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Marche 2022: un tempo di fraternità in viaggio

Dario da Bologna

Difficile riportare e descrivere una settimana piena di visite a città con il loro di patrimonio artistico, di incontri con persone con le loro esperienze emblematiche di percorsi di vita. Persone che sono riuscite a trasformare eventi negativi in potenzialità di crescita personale e comunitaria.

Lo faccio brevemente con alcune “pennellate”, riportando alcune esperienze

Spirito.

Ricordo qui l’incontro emozionante a Montefano al centro studi biblici “G.Vannucci”con padre Maggi e padre Perez. Ci hanno fatto vedere come nel tempo sono riusciti a restaurare un vecchio monastero   Da lì, si sono poi effettuate conferenze, settimane bibliche, e la pubblicazione di libri che hanno avuto molte ristampe in diverse lingue, con uno sforzo costante di vivere in strettissima unione con gli uomini di questo tempo, per comunicare, con un linguaggio adatto, l’originario messaggio evangelico agli uomini della nostra epoca.

Se oggi Montefano è al centro del vivace ed intenso dibattito nella Chiesa, sull’attualità di temi morali scottanti, sul ruolo dei cristiani e credenti nella società civile, è merito riconosciuto, dei due Servi di Maria che sono riusciti a coinvolge centinaia di persone, senza distinzione di censo, cultura, sapienza religiosa e di genere. Questo nonostante abbiano passato un lungo periodo di avversità dove erano denominati “frati scomodi ed eretici” .

Dal lungo colloquio avuto con p. Maggi due sono i temi che hanno avuto maggiore impatto emotivo la morte e Bernadette. Ci ha raccontato della sua esperienza di tre mesi di terapia intensiva tra la vita e la morte. Da questa esperienza è nato il  libro  “Chi non muore si rivede – Il mio viaggio di fede e allegria tra il dolore e la vita“, che è  stato adottato da alcune facoltà di medicina e scuole professionali di infermieristica come libro di testo come ausilio per affrontare le malattie terminali. La morte, ci ha raccontato, è diventata tabù in epoca abbastanza recente, un tempo era un momento prezioso, perché la persona regalava le sue ultime volontà e, quindi, si accompagnava il morente nel momento più importante della sua esistenza. Non c’è un annuncio funebre dove si dica semplicemente che la persona è morta. Ci son tutti giochi di parole: “è mancato”, “si è spento”, “ci ha lasciato”, eccetera e non si dice mai una volta semplicemente che è morto. La fede del credente dei primi cristiani era che non si muore mai, ma si nasce due volte. E la seconda volta è per sempre. E chiamavano il giorno della morte dies natalis, “il giorno natalizio”. E’ importante questo significato: la morte non interrompe la vita, ma ci introduce nella dimensione nuova, piena e definitiva della nostra esistenza.

Su Bernadette (che è l’argomento di un suo ultimo libro – “Bernadette – La vera storia di una santa imperfetta” ) ci ha raccontato che la sua figura ha subito, nel corso dei secoli, numerose incrostazioni, fino a far nascere vere e proprie leggende, alimentate dal fanatismo dei suoi devoti e detrattori. Bernadette era normale, bambina troppo normale, allora bisognava intervenire, modificare e, dove necessario, anche inventare. A differenza di Fatima o altri luoghi, dove la Madonna evoca scenari apocalittici e infernali, il messaggio di Lourdes è un messaggio sereno, che invita alla conversione e alla povertà del cuore. Qui Maria appare sorridente, addirittura ride dell’ingenuità di Bernadette e di alcune sue trovate”. Bernadette è la donna delle beatitudini, dalla prima beatitudine, la scelta della povertà, all’ultima, quella della persecuzione. Credo che Bernadette abbia fatto una profonda esperienza di Dio. “È stata tartassata, è stata pressata da laici ma soprattutto dal clero, incontri e interrogatori difficili con preti supponenti, venne accusata addirittura di essere indemoniata e di essere una strega. Bernadette ha sofferto moltissimo, perché era anche accusata di essere una imbrogliona, ma è sempre rimasta imperturbabile di fronte a questo diluvio di accuse e di cattiverie”

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Arte.

Il viaggio nelle Marche, ci ha portato attraverso paesaggi incantati a scoprire alcune delle pievi romaniche più interessanti del nostro paese, di grande richiamo storico-architettonico, oltre alle belle e interessanti città di Ascoli, Urbino e Recanati.

La chiesa romanica di San Claudio al Chienti, una delle più antiche della regione, le cui tracce documentali risalgono alla fine dell’anno mille. Rivestita dalle sfumature arancioni dei mattoni di cotto, presenta l’ingresso del piano terra sovrastato da due alte torri cilindriche che incorniciano la facciata del livello superiore. L’abbazia, infatti, fu costruita sul modello germanico della doppelkapelle, ovvero due chiese soprapposte tra loro.

Santa Maria a Piè di Chienti. E’ l’interno a destare meraviglia. Un continuo susseguirsi di colonne e archi che racchiudono piccole absidi su entrambi i lati della navata centrale sovrastata, a sua volta, da loggette e da un matroneo raggiungibile con una serie di scalinate. Per un attimo mi è sembrato di essere tra le scenografie, in scala ridotta, del film “Il nome della Rosa”. Nella parete di fondo del matroneo, il grande affresco di Cristo Pantocratore domina le sottostanti scene illustranti alcuni momenti della vita giovanile di Gesù.

L’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra  immersa in una riserva naturale. Il complesso monastico fu fondato intorno all’anno mille dai monaci cistercensi. La visita inizia dinanzi al vasto chiostro intorno al quale si aprono il refettorio, le cantine con annesso museo del vino, la chiesa e la sala del capitolo. Il complesso testimonia ancora oggi la grande prosperità raggiunta all’epoca dal monastero.

 Pace  

In questo itinerario abbiamo riscoperto come la cultura della cura sia un percorso di pace. Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto, dello scontro, dell’ individualismo, oggi spesso prevalente. Questo lo abbiamo visto nell’esperienza di Gino Girolomoni.  Gino nel 1971 decideva di tornare nelle Marche dalla lontana Svizzera con moglie e figlio di pochi mesi e li si sono  impegnarsi corpo e anima per quella sua terra e lo hanno fatto da agricoltori illuminati e radicali, aprendo la strada all’agricoltura biologica in Italia. Gino viene sbrigativamente definito come il padre del biologico ma, in verità, è molto di più. E’ stato un visionario imprenditore, un profondo uomo di cultura. Il monastero da loro restaurato è diventato nel tempo luogo di cultura e di pace dove sono arrivati importanti testimoni tra i quali Sergio Quinzio, Giovanni Catti, Benedetto Calati, Luigi Ciotti, Carlo Carretto. Oggi la cooperativa Girolomoni è un pastificio, una azienda a filiera  biologica che ha portato tutte le fasi della produzione al proprio interno dell’azienda attraverso la creazione di un piccolo mulino, dove  vengono macinati i cereali proveniente zone circostanti, tutte agricolture certificate biologiche. Oggi  impiega circa sessanta persone provenienti dalla zona.

La cultura della cura lo abbiamo scoperto nell’esperienza di Patrizio e Fabiana, Già prima del terremoto avevano deciso di recuperare una oasi comunale di tipo naturalistico ma trascurata. Con la loro “cura” ora vi sono piante che creano l’ambiente giusto per gli insetti impollinatori, farfalle, api e altro. Il terremoto ha distrutto i fabbricati del sito, loro caparbiamente hanno deciso di ricominciare e ricostruite. Oggi si possono ammirare tantissime varietà di farfalle.

La cultura della pace lo abbiamo riscoperta  con la cooperativa C.A.S.A che aiutano gli abitanti dei paesi colpiti dal terremoto a non abbandonare i luoghi di residenza e a riscoprire la cultura millenaria di quei territori.

Condivisione

La condivisione l’ abbiamo realizzata nelle lodi mattutina pregando con i grandi profeti della pace, condividendo meditazioni e riflessioni.

Anche l’incontro serale è stato un momento di condivisione, dove ci siamo raccontati le esperienze più significative di accoglienza (gruppi di Milano, Gorizia, Varallo) e di pace (Bologna, coordinamento centro di Pax Christi). Qui Norberto (coordinatore nazionale di Pax Christi) ha illustrato la missione del movimento. Tre verbi fondativi di Pax Christi: pregare, studiare, agire.  Pregare in compagnia di Gesù, senza il Quale “invano si affaticano i costruttori”, Studiare perché le ragioni della Verità, della Giustizia e della Pace vanno attentamente apprese e spiegate perché spesso devono contrastare narrazioni astutamente costruite per giustificare perfino le discriminazioni, le ingiustizie e soprattutto le guerre , la cui prima vittima è la verità. Agire per testimoniare quanto si va dicendo riuscendo ad essere per questo credibili , comportamenti che siccome contraddicono il diffuso conformismo a stili di vita che non hanno a cuore la cura delle persone e del creato comportano rinunce e disobbedienze con incomprensioni, emarginazioni, delegittimazioni . Pax Christi oggi , in questa stagione di straordinario pontificato di papa Francesco ha anche il compito di diffondere i suoi ripetuti appelli alla pace anche all’interno della Chiesa stessa., dicendo forse anche con parole più franche e con analisi più dettagliate, ciò che il Papa annuncia e denuncia. 

La “condivisione” l’ abbiamo infine assaporata con Federico e Luisa che ci hanno portato in giro per il loro paese Treia ( bellissimo il teatro) e alla sera hanno offerto, a tutto il gruppo, la cena da loro preparata.

Conclusioni

Tutto questo non si sarebbe potuto realizzare se non con la sapiente regia di Gianni Novello. Grazie Gianni per aver realizzati una settimana con il giusto mix di “spirito, arte e pace”. Grazie per la cura con cui hai realizzato questa settimana venendo nei mesi precedenti a vedere e cercare le testimonianze più significative. Grazie per la “cura ” che hai avuto nei rapporti interpersonali.

Credo che si debba intensificare le settimane come queste, dove Pax Christi può farsi conoscere (non a caso dopo l’intervento di Norberto, alcune persone si sono informate come percorrere cammini con il movimento) e intrecciare rapporti con realtà “resilienti” dove ci sono testimoni di Pace in un mondo violento.