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Nascere o morire tra le sponde del mediterraneo

Viviana Longo

Più di 23.500 migranti sono stati intercettati tra gennaio e settembre al largo della costa tunisina, secondo il Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes). Nello stesso periodo, la Tunisia ha dichiarato di aver avuto 507 morti e dispersi in mare.

Con l’aggravarsi della situazione socio-economica in Tunisia, il fenomeno dell’immigrazione clandestina potrebbe aumentare drasticamente raggiungendo i picchi del 2014 e del 2016 (rispettivamente 170 mila e 180 mila arrivi via mare). Ciò trova conferma nei dati del Viminale, che segnalano un aumento del flusso migratorio proveniente dalla Tunisia rispetto allo scorso anno del +25,96%.

Museo della memoria del mare a Zarzis

Queste sopra, sono tra le informazioni maggiormente politically correct alle quali siamo esposti quotidianamente attraverso i media, che cercano di fare informazione su dei fenomeni di politica internazionale, che hanno una ricaduta importante nel nostro paese, senza però andarne ad indagare le vere cause ed implicazioni. 

Molto più spesso, invece, siamo investiti da informazioni tendenziose e parziali, che ci fanno vivere le migrazioni come un sopruso da parte di orde di disperati, che ci vengono descritti come criminali o aspiranti tali, nullafacenti ed incapaci di vivere in una società civile.

Se stiamo leggendo questa rubrica, sono certa che non condividiamo affatto tali raffigurazioni ed anzi cerchiamo di contrastarle quotidianamente nelle parole e nei fatti e che siamo interessati a conoscere realmente cosa e soprattutto, chi vi è dietro quei numeri e quelle percentuali.

Sono italiana, ma vivo e lavoro a Tunisi da circa tre anni e vorrei provare ad affrontare il tema dell’immigrazione stando dall’altra parte del Mediterraneo, cercando di raccontare ciò che in Italia difficilmente viene pubblicato e che io ho appreso solo vivendo qui.

È un argomento molto complesso, che apre tanti scenari e che cercherò nei prossimi numeri di affrontare con semplicità e schiettezza, affrontando di volta in volta degli aspetti che ritengo sia importante conoscere. Per iniziare, la prossima volta, vi parlerò del caso di Zarzis (Ottobre 2022), che ha messo in discussione in Tunisia la credibilità delle procedure per il recupero dei cadaveri e della loro identificazione, che condannano gli scomparsi dell’area euro-mediterranea, a patire da disperati e clandestini ed a morire da ignoti.