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Marcia di Barbiana nel centenario di don Lorenzo Milani

Mauro Innocenti e Annarita Cenacchi, Punto Pace di Bologna

Per i cento anni dalla nascita di don Milani siamo risaliti a Barbiana insieme a tanti insegnanti, sindacalisti, obiettori di coscienza che hanno potuto fare il servizio civile alternativo e anche un obiettore – Alberto Trevisan – che, prima della legge 772, ha invece subito un processo e ha conosciuto le carceri di Peschiera del Garda e di Gaeta.

A metà strada tra la piazza centrale di Vicchio e Barbiana c’è stata la sosta obbligata in attesa della partenza di Mattarella e delle altre autorità che, su a Barbiana, sedevano in prima fila davanti al Presidente. Un maxischermo ci ha permesso di assistere in diretta ai discorsi ufficiali del presidente della Fondazione don Lorenzo Milani, Agostino Burberi, di Rosy Bindi, presidente del Comitato per la celebrazione del centenario, del cardinal Matteo Zuppi e del Presidente Mattarella. Zuppi ha detto che dobbiamo leggere e rileggere “Lettera a una professoressa”; Mattarella ha definito don Milani “un grande italiano”.

Gli ultimi tre chilometri di cammino, quelli che dopo poco diventano una strada bianca affiancata dai cartelli del Sentiero della Costituzione, sono stati, come sempre, i più emozionanti: sono ancora la strada su cui camminava don Milani, portando magari a mano la bicicletta che gli serviva per scendere a Vicchio.

La seconda sosta, questa volta molto desiderata, è stata nel piccolo cimitero, dove da qualche anno ci sono anche le tombe di Michele Gesualdi e di Giancarlo Carotti, due ex allievi che avevamo incontrato più volte in occasione delle route della Costituzione, da Monte Sole a Barbiana, che Pax Christi ha organizzato dal 2008 al 2014.

“Caro don Lorenzo, oggi ti hanno definito un grande italiano… noi ti conosciamo come cittadino sovrano, fratello maggiore che ancora oggi ci indica la strada” è la dedica che abbiamo lasciato nel libro che si trova nella cappellina del cimitero.

Nel cortile davanti alla chiesa era allestita una struttura coperta con un palco, probabilmente il minimo indispensabile per la visita del Presidente della Repubblica, ma troppo importante e non adatta a Barbiana, come ci ha detto Sandra Gesualdi, che abbiamo incontrato prima di ripartire.

Dal palco ha tenuto un’intensa lezione il prof. Luigino Bruni, che ha riletto don Milani dalla prospettica di un economista. Don Lorenzo, pedagogista e pastore, è stato anche un acutissimo critico del capitalismo. Molte pagine di Esperienze pastorali sono un proposito estremamente illuminanti. Don Milani ha scelto la prospettiva di Lazzaro alla mensa di Epulone e ha descritto l’altra faccia del ricco distretto di Prato negli anni del boom economico, di un capitalismo che era, ed è, una religione portatrice di una promessa messianica, prevedendo quello che sarebbe accaduto e che oggi conosciamo. Don Milani, che voleva riformare la Chiesa per riformare il capitalismo (e viceversa), parlava e ha scritto di economia come ogni grande profeta: per Luigino Bruni Isaia è in fondo “tutto economia”, perché l’economia è vita.

La Messa, celebrata dal vescovo di Firenze, card. Betori, ha concluso una giornata emozionante, che è stata per tutti occasione di ricordo e di ringraziamento a don Lorenzo.