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29 novembre: Giornata Internazionale per la solidarietà con il popolo palestinese.

Nel 1977, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con Risoluzione 32/40 B, ha richiesto di osservare il 29 novembre di ogni anno come Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese. Il 29 novembre 1947 veniva infatti adottata la Risoluzione 181 (II) sulla partizione della Palestina. Nel 2020, in occasione di questa giornata, nasceva la colizione AssisiPaceGiusta, un cartello di 18 realtà associative che a partire dal comune riferimento ai principi ed i valori contenuti nella costituzione italiana, pur appartenendo ad ambiti e settori diversi, con questa iniziativa intendevano rinnovare il proprio impegno per il riconoscimento dello Stato di Palestina, per la pace giusta, per la promozione ed il rispetto dei diritti umani e per la fine delle violenze nella regione del Medio Oriente. Pubblichiamo di seguito l’odierno comunicato di questa coalizione.

Un altro anno è passato e lo stato italiano non ha riconosciuto lo stato di Palestina.

Il 29 novembre le Nazioni Unite celebrano la giornata di solidarietà con il popolo palestinese  per ricordare che la questione palestinese è ancora e drammaticamente irrisolta. Senza un piano di pace che dia speranza di giustizia e di libertà. Con l’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele e la costruzione di nuove colonie. Con i palestinesi che vivono a Gerusalemme Est minacciati di espulsione, ritiro del diritto di residenza, espropriazione e demolizione delle loro abitazioni, soggetti al divieto di espressione e di associazione. Con la popolazione della Striscia di Gaza isolata, privata della libertà di muoversi, obbligata a sottostare al fondamentalismo religioso di Hamas e della violenza della jihad islamica. Con oramai tre generazioni di profughi raccolti nei campi in Giordania, Libano, Iraq, Siria e nei Territori palestinesi, cittadini di serie B in ogni luogo, sempre in attesa, senza diritti, spesso vittime di altre guerre.

Una pentola in continua ebollizione che giorno dopo giorno, anno dopo anno, non fa altro che peggiorare le condizioni di vita  di tutti quanti, israeliani compresi.

Ma nessuno vuole affrontare la questione e dar corso a quello che tutti recitano come un karma “due stati per due popoli”, finché l’altra parte, Israele, non acconsentirà a riconoscere la nascita dello stato di Palestina. Siamo entrati in un gorgo che ci porta tutti ad affondare nella più terribile delle oscurità.

Non è più la comunità internazionale, le Nazioni Unite ed i suoi stati membri che, dopo aver riconosciuto lo stato d’Israele, hanno il compito e la responsabilità di dar corso al riconoscimento dello stato di Palestina, come detto, scritto e sancito da innumerevoli risoluzioni ONU, ma il decisore è diventato lo stato d’Israele che, mai e poi mai, secondo le dichiarazioni dei governi succedutisi dal 2000 ad oggi, sono disposti a rinunciare a quel 22% della Palestina originale che ancora manca al proprio stato.

L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina già da 42 anni ha riconosciuto lo stato d’Israele.  Con gli accordi di Oslo, i palestinesi, tramite il suo leader storico, Yasser Arafat, hanno accettato i confini del 1967 e la condivisione della città di Gerusalemme come capitale dei due stati. Ci sono tutte le condizioni e gli strumenti per superare lo status quo che blocca il processo di pace ed impedisce la fine di questo conflitto che ha origini post-coloniali e che rende tutta la regione un focolaio di guerre, di violenze e di instabilità regionale e mondiale. A chi conviene di mantenere questa situazione ?

Il riconoscimento dello stato di Palestina, al fianco dello stato d’Israele non è la fine del conflitto, ma è la base per far sedere al tavolo del negoziato le due parti ed affrontare con pari dignità, legittimità, autorevolezza le due parti: due stati sovrani che con la cooperazione e l’assistenza delle Nazioni Unite dovranno risolvere le questioni  rimaste in sospeso e costruire la convivenza, la sicurezza comune, il rispetto di tutte le comunità, religioni e minoranze presenti nei due stati.

Questo è il cammino della pace e della soluzione dei conflitti nel Medio Oriente. Per questo il ruolo delle Nazioni Unite e l’applicazione della carta costitutiva dell’ONU da parte degli stati membri sono condizione irrinunciabile e fondamentale per uscire dalle guerre e dai conflitti che si trascinano da decenni, Serve la Conferenza internazionale di Pace per ristabilire il multilateralismo ed il principio della sicurezza dei popoli, di tutti i popoli e del pianeta.

Il riconoscimento dello stato di Palestina è urgente, è il primo passo da fare, è il segnale che la politica è tornata in campo per costruire la pace.

Ancora una volta ci rivolgiamo al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo italiano chiedendo che si riconosca lo stato di Palestina  per avviare una politica di pacificazione nell’intera regione medio-orientale.

Roma, 29 Novembre 2022

AssisiPaceGiusta