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La nonviolenza del Gesù evangelico

L’articolo di Vito Mancuso “Il pacifismo di Gesù e il diritto all’autodifesa”, apparso su  “La Stampa” del 16 gennaio 2023, affronta tanti argomenti (troppi) per arruolare  Gesù e i cristiani a sostegno della difesa armata in Ucraina e dimostrare la validità della vecchia teoria della “guerra giusta”. Posizioni come quelle di Mancuso, e di tanti altri anche di area per così dire “progressista”, ci fanno venire in mente le frasi del Venerabile don Tonino  Bello sulla debolezza della cultura nonviolenta (e della teologia della pace) in Italia e non solo. E’ triste vedere un intellettuale serio come Mancuso accettare una visione così confusa e grossolana della pace che ignora del tutto la storia della nonviolenza nel mondo  (ed in Italia). 

1. Mancuso identifica non solo pacifismo con nonviolenza, ma confonde anche la pace con la tranquillità o la mancanza di conflittualità. Siamo lontanissimi da una conoscenza adeguata dell’azione nonviolenta che è gestione e trasformazione dei conflitti, lotta contro l’ingiustizia, azione alternativa alle logiche del nemico e della violenza. Senza scomodare Gandhi (che parla di nonviolenza come “combattimento” contro le forze del male, come “forza della verità” o come “arma del valoroso”), Luther King, Desmond Tutu, Nelson Mandela, Johan Galtung, Giovanni Salio, Primo Mazzolari, Tonino Bello, Lorenzo Milani, Giorgio La Pira, Ernesto Balducci e tanti e tante persone testimoni di nonviolenza attiva, vorremmo consigliargli la lettura della Evangelii gaudium di papa Francesco. “Il conflitto non può essere ignorato o dissimulato. Deve essere accettato. Ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata” (226). Occorre “accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo” (227). “In questo modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda” (228). Analoghi pensieri sono rintracciabili in Fratelli tutti, soprattutto nel capitolo settimo “L’ingiustizia della guerra”.

2. Osserviamo, inoltre, che non è congruo invocare la difesa armata di uno stato aggredito portando come esempio la necessità di difendere una persona cara o la propria casa. Tralasciando tutto il discorso sulla difesa popolare nonviolenta (che va preparata, organizzata, sperimentata), occorre specificare che lo scenario della difesa individuale armata non è mai quello di una difesa collettiva armata, oggi ingestibile ai fini della restaurazione dei diritti violati. Ogni guerra ha cause remote e vicine interconnesse. Chiama in causa grandi interessi economici e politici. Coinvolge tante responsabilità, patti violati, alleanze intercambiabili, milizie mercenarie. Scatena forme di degrado disumano, atti di ferocia spaventosi: stragi di civili, stupri, pulizie etniche, criminalità, mafie, banditismo, distruzione ambientale. Aggrava le violenze e alimenta guerre endemiche o tensioni che durano decenni. Sperimenta nuovi tipi di armi. Apre la strada a esiti catastrofici. Con questo “macabro regresso di umanità” (Francesco, 1 maggio 2022) il mondo diverrebbe solo un mercato di armi e un teatro di scontri, di caos endemico, di distruzione del diritto internazionale faticosamente definito nell’arco di secoli.

Già nel gennaio 1991, Giovanni Paolo II dichiarava: “Le esigenze di umanità ci chiedono oggi di andare risolutamente verso l’assoluta proscrizione della guerra e di coltivare la pace come bene supremo, al quale tutti i programmi e tutte le strategie devono essere subordinati”. Ne era cosciente Primo Mazzolari, uomo della Resistenza, che nel 1955, alla luce del lampo atomico, osservava: “Se dovessimo fare la guerra di ieri, con l’animo di oggi, saremmo in peccato; se facessimo la resistenza come l’abbiamo fatta ieri, con l’animo di oggi, saremmo in peccato […]. E’ venuta l’ora di ridiventare un’altra volta ‘ribelli per amore’, ma contro la guerra, questa volta” (Tu non uccidere)

3. Infine, il profilo di Gesù proposto da Mancuso appare letterale e schematico: che senso ha chiedersi se Gesù fosse pacifista o fare la lista di gesti pacifici e di gesti apparentemente duri, come il rovesciamento dei tavoli dei mercanti del tempio, come se la combattività e la determinazione fossero sinonimo di violenza?. Perché non riesce a intendere “il fuoco” come ardore della fede che rischia di spegnersi o “la spada” come divisione dalla religione del profitto, del dominio, dello scarto e del nemico?. Perché “porgere l’altra guancia” dovrebbe essere indice di remissività e non affermazione della propria dignità relazionale? Anche qui vorremmo consigliargli tutto il dimenticato messaggio di papa Francesco del 1 gennaio 2917  “La nonviolenza stile di una politica per la pace”, dove Gesù è definito “ maestro di nonviolenza, nonviolenza incarnata, colui che tracciò la via della nonviolenza”

Pax Christi International nel 2016 ha lanciato la Iniziativa Cattolica per la Nonviolenza che ha prodotto un importante convegno a Roma lo scorso dicembre. Ricordiamo in particolare un lungo documento del 2019, Advancing Nonviolernce and Just Peace,  che parte da Gesù per giungere ai giorni nostri e  svela le grosse potenzialità della pratica della nonviolenza attiva.

Il Centro studi economico-sociali per la Pace di Pax Christi Italia, con la collaborazione di Fabrizio Mandreoli e Marco Giovannoni, sta lavorando alla traduzione della sezione biblica che riguarda Gesù e la nonviolenza che verrà prossimamente pubblicata.

 Mancuso  infine potrebbe leggere il recente discorso al Corpo diplomatico del 9 gennaio 2023 dove papa Francesco rilancia in prospettiva geopolitica nonviolenta la Pacem in terris come programma di lavoro ecclesiale e politico, riproponendo la pace come verità (forza della verità), libertà (forza di liberazione), giustizia (fame e sete di giustizia) e solidarietà (potenza dell’amore). Un lungo cammino per una storia nuova. 

 Sergio Paronetto  di  Pax Christi  Italia