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Spazio Giovani

Elena Rotondi

Mi chiamo Elena, ho ventiquattro anni e nella Pace nel mondo fatico a crederci.

Sono cattolica praticante, insegno filosofia in un Liceo di Roma, scrivo da tre anni per una rivista di orientamento pacifista, eppure…. mi dispiace ammetterlo, ho poca fiducia in un futuro di pace.

Credo nella pace dei cuori. Credo a tal punto nel potere dell’Amore da aver scelto di dedicarvi la mia intera vita (professionale e privata), ma che questo Amore possa poi tradursi in un progetto politico collettivo e duraturo, rimane, ai miei occhi, un’affascinante utopia.

Diciamocelo: la Pace – quella vera – non c’è mai stata su questa terra. Da Caino e Abele in poi gli uomini si sono sempre combattuti e uccisi per i motivi più disparati. Il conflitto ha da sempre costituito un ambito essenziale della vita, una condizione antropologica e cosmologica inevitabile, di cui la guerra è solo la manifestazione più eclatante.

Certo, sarebbe disonesto non riconoscere che in quest’ultimo secolo si sono compiuti dei passi importanti nella direzione di una pace duratura, almeno in Europa. Eppure, nonostante lo shock delle due guerre mondiali, nonostante i ricordi di quegli orrori e di quelle violenze siano ancora vividi, la guerra non è mai del tutto sparita dai radar occidentali. Nelle periferie del globo si è continuato a combattere senza sosta, spesso con il supporto (più o meno silenzioso) e la connivenza (più o meno esplicita) dei nostri paesi ‘civilizzati’. Oggi la guerra si riaffaccia nel nostro continente, e noi non possiamo fare altro che assistere con il fiato sospeso, mentre le terribili immagini di Hiroshima e Nagasaki tornano attuali.

Nonostante i toni trionfalistici di alcune narrazioni, tutto a me sembra tranne che gli eventi degli ultimi mesi segnino la superiorità dei nostri valori occidentali. Al contrario, credo che la guerra in Ucraina rappresenti un’importante battuta d’arresto dei nostri progetti di pace europeisti. E’ bastato un solo uomo spregiudicato al comando, una sola decisione scellerata, a portare al collasso quel ‘perfetto’ meccanismo di pesi e contrappesi di cui andavamo tanto orgogliosi e che sognavamo di esportare nel resto del mondo. E’ bastato un solo ingranaggio mal funzionante e la Pace, fino a qui preservata, si è rivelata per ciò che davvero è stata per tutti questi anni: un precario equilibrio basato su rapporti di forza e tensioni irrisolte, pronte a esplodere da un momento all’altro. Una falsa armonia, che per decenni ha legittimato ingiustizie di natura economica e sociale, troppo lontane dai riflettori per poter essere notate.

Ci si potrebbe a questo punto chiedere perché, se la penso così, io abbia accettato di collaborare con Pax Christi. La risposta è semplice: perché voglio dimostrare a me stessa di avere torto. Che un futuro di Pace non è solo una prospettiva desiderabile, ma anche possibile e sostenibile, economicamente e politicamente. Voglio cambiare idea, perchè sono perfettamente consapevole che il cinismo e lo scetticismo dietro cui la mia generazione si nasconde – una generazione nata vecchia e stanca – sono in realtà un privilegio che possono permettersi in pochi: quei pochi che vivono al sicuro, lontano dalle bombe.

Per come la vedo io, un’Associazione che si occupa di Pace dovrebbe porsi proprio questo obiettivo: educare una pletora di anestetizzati disillusi alla realizzabilità e alla desiderabilità delle grandi idee. Superare l’indolenza, lo scetticismo, i “se… vabbè” con cui molti giustificano la loro pigrizia. Mostrare loro che una possibilità di scelta c’è sempre, e che il loro non scegliere è in realtà già in sé una scelta.  Insomma, se per Pace nel mondo intendiamo uno stato di armonia idillica tra popoli, io nella Pace non ci credo. Ma se con la parola Pace, invece, alludiamo a quella tensione verso il meglio, che, come un fiume carsico, attraversa la storia e la muove, opponendosi alla naturale pulsione violenta del mondo… allora sì, essa è sempre esistita ed esisterà su questa terra. Sta a noi però fare in modo che ci siano sempre grandi uomini e grandi donne di cui, una Pace così intesa, possa servirsi.