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Come i sostenitori della guerra stanno letteralmente facendo fallire il mondo

  * Immoralità [1], Educazione alla pace [2]

Di Yurii Sheliazhenko, World BEYOND War, 16 ottobre 2022

Nell’ala mediatica del complesso militare-industriale degli Stati Uniti, la rivista The Atlantic ospita la squadra più chiassosa dei sostenitori della guerra. Navigando nel loro archivio online, si può vedere che dal primo numero del 1857 fino alle pubblicazioni attuali la rivista conserva un vecchio spirito propagandistico capace di sollevare un vespaio, come disse Mark Twain nell’intramontabile racconto “Giornalismo nel Tennessee”.

The Atlantic ha una storia centenaria di pretestuosi attacchi ai movimenti per la pace, alle idee e ai valori pacifisti. Questi attacchi hanno tentato di ostacolare alcuni sforzi per la pace, ma alla fine sono stati vani. Per esempio, non hanno impedito il trionfo del Patto Kellogg-Briand del 1928 (Trattato di rinuncia alla guerra, noto anche come trattato di Parigi).

Una nuova filippica intitolata “Come il movimento contro la guerra è fallito dal punto di vista intellettuale” di James Kirchick, non è nuovo all’uso del vecchio cliché dei discorsi propagandistici dell’odio, equiparando il pacifismo al tradimento. Questa assurdità è un velato riferimento a George Orwell, ma non al suo brillante romanzo “1984”, da cui il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha preso in prestito la cosiddetta “formula della pace”, cioè “La guerra è pace”, per imbellettare i suoi discorsi alle Nazioni Unite e al G7. No, il signor Kirchick ha usato una stupida battuta “il pacifismo è oggettivamente fascista” per affermare che “l’odierno fronte contro la guerra è oggettivamente pro-fascista”.

Sì, i bravi scrittori a volte hanno convinzioni folli. Affermare che “se si ostacola lo sforzo bellico di una parte si aiuta automaticamente quello dell’altra”, significa dover ignorare totalmente la realtà dei diffusi movimenti per la pace che condannano la guerra da entrambe le parti e che sono bersaglio di simili calunnie. “Questo è elementare buon senso”, come scrisse Orwell e la sua precedente citazione è una palese assurdità, o piuttosto una propaganda contro il buon senso.

Chi sostiene che il pacifismo è “filofascista” dovrebbe ricordare che Hitler aveva una “violenta ostilità” nei confronti del pacifismo, come fu pubblicato su un numero di The Atlantic del 1932.

Nel libro di Hitler, Mein Kampf, il signor Kirchick ha trovato citazioni folli molto simili al suo articolo, ad esempio Hitler attaccava furiosamente la “codardia pacifista” di coloro che “tradiscono gli interessi del proprio popolo e del proprio Paese”.

Un’altra citazione hitleriana, “prima di tutto la guerra e poi il pacifismo”, potrebbe diventare il motto della diplomazia statunitense nei confronti di Russia e Cina” plasmata dal giornalismo assetato di sangue di The Atlantic. L’istituto statunitense per la pace o la NATO potrebbero adottare questo motto, se Putin non lo farà per primo. In questo caso, però, un’altra citazione del capolavoro di Hitler potrebbe essere utilizzata dai crociati geopolitici atlantisti, per vincere la loro competizione nell’arroganza imperialista con l’eurasiatismo del Cremlino: “chiunque desideri sinceramente che l’idea pacifista prevalga in questo mondo dovrebbe fare tutto ciò che è in grado di fare per aiutare i tedeschi a conquistare il mondo”. Una piccola modifica toponomastica, e avrete un’ottima scusa per accumulare testate nucleari e altri armamenti più velocemente degli altri Paesi, nell’interesse della sicurezza nazionale e dell’avidità delle multinazionali, o semplicemente tentare di fare dei pacifisti “carne da macello”, come facevano Zelenskyy e Putin, con tutti i tragici e ridicoli risultati di questa sciocca impresa.

Il signor Kirchick cita molte fonti pacifiste, nello stile di un troll di internet piuttosto che di un giornalista. Non so se si tratta di un trucco sporco imparato da Goebbels, o di sconsideratezza, suscitando compassione nei confronti delle vittime del suo attacco infondato, oppure il suo buon senso potrebbe essere stato così danneggiato dalla propaganda di guerra, che si aspetta dai lettori un’accettazione acritica dell’etichetta di “traditore” che affibbia a ciascuna di queste voci pacifiste. In ogni caso, tutto ciò che ha ottenuto con l’articolo di The Atlantic è stato mettere alla berlina, se stesso e la sua guerra santa. Non so come definire politicamente corretta l’attuale guerra in Ucraina, ammesso che un’oscenità come la guerra possa mai essere definita politicamente corretta in qualche modo. Guerra per procura dell’Occidente contro la Russia? Genocidio russo della tribù di Stepan Bandera? Genocidio ucraino dell’Uomo Sovietico? O una scaramuccia ai confini del Celeste Impero che distrae convenientemente i diavoli stranieri? I militaristi possono chiamarla come preferiscono, divertendosi con le sofferenze dei nemici disumanizzati, ma parliamo seriamente.

