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Di porto in porto essere “fari” di pace

Norberto Julini, Coordinatore Nazionale

Si è svolto un primo incontro su invito di Pax Christi con esponenti della Chiesa genovese e di varie associazioni aderenti alla rete” Genova aperta alla pace” per condividere e concordare l’iniziativa di far proseguire la “marcia” per la pace del 31 dicembre scorso da Savona verso Genova ed il suo porto.

In quella data le restrizioni dovute alla pandemia impedirono di accogliere gli ospiti ed i testimoni provenienti dal capoluogo ligure dove si sono avuti episodi di contestazione ed obiezione di coscienza da parte di lavoratori del porto riguardanti la movimentazione ed il transito di armamenti dal porto stesso. E noi ben conosciamo il nesso che unisce la produzione e l’esportazione delle armi al conseguente esercizio della guerra come strumento mortifero nelle relazioni fra gli stati.

I partecipanti al primo incontro genovese hanno condiviso la proposta e sono in corso contatti per giungere ad un primo evento programmato per sabato 2 aprile con un percorso ed uno svolgimento da definire, che si terrà certamente in luoghi reali e simbolici della città e del suo porto. Potrebbe in tal modo avere inizio un itinerario di pace attraverso i porti italiani che si affacciano tutti sul mare Mediterraneo che racchiude nella sua estensione pur limitata un somma di questioni globali che drammaticamente ci riguardano. Potrebbe nascere o crescere e rafforzarsi una rete di “fari” di pace che osservano, denunciano ciò che compromette la pace, mentre aiutano ciò che predispone alla pace ed interpellano la società civile informando ed organizzando. Per Pax Christi sarebbe anche un modo di avvicinarsi alla sede della prossima Marcia di fine anno ad Altamura percorrendo per tappe i mille chilometri che distanziano Savona dalla città pugliese, dove è Vescovo il nostro Presidente don Giovanni.

Da Savona a Genova,

da Genova a La Spezia

da Genova a Livorno,

da Livorno a Napoli,

da Napoli a Taranto ……

senza escludere i porti siciliani e calabresi interessati dalle migrazioni in atto, conseguenti ai dissesti socioeconomici causati dai conflitti medio orientali ed africani. Si farà quel che potremo con le nostre limitate risorse, ma cercando nei diversi luoghi di tessere relazioni costruttive per sostenere l’obiezione di coscienza dei portuali ad effettuare operazioni connesse con i transiti di carichi di armamenti e riproporre il pieno ed inderogabile rispetto delle legge 185/90 come fatto etico, politico, economico, ecologico, in radicale opposizione alla disumanità ed alla irrazionalità della guerra. Ci sarà data anche l’occasione di nuove relazioni, augurabilmente con le nuove generazioni , come ci ha esortato a fare papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata della Pace, documento che sta sempre alla base del nostro ritrovarci insieme per camminare sulla via della pace ad ogni fine anno.