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Specificare…Caporali si nasce o si diventa?

Filippo Severino

L’attività di “Scuola di Pace” con gli studenti liceali anche per l’anno scolastico 2020-2021 è stata realizzata con significativi risultati, nonostante la pandemia e il lockdown. Ma, come la didattica curriculare delle scuole, anche il nostro percorso è stato realizzato a distanza, attraverso una piattaforma digitale. Ci siamo dovuti adattare alla cosiddetta “DAD” pur di non demordere dal fondamentale impegno di educare i giovani alla pace, con la promessa e la voglia di poter tornare in presenza nell’anno a seguire. L’incontro virtuale è stato sicuramente utile nell’emergenza, ma gli studenti hanno potuto lavorare soltanto nel proprio gruppo scolastico, senza la possibilità di mischiarsi e confrontarsi in maniera diretta con i compagni appartenenti all’altra scuola. Riteniamo, invece, che nella costruzione della pace, e soprattutto nel periodo di crescita adolescenziale, è importante potersi vedere dal vivo per cogliere sentimenti ed emozioni, guardarsi negli occhi per creare nuova amicizia, ascoltarsi non solo con le orecchie ma attraverso i diversi toni e posture che consentono di “sentire” l’altro, toccarsi per riscoprire la comune umanità, abbracciarsi per esprimere solidarietà ed affetto.
Le scuole aderenti al progetto dell’anno scolastico 2020-2021 sono state il Liceo “Renato Caccioppoli” che ha partecipato con la classe 4a D, accompagnata dal prof. Livio Miccoli, e il Liceo “Pasquale Villari” con un gruppo interclasse appartenenti alla 5a A linguistico, alla 5a D linguistico e alla 5a B scientifico, accompagnato dalla prof.ssa Adriana Scotti. Il tema generale della Scuola di Pace per quest’anno era “L’arte che parla di pace” ed è stato declinato nello specifico, per gli studenti liceali, sulla figura del grande partenopeo Antonio De Curtis, in arte Totò.
Ma la domanda può sorgere spontanea: che c’entra il comico Totò con la pace? E ancora: in che modo la sua arte diventa significativa in un progetto di educazione alla pace?
Innanzitutto, pur se il nostro attore è conosciutissimo, forse pochi considerano che in diversi suoi film è espressa una forte condanna della guerra ed un’esplicita disapprovazione del militarismo dei suoi tempi. E, poiché ancora oggi, in modi più subdoli e raffinati, si va diffondendo una cultura militarista e guerrafondaia a vantaggio dei poteri dominanti (quello economico in primis), ci è apparso significativo proporre agli studenti una riflessione critica, attraverso la sferzante e godibilissima ironia di Totò, per una destrutturazione degli pseudo-valori proposti da quella cultura.
Inoltre è cammino di pace anche recuperare le nostre radici di gente del sud, con tanti valori da rivalutare e con tanti diritti da rivendicare. A volte, e soprattutto tra i giovani, si tratta di un’identità smarrita. E senza identità non c’è confronto, accoglienza della diversità, arricchimento reciproco, nuova solidarietà. Così Totò, nelle più famose delle sue farse, è sì aperto ad una contaminazione esterna ispirando il suo vestire e soprattutto il suo cappello (la mitica bombetta) a Charlie Chaplin, ma con un’interpretazione ed un’ironia tipicamente partenopee. Mi piace ricordare l’ammirazione che Lucio Dalla nutriva per Totò e per Napoli: “Non esiste mistificazione a Napoli, esiste arte. E Totò aveva captato questo. Io non posso fare a meno almeno due o tre volte al giorno di sognare di essere a Napoli. Son dodici anni che studio tre ore alla settimana napoletano. Perché se ci fosse una puntura da fare intramuscolo con dentro il napoletano, tutto il napoletano, io, costerebbe duecentomila euro, me la farei per poter parlare e ragionare come ragionano loro da millenni. Napoli è il mistero della vita, bene e male si confondono, comunque pulsa”.
Infine, nella “Scuola di Pace” gli studenti non sono fruitori passivi, ma protagonisti vivaci di attività laboratoriali. E Totò costituiva un ottimo modello per il laboratorio di quest’anno, un laboratorio teatrale nella forma della commedia dell’arte. Egli è stato una maschera, un clown, una figura che oserei definire archetipica. Così dice di lui un altro grande comico del secolo scorso, il torinese Macario: “Che cosa posso dire di quello straordinario pulcinella moderno che è Totò. Per metà mimo, per metà attore, e tutto – nel cuore e nello spirito – napoletano, grande come solo i grandi napoletani sanno essere. Un meraviglioso clown ecco; e io ritengo che clown sia la più bella e nobile definizione che si possa dare di un artista, quando sia capace, con un lazzo o una battuta, di interpretare e rappresentare la vita facendone un racconto”.
Il progetto, quindi, si è dipanato attraverso quattro incontri web, suddivisi ciascuno in due diversi momenti, entrambi ispirati a Totò e ai suoi film, per il coinvolgimento e la crescita dei giovani partecipanti: l’approfondimento delle tematiche pacifiste e la loro rielaborazione laboratoriale.
Così, nella prima parte di ogni incontro il sottoscritto ha presentato e commentato alcuni video tratti dai film “Siamo uomini o caporali?”, “Totò contro Maciste”, “Letto a tre piazze”, “I due colonnelli”, “I due marescialli”. Partendo da questi, dopo aver offerto dati biografici su Totò di cui poco sanno le nuove generazioni, si è potuto approfondire una serie di tematiche di grande rilievo e attualità: gli enormi interessi perseguiti dai produttori di armi, le ingenti risorse che gli armamenti sottraggono ai veri bisogni dell’umanità (un solo bombardiere F35 costa quanto 3244 posti letto in terapia intensiva), l’idea di “nemico” surrettiziamente costruita, l’obiezione di coscienza ad ogni forma di violenza, i trattati internazionali che intendono mitigare gli effetti della guerra e contrastano il ricorso alle armi nucleari, il concetto di sicurezza e l’art. 11 della Costituzione italiana che vieta il ricorso alla guerra per la risoluzione delle controversie internazionali.
Nella seconda parte degli incontri, sotto la guida dell’attrice Angela Dionisia Severino, è stato realizzato un laboratorio teatrale. Gli alunni delle due scuole sono stati protagonisti di una personale reinterpretazione del monologo “Siamo uomini o caporali” tratto dall’omonimo film e dall’ autobiografia di Totò.
L’espressione “Siamo uomini o caporali”, spesso usata da Totò a teatro e in diversi film, trova la sua origine nella vita di Antonio De Curtis. Egli, partito giovanissimo per il sevizio militare, incontrò un superiore che non gli dava tregua, tartassandolo di continuo. Da questa traumatica esperienza Totò trae un insegnamento: l’oppressione e la sofferenza vissuta da tanti uomini è dovuta alla protervia ed alla prevaricazione di altri uomini che approfittano dell’esercizio di una qualsivoglia forma di potere. Dunque la frase “Siamo uomini o caporali” risulta essere un’affermazione, in quanto descrive la realtà degli uomini. Ma, come poi apparirà nel titolo di uno dei suoi più famosi film, può essere posta anche col punto interrogativo, cioè come domanda che ciascuno deve porsi sulla propria condizione e sulle conseguenze delle proprie scelte ed azioni. Questa riflessione ha fatto da guida al laboratorio teatrale realizzato via web ed ha condotto i nostri studenti ad una gradevole performance finale nella reinterpretazione del testo proposto. I ragazzi, se pure ciascuno a casa propria, hanno così avuto modo di riflettere sui valori presentati e di rielaborarli secondo la propria espressività, seguendo comunque, sulla base dei suggerimenti dell’attrice tutor, le movenze, le intonazioni e il vestiario simbolico che richiamavano il modello Totò. Gli studenti delle due scuole hanno così realizzato dei video presentati via web a compagni, docenti e membri della nostra associazione.
Nel brano utilizzato, tratto dall’autobiografia di Totò intitolata appunto “Siamo uomini o caporali?”, così si legge: “L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama. I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l’autorità, l’abilità o l’intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque. Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa! A qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano tutti alla stessa maniera!”.
Ma forse, per noi, è vero il contrario: non si nasce caporali ma lo si diventa. Ed ecco perché ci appare così importante contrastare la guerra ed ogni forma di oppressione e di violenza attraverso un instancabile impegno di educazione alla pace, ai valori dell’accoglienza, della cura e della fraternità.