Jennie Salinas
Sono laureata in Scienze Politiche e frequento il corso di laurea magistrale di Relazioni Internazionali alla Cesare Alfieri a Firenze. Da tanti anni sono impegnata nel sociale soprattutto alla comunità di base delle Piagge, quartiere periferico di Firenze. Attraverso quest’esperienza sono diventata più consapevole del fatto che un futuro migliore si possa costruire.
Alle Piagge mi sono resa conto del potere che abbiano noi giovani. Siamo noi il futuro e siamo arrabbiati. Il nostro futuro non solo è caratterizzato dall’incertezza ma anche i mezzi che abbiano a disposizione per cambiarlo sono pochi. La giustificazione delle generazioni più grandi è sempre la solita: “non ci sono più i giovani di una volta” ma questo non è vero.
Sono convinta che la causa di tanti problemi che affliggono la nostra società sia dovuta alla non conoscenza di molti aspetti e realtà diverse da quelle che caratterizzano i nostri piccoli mondi. Il razzismo e l’odio, causa di molti conflitti violenti, sono frutto spesso della paura causata dall’ignoranza del prossimo.
Noi giovani siamo sempre più convinti che un mondo diverso si possa avere e pensiamo sia doveroso impegnarci per farlo. Noi giovani delle Piagge abbiamo capito che la chiave per provare a migliorare le nostre realtà è la conoscenza.
Accompagnati da Carlo, Laura, Marco, Cristina e Don Santoro nel corso degli ultimi mesi ci siamo riuniti almeno una volta al mese per parlare di un continente a loro caro, l’Africa. Nel corso dei nostri incontri abbiamo cercato di andare oltre l’informazione filtrata che ci viene data a scuola e dalle varie istituzioni politiche nazionali e internazionali. Abbiamo imparato a vedere l’Africa da un punto di vista completamente nuovo, privato dei soliti cliché che siamo soliti attribuirgli.
I coordinatori di questi incontri si sono impegnati affinché i nostri incontri non fossero le solite lezioni di storia e geografia. A tal proposito, sono stati invitati molti ospiti provenienti da vari paesi del continente per condividere le loro esperienze di vita, accomunate solo dal fatto di trovarsi in Italia. Abbiamo così avuto modo di avere un rapporto più stretto con i nostri ospiti che venivano non a insegnarci una materia ma a dialogare con noi giovani.
I nostri incontri si concludevano cenando tutti insieme coi piatti tipici del paese di provenienza dell’ospite di turno che si metteva d’accordo con Laura e Cristina per la preparazione. Stare a tavola tutti insieme ci permetteva sia di approfondire con i nostri inviati le tematiche trattate durante gli incontri sia di assaggiare sapori completamente nuovi.
La nostra voglia di metterci alla prova ci ha portati nel mese di luglio in luoghi di accoglienza e solidarietà con i migranti. Siamo stati a Trieste con i coniugi Fornasir e Franchi a toccare con mano la realtà dei migranti provenienti dalla rotta balcanica e a conoscere l’impegno politico solidale dell’Associazione linea d’ombra e a Rosarno con Francesco Piobbichi di Mediterranean Hope a parlare dei braccianti africani della piana di gioia Tauro e a conoscere le realtà di SOS Rosarno e la Calabria Solidale.
Una delle cose per me fondamentali venuta fuori da questa esperienza è la curiosità da parte nostra. Il desiderio di fare domande e di voler ascoltare, la voglia di stare insieme e di colmare le nostre lacune insieme. Dai ragazzi più piccoli che devono ancora finire il liceo a quelli più grandi come me che lavorano o fanno l’università.
Questa esperienza la considero il nostro contributo alla pace. Per avere un mondo migliore dobbiamo smettere di aver paura di conoscere il diverso da noi. Spero che il nostro esempio non sia un caso raro in un quartiere di periferia di Firenze.