Organizzata dall’Arcidiocesi, il 5 gennaio si è svolta a Catania la Marcia per la Pace 2023 “Insieme su sentieri di Pace”, strettamente collegata alla 56^ Giornata Mondiale della Pace.
Oltre al Punto pace Pax Christi, hanno partecipato numerose associazioni cittadine, scuole, movimenti, religiosi, esponenti di altre confessioni e alcuni sindaci. Si è costituito così un corteo variopinto di circa 500 persone di ogni età che ha percorso la via principale della città.
Tra le varie testimonianze, quella dell’imam della principale moschea catanese ha sottolineato che il nostro tesoro più grande è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina.
Due altre testimonianze si sono riferite chiaramente al Messaggio di Papa Francesco per la 56^ Giornata Mondiale della Pace dal titolo “Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”.
Maryna, profuga ucraina, è giunta nella nostra città insieme al suo piccolo Yarema nei primi mesi di guerra. E’ stata presa in carico dalla Caritas diocesana per ogni necessità e ha ricevuto solidarietà e sostegno da parte di diverse associazioni.
Antonio è un giovane che in piena pandemia non riesce a trovare lavoro. Grazie ad un fondo istituito a Catania da anonimi, per lavoratori in difficoltà a causa del Covid-19, sulla scia dell’analogo fondo promosso da papa Francesco, compie un tirocinio formativo e viene poi assunto con regolare contratto da un’azienda che opera nel campo della ristorazione.
La marcia si è conclusa in Cattedrale, con la liturgia della Parola celebrata da mons. Renna, il quale ha ricordato che l’altro nome della pace è resilienza, mentre lo stile della pace è quello del Buon Samaritano che mette in salvo l’uomo incappato nei briganti. L’arcivescovo ha poi ribadito la logica del camminare insieme per salvarci tutti, raccontando la storia di quello sherpa che cammina nella neve con due amici. Uno di essi, stremato, si ferma, ma viene caricato sulle spalle dallo sherpa, che prosegue pur rallentando l’andatura. L’altro prosegue senza attardarsi, ma viene trovato più avanti, morto assiderato. Gli altri due, invece, scaldandosi a vicenda, anche se lentamente raggiungono il rifugio e si salvano. Il compito di pace per ciascuno di noi, conclude mons. Renna, è quindi quello di camminare con tutti caricandoci eventualmente gli altri sulle spalle. Solo così ci salveremo tutti.