca, sviluppo e
tecnologie inerenti al mare a fiera militare non è quindi opera dell’attuale governo di
centrodestra. Avviene nel 2014, ministra della Difesa la genovese Roberta Pinotti, all’indomani
dell’approvazione della “Legge navale”, cioè del Programma che autorizza fondi statali
ventennali per il rinnovo della flotta della Marina Militare: un contributo, scadenzato negli anni,
del valore di 5,8 miliardi di euro. Da lì l’idea di vendere le navi dismesse dalla Marina Militare ai
“paesi emergenti”, soprattutto dell’Africa e del Medio Oriente che – come riportava il comunicato
ufficiale di una precedente edizione – “potrebbero essere interessate all’acquisizione delle unità
navali della Marina Militare italiana non più funzionali alle esigenze della Squadra Navale, dopo
un refitting effettuato da parte dell’industria di settore”. Un salone dell’usato militare, dunque,
ben lontano dall’innovazione e dalla sostenibilità.
Ma che negli anni ha assunto il ruolo di esposizione anche dei nuovi sistemi militari, soprattutto
quelli per le Marine Militari: Leonardo ha presentato il suo nuovo drone Awhero, Fincantieri i
nuovi pattugliatori, Oto Melara i mitragliatori navali, Iveco l’anfibio Defence Vehicle per gloi
sbarchi di truppe militari.
Come per le due precedenti edizioni, anche quest’anno l’importanza strategica dell’evento è
stata attribuita allo “sviluppo di opportunità di business” per le imprese nazionali, gli Enti e le
Agenzie del “comparto difesa”. E, non a caso, per la prima volta oltre alle delegazioni di una
settantina di Marine Militari di paesi esteri, vi hanno partecipano anche i Segretariati Generali
della Difesa (GSD), cioè gli enti esteri preposti all’acquisto di nuovi sistemi militari. Tra cui
figuravano rappresentanti militari dell’Egitto, Libia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Israele,
Bahrein, Marocco, Somalia, compresa, ovviamente, la Turchia.
Così, mentre la guerra da oltre un anno imperversa in Europa, alimentata anche dall’invio di
armi all’Ucraina da parte dell’Italia e di altri paesi NATO e in assenza di una seria azione
diplomatica a favore del cessate il fuoco, l’Italia si è fatta promotrice della vendita di armamenti
a regimi autoritari, responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. In nome della sicurezza e
della sostenibilità ambientale.