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La NATO e il XXI secolo – illuminante punto di vista

(da editoriale IRIAD review Studi sulla pace e sui conflitti 06/2023- di Maurizio Simoncelli, Archivio Disarmo)

Il Segretario Generale della NATO, il norvegese Jens Stoltenberg, ha più volte sostenuto e caldeggiato l’adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica, la quale però, in virtù dell’art.5 (“Le Parti convengono che un attacco armato contro uno o più di loro in Europa o Nord America sarà considerato un attacco contro tutti loro”), si ritroverebbe automaticamente in guerra contro Mosca data l’attuale situazione del paese aggredito dalla Russia. Pertanto, se ne parla in termini temporali imprecisati.

Lo stesso Stoltenberg ha dichiarato nel novembre 2022 l’impegno di lunga data della NATO verso le forze armate di Kiev, affermando infatti che “nel 2014 nel centro di addestramento di Yavoriv, ho visto militari canadesi e statunitensi addestrare militari ucraini”.

Ultimamente si era anche sbilanciato a perorare un Consiglio NATO-Ucraina da formalizzare a Vilnius, ma sinora non vi è stato alcun invito formale per Kiev al summit.

Inoltre, sembrano permanere perplessità e titubanze verso questo ulteriore allargamento, che ha già visto l’ingresso della Svezia e della Finlandia dopo l’invasione russa.

Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, il timore del Cremlino per il progressivo allargamento della NATO ha visto concretizzarsi ulteriormente l’accerchiamento tanto paventato a seguito dell’“operazione militare speciale”, che da blitzkrieg (guerra lampo) si è impantanata in una guerra di logoramento che sta mietendo decine di migliaia di vite.

Dopo questo attacco la NATO, che aveva cominciato ad aumentare nuovamente le sue spese militari già dal 2014 ed era arrivata a superare nel 2020 i valori del 1989, ha speso globalmente nel 2022 circa 1.232 miliardi $.

Da tempo aveva deciso la sua mutazione da alleanza difensiva territoriale (area nordatlantica nell’epoca della Guerra Fredda tra USA e URSS) a quella di un’organizzazione che opera su scala globale, intervenendo in Iraq, in Afghanistan, in Libia, nel Golfo di Aden e nel Corno d’Africa.

Oggi si parla sempre più insistentemente anche di intervenire nell’area del ’IndoPacifico, dato che nell’ultimo Concetto Strategico della NATO, approvato il 30 giugno 2022 a Madrid, Pechino viene indicata come un pericolo le cui “ambizioni dichiarate e politiche coercitive sfidano i nostri interessi, sicurezza e valori”. E l’Italia si è già impegnata ad inviare per fine anno una propria squadra navale con la portaerei Cavour nello Stretto di Taiwan per contribuire a dissuadere la Cina da azioni militari contro Taipei.

Mentre il clima internazionale è reso sempre più precario, la NATO nel suo Concetto Strategico 2022 mostra sempre meno interesse a operare nell’ambito di una ricerca di distensione e di controllo degli armamenti, mentre si ricerca non una sicurezza condivisa (il cosiddetto spirito di Helsinki), ma una supremazia unilaterale fondata su un adeguato mix di capacità di difesa nucleare, convenzionale e missilistica, con capacità spaziali e cibernetiche.

Un documento ed una prospettiva inquietanti a fronte di un apparente disinteresse a cercare soluzioni a questo conflitto, tentate invece da altri soggetti come la Cina, il Vaticano (tramite il card. Zuppi) e, ultimi in ordine di tempo, la delegazione di sette leader africani.

https://www.archiviodisarmo.it/view/uVM-oc1L2lG28XmEuHoJ0PL1YTnC7Mf17cFOEiOisoo/iriad-review-06-23.pdf