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Padre conciliare. Luigi Bettazzi: «Il Vaticano II che ho vissuto»

Pubblichiamo di seguito un’intervista a mons. Bettazzi uscita oggi 11 ottobre 2022 su Avvenire, in occasione del sessantesimo anniversario dell’apertura dei lavori del Concilio Vaticano II l’11 ottobre 1962

Riccardo Maccioni martedì 11 ottobre 2022 Avvenire.it

Quasi sempre a definire la grandezza di un evento sono le statistiche: quanti partecipanti e da quali Paesi, i giornalisti accreditati, i litri d’acqua che verranno bevuti. Nell’immaginario collettivo, nel cuore della gente semplice, invece, l’11 ottobre 1962, il giorno di apertura del Concilio Vaticano II, è segnato soprattutto dalle parole di Giovanni XXII, dal “discorso della luna”. Quell’invito tenerissimo a portare ai bambini la carezza del Papa, la spinta a dire una parola buona a chi è nella tristezza, sono un’eredità trasmessa dai genitori ai figli e conosciuta anche da tanti ragazzi di oggi. Un messaggio meraviglioso, certo, ma che andrebbe quantomeno collegato all’allocuzione “Gaudet Mater Ecclesiae” in cui, inaugurando l’assise, il Pontefice sottolineava come la Chiesa, nel combattere gli errori, «preferisse usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore». Una svolta, l’annuncio di un cambiamento profondo di cui forse non si resero conto neppure tutti i padri conciliari. Allora, monsignor Luigi Bettazzi, emerito di Ivrea, già presidente di Pax Christi aveva 39 anni. Avrebbe partecipato direttamente al Concilio nella seconda sessione.

«L’11 ottobre 1962 – spiega il presule che compirà 99 anni il 26 novembre – risultò soprattutto un giorno di folclore, con gli oltre 2.000 vescovi del mondo che entravano processionalmente in San Pietro, apparati nei modi più vistosi (in particolare quelli di rito orientale) . Si pensava che in poco tempo avrebbero approvato le decine di documenti preparati da apposite Commissioni. Io stesso ne ero convinto: negli ultimi tempi, per la sollecitazione di papa Giovanni al cardinale arcivescovo di Bologna, Giacomo Lercaro di inserire qualche suo prete nelle Commissioni preparatorie, mi trovai nella Commissione dei Seminari, dove gli esperti (tra cui il famoso domenicano francese padre Congar) avevano preparato una decina di documenti. E mi resi conto che si trattava di problemi quasi ovvi, ad esempio la preminenza della teologia di san Tommaso d’Aquino o la più intransigente severità in ambito sessuale».

Per continuare la lettura:

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/luigi-bettazzi-il-concilio-vaticano-ii-che-ho-vissuto