La propaganda di guerra, e non la difesa della pace, è un vero e proprio indicatore di fallimento morale, se parliamo di moralità autentica, non di “morale” perversa. I guerrafondai, non i pacifisti, con articoli come quello del Sig. Kirchick, presentano istanza di fallimento. Potrebbero chiedersi perché così tante persone diverse, con opinioni contrastanti, a sinistra e a destra, idealisti e realisti, rifiutano le vuote promesse di una “guerra giusta” chiedendo la pace qui ed ora. Non sapevano che la verità sarebbe venuta a galla?

La disfatta morale arriva dopo aver sostituito la regola d’oro (l’etica della reciprocità o regola d’oro è un valore morale fondamentale che “si riferisce all’equilibrio in un sistema interattivo tale che ciascuna parte ha diritti e doveri; la norma secondaria della complementarità afferma che i diritti di ciascuno sono un dovere per l’altro”) con quella di ferro. La tragedia è che stiamo assistendo non solo al fallimento morale di ideologie militariste disumane dell’atlantismo e dell’eurasiatismo, ma anche alla rovina letterale del mondo, in qualche modo temporaneamente dirottato da queste ideologie rispetto al suo progredire verso lo sviluppo sostenibile, la cultura della pace e della nonviolenza.

Sia nella Federazione Russa che negli Stati Uniti i militaristi hanno promesso una vittoria totale su nemici deboli, senza perdite significative. Hanno detto che la Russia ha abbastanza uomini e armi per prevalere; hanno detto che l’Occidente potrebbe fornire tutte le armi necessarie per la vittoria ucraina; hanno detto che ricostruiranno le città e le infrastrutture sulle rovine, dopo la fine della guerra. Quello che sono riusciti a fare, invece, è una guerra di logoramento, autodistruttiva e senza fine.

Quando si fa scommettere “a tutti i costi” la gente, su una strategia fallimentare, si crea una bolla gigantesca destinata a scoppiare e a far fallire quasi tutti coloro che ci sono cascati. Come affrontarla? Sfruttate i vostri clienti, amici e alleati per rimanere relativamente solvibili per un po’, facendo nuove promesse irrealistiche, costruendo una gigantesca piramide finanziaria per alimentare l’insaziabile industria delle armi? Continuare a far finta che tutto stia andando come previsto, per lunghi anni, imponendo un’indicibile quantità di dolore e sofferenza non solo ai popoli ucraino e russo (decine di migliaia di persone sono già state uccise), ma all’intera umanità?

Caos, frammentazione e declino: tutte queste parole sono frequentemente usate per descrivere l’economia mondiale letteralmente mandata in bancarotta dal militarismo. Hitler sarebbe felice; disprezzava “la teoria della conquista pacifica del mondo attraverso l’economia”. Ma Hitler non aveva armi nucleari.

Quando la lunga guerra del Peloponneso, tra democrazie e autocrazie, portò alla caduta della civiltà greca, altre civiltà sorsero al suo posto. Alcune di esse osarono persino immaginare una democrazia senza schiavitù – istituzione così sacrosanta all’epoca che, una delle prime sanzioni economiche della storia, fu imposta a Megara come vendetta per aver dato rifugio agli schiavi ateniesi fuggiti. Forse è giunto il momento di immaginare una democrazia senza guerre? Suggerisco che i contribuenti dell’Oriente e dell’Occidente inizino un dialogo globale per la costruzione della pace, riflettendo insieme sulla differenza che c’è tra la schiavitù e l’utilizzo del loro reddito e del loro benessere, da parte di complessi militari-industriali aggressivi e sempre maggiormente influenti, che fingono di garantire la sicurezza delle loro nazioni, ma che invece assicurano una guerra eterna per i profitti ed il potere.

Se la guerra nucleare o il cambiamento climatico mettono fine all’umanità, nessun’altra civiltà potrà esserci e le nostre culture con tutte le nostre inutili guerre, saranno dimenticate per sempre. Quindi, il sistema bellico è destinato a fallire. La domanda è: noi persone, sopravvivremo al sistema bellico? È una semplice scelta tra la pace sulla Terra trasformata in un cimitero o, in alternativa, pacificata da un emergente sistema di vita sociale nonviolento. Ora, quando il militarismo è già in fallimento, sia moralmente che letteralmente, quando sostiene di essere troppo grande per fallire e chiede alle popolazioni delle fazioni rivali di salvare la stessa macchina della guerra che li uccide, nessuna persona sana di mente darà un centesimo ai mercanti di morte. Possono finanziare la propaganda di guerra, ma con articoli come quelli scritti dal signor Kirchick, non fanno altro che gettare soldi al vento.

Source:
https://worldbeyondwar.org/how-the-warmongering-camp-make-the-word-literally-bankrupt/


Links:
——
[1] https://worldbeyondwar.org/category/why-end-war/immoral/
[2] https://worldbeyondwar.org/category/peaceeducation/


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