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Se “l’Italia ripudia la guerra” perché sostenerla tramite un’azienda multinazionale a controllo statale?

Lunedì 9 maggio si è tenuta a Roma l’Assemblea degli ” azionisti critici”, Fondazione Finanza Etica e Rete Italiana Pace e Disarmo per valutare le risposte alle richieste poste all’azienda Leonardo S.p.A..

Tra le domande inviate all’azienda, alcune sono riferite anche al coinvolgimento della società in programmi di sistemi d’arma a potenzialità̀ nucleare. «Il presunto coinvolgimento di Leonardo nella produzione di armi nucleari ha già portato all’esclusione dell’impresa da molti portafogli di investitori istituzionali», spiega Teresa Masciopinto. «Quindi stiamo parlando di rischi finanziari oltre che di evidenti rischi umanitari e reputazionali». Per questo motivo all’incontro dell’8 maggio ha partecipato anche Susi Snyder, coordinatrice della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN), premio Nobel per la pace nel 2017. 

Nelle domande inviate da Fondazione Finanza Etica per conto degli studenti dell’Università di Pisa (coinvolti nel progetto) si esprimono invece dubbi sulla nomina da parte del governo dell’ex ministro Roberto Cingolani come amministratore delegato di Leonardo. «Vogliamo capire perché Leonardo abbia ritenuto ammissibile tale candidatura alla luce della legge 215/2004 sui conflitti di interesse», spiegano Adrian Jaroszewicz, Alessandro Quaglia e Roberta Zumbo. «Allo stesso modo, vorremmo capire come si concilino le candidature al Consiglio di Amministrazione di Francesco Macrì, leader di Fratelli d’Italia ad Arezzo, e di Trifone Alfieri, politico della Lega, con la Skills Directory di Leonardo, e cioè l’insieme di esperienze e competenze distintive che dovrebbero essere apportate nel CdA»

Tali domande hanno ricevuto «risposte reticenti ed evasive», come il rinvio alla relazione annuale della 185, dicono Fondazione e Rete, «in linea con la scelta di tenere l’assemblea degli azionisti solo attraverso il Rappresentante Delegato». Per Teresa Masciopinto, presidente di Fondazione Finanza Etica «si impedisce, di fatto, ogni contatto e dialogo tra società e azionisti». «Ci sembra sproporzionato– dice Francesco Vignarca di Rete Italiana Pace e Disarmo l’impegno dello Stato in una impresa che produce armi impiegate in conflitti internazionali col rischio di violazione di diritti umani, rispetto agli effettivi, minimi vantaggi economici per l’Italia». Secondo la Rete «contrariamente a quanto si pensi, il comparto militare è più rischioso, meno redditizio e crea meno occupazione rispetto a quello civile. Assurdo che lo Stato continui a sostenere la progressiva militarizzazione del gruppo. Se “l’Italia ripudia la guerra” perché quindi sostenerla tramite un’azienda multinazionale a controllo statale?»

Moderati/e da Luca Liverani di Avvenire (che ne ha dato conto nella edizione di ieri, 10 maggio 2023), sono inoltre intervenuti/e gli altri e le altre partecipanti/e a favore della necessaria e urgente azione di critica della Finanza etica.
A questo proposito si dovrà potenziare l’impegno per rafforzare la ” Campagna di pressione alle Banche armate” tramite una capillare informazione sia ai singoli cittadini risparmiatori sia alle istituzioni locali, associazioni, parrocchie, diocesi… per una consapevolezza responsabile di dove vengono investiti i propri risparmi.

Ulteriori informazioni:

Rete Italiana Pace e Disarmo | Facebook

Leonardo S.p.A. adesso punta tutto sulla guerra? Fondazione Finanza Etica e Rete Pace Disarmo azionisti critici in assemblea – Rete Italiana Pace e Disarmo

Campagna di pressione alle “banche armate” – Promossa dalle riviste Missione Oggi, Nigrizia e Mosaico di Pace