Filippo Severino e don Renato Sacco
“Che il Signore vi benedica” ci dice in inglese un’anziana donna quando, dopo aver ritirato dei beni di prima necessità, riceve l’augurio “Mir” insieme a un rametto d’ulivo portato dall’Italia. E “mir” significa “pace” sia in ucraino che in russo. Siamo a Mykolaiv, il giorno della Domenica delle Palme, con i centocinquanta volontari della quinta Carovana di Stop The War Now, per consegnare oltre venti tonnellate di aiuti umanitari e una ventina di generatori di elettricità.
Ma, prima di Mykolaiv, tutti i partecipanti (sia quanti giunti con circa trenta furgoni, sia quanti, guidati da don Tonio Dell’Olio, arrivati in aereo nella vicina Moldavia) si sono riuniti ad Odessa. Qui si è avuto un incontro con esponenti del sindacato ucraino, perché hanno viaggiato con noi alcuni rappresentanti della CGIL, sindacato che ha raccolto cospicui aiuti tra i lavoratori italiani. Ci si è poi recati all’Ospedale pediatrico per l’inaugurazione ufficiale di un grande generatore acquistato da Stop The War Now con i soldi offerti dalla Diocesi di Bologna.
In passato i fondi raccolti sono serviti per realizzare a Mykolaiv una decina di desalinatori, rispondenti al bisogno di acqua potabile causato dai bombardamenti all’acquedotto cittadino. Questa volta si è finanziato l’acquisto di generatori di elettricità, perché spesso manca l’energia elettrica. Acqua e luce sono indispensabili alla vita e, dunque, i mezzi che le forniscono sono appunto il segno di vita che abbiamo voluto esprimere, oltre che gesto di solidarietà concreta rispondente a bisogni fondamentali.
L’ambasciatore italiano e il nunzio apostolico, collegati telematicamente da Kiev, hanno purtroppo evidenziato la drammaticità del momento, perché non intravedono a breve prospettive di un’efficace mediazione che porti alla risoluzione del conflitto. Significativo, poi, è stato il contatto avuto, sempre via web, con il presidente della CEi cardinale Zuppi. Questi ha espresso apprezzamento per l’operato di “Stop The War Now”, accettando nel contempo l’invito di una sua eventuale partecipazione ad una prossima Carovana.
Ancor più questa volta, con un più cospicuo numero di partecipanti, il valore profondo che la Carovana ha espresso, verso coloro che si trovano a subire la tragicità della guerra, è stato quello della vicinanza e della cura. Maxim Kovalenko, giovane assessore di Mykolaiv, ne coglie il senso quando ci ripete: “Di aiuti ne arrivano, ma solo voi ce li portate di persona”. Gratitudine ci viene comunicata anche dal prete della chiesa greco-cattolica dove abbiamo celebrato l’Eucarestia. Espressioni di gioia e partecipazione sono esternate dalle persone del luogo quando si è realizzato un piccolo concertino in piazza, un momento di una tanto attesa normalità di vita. E nel susseguirsi di note canzoni italiane qualche bambina, coinvolta dalle nostre giovani volontarie, ha cominciato a ballare. E’ stato forse il momento più commovente tra tutti gli incontri che si sono susseguiti.
In un clima di relazione e amicizia ci è stata riservata un’accoglienza calorosa e al meglio delle possibilità del momento. Siamo stati ospitati in una scuola e nel Centro di servizi sociali gestito dalla locale Chiesa pentecostale dove abbiamo consegnato, per la distribuzione, la gran parte degli aiuti portati. Ed è proprio nell’incontro, nella vicinanza e nella cura reciproca che si rende possibile la pace. La Carovana ha così avuto modo di esprimere e di vivere un momento concreto di vicinanza alle vittime della guerra, a chi ha subito l’occupazione militare della propria terra, un momento che chiede mediazione internazionale e non l’invio di armi, un momento che vuole essere un seme di nonviolenza perché in futuro la risoluzione dei conflitti avvenga senza il fragore delle armi.
“Purtroppo”, come ha sottolineato Papa Francesco nel Regina Coeli di qualche domenica fa, “in stridente contrasto con il messaggio pasquale, le guerre continuano, e continuano a seminare morte in forme raccapriccianti”. Necessita, perciò, un cammino di educazione alla pace e alla nonviolenza che, per noi cristiani, dia concretezza ai tanti simboli liturgici che le richiamano. Ecco perché nell’andare in Ucraina abbiamo portato dei rami d’ulivo come segno augurale per la pace attesa, un gesto ricordato dal Papa quando nell’Angelus di Domenica delle Palme ha menzionato la Carovana ed anche Pax Christi che vi ha preso parte. Ma ecco anche il perché, nel ritornare dall’Ucraina, noi di Pax Christi (eravamo in quattro) abbiamo riportato dell’acqua prelevata da uno dei desalinatori donati, quale segno della solidarietà espressa e come impegno per la resurrezione e la vita da attuare dovunque alberghino sofferenza e morte. L’acqua e stata utilizzata in Italia, per la benedizione pasquale, da qualche vescovo e da diversi sacerdoti.