Se ne è accorto anche il New York Times come il conflitto ucraino potrebbe rimodellare la dipendenza dell’Europa dal gas russo a favore di quella dagli Stati Uniti. In un articolo in prima pagina a firma Josh Holder, Karl Russell and Stanley Reed apparso il 15 febbraio 2022 gli autori descrivono come l’interruzione delle forniture di gas russo rappresenterebbe un enorme problema per il “vecchio continente”.
Nonostante nel 2021 il 38% del gas naturale utilizzato dall’Unione europea provenisse dalla Russia, da qualche tempo è diminuita la dipendenza dei Paesi membri a favore di un altro tipo di gas, il gas naturale liquefatto (LNG).
Il giornalista Manlio Dinucci, esperto di questioni russe, illustra come dietro al conflitto si celino anche strategie economiche, come quella di rifornire sempre più l’Europa di quel gas LNG estratto negli Stati Uniti con la contestata tecnica della fratturazione idraulica (fracking).
Italia e Germania sono tra i Paesi europei che più di tutti dipendono dagli approvvigionamenti russi. Le possibilità di sostituire queste forniture con quelle provenienti dalle “navi gasiere/metaniere” in rotta dagli Stati Uniti verso l’Europa, sembra essere molto più onerosa. Da una parte ci sono gli accordi di lungo termine per forniture tramite gasdotti e dall’altra acquisti in asta sul “mercato spot” della materia prima.
Con l’ausilio di mappe e cartine geografiche i dati analizzati nell’intervista mostrano quanto la competizione sui mercati vedrebbe pagare un prezzo molto salato al nostro Paese.
La crisi ucraina viene soprannominata “la guerra dei gasdotti”. Di fronte a questo concreto pericolo come agisce il nostro decisore politico